Ann Veronica Janssens | In presenza dell’inafferrabile

di Stefano Pane

Ungraspable, l’inafferrabile. Uno spazio altro, apparentemente invisibile, intangibile, inaccessibile alla fisicità tattile, ma perennemente presente, involucro etereo del nostro quotidiano. È questo il centro, il fulcro estetico, dell’arte di Ann Veronica Janssens, artista inglese (Folkestone, 1956), di base a Bruxelles, protagonista con le sue opere della mostra, visitabile dal 25 gennaio al 20 marzo, a cura di Chiara Bertola, presso la Galleria Studio G7 di Bologna. Da sempre affascinata dagli spazi “inesistenti”, Janssens ha incanalato la sua ricerca artistica approcciando all’inafferrabile seguendo strade differenti. L’artista inglese ne ha continuamente sperimentato l’esistenza attraverso la “costruzione” di spazi altri, da lei stessa definiti super spaces, estensioni spaziali di architetture esistenti. Spazi astratti che circondano spazi reali, concreti, spazi in cui l’artista cerca di catturare la luce, ma anche altri materiali solidi, riproponendoli sotto una luce nuova, diversa, una dimensione alternativa. Con i suoi interventi viene attaccata l’hardness dell’architettura riscoprendo quelle che possiamo definire architetture fluide, in cui incanalare il vuoto attivando un approccio esclusivamente percettivo. Come dichiara l’artista: “Nei miei lavori la luce si insinua nella materia e nell’architettura e ne destabilizza la resistenza che finisce col dissolversi lasciando spazio a nuove percezioni visive […] Mi interesso a ciò che mi sfugge, non per fermarlo nella sua fuga, ma al contrario per sperimentare l’inafferrabile.”
È proprio nella concentrazione dell’immateriale architettonico che si concentra l’allestimento della galleria bolognese. All’interno di una sala essenziale, ma perfetta per la tipologia di opere esposte, troviamo due lavori esemplificativi dell’approccio della Janssens. Poste su due pareti opposte, le opere creano uno spazio in cui interagiscono, entrando in contatto diretto con lo spettatore, invitandolo a percepire ciò che è inafferrabile e a vivere esperienze evanescenti e fugaci. In particolare nella sala troviamo Orange Sea Blu (2005), opera caratterizzata da due fasci luminosi proiettati su una delle pareti della galleria. Siamo davanti a delle luci diafane che smascherano il lato nascosto dello spazio, il vuoto immanente, una realtà esistente, ma nascosta al dispositivo visuale comune ed accessibile esclusivamente attraverso la concettualità artistica. L’opera pervade completamente lo spazio espositivo entrando in collisione con quello che è l’altro lavoro della Janssens posto sulla parete opposta. Una scultura, dal titolo Golden square 45°turned (2013), composta da un supporto quadrato, ruotato di 45°, immerso nell’oro liquido. Un supporto che si trasforma interagendo con le fonti luminose, che da solido diviene fluido, metamorfico, sensibile alla luce, ma che si trasforma soprattutto tramite l’occhio dello spettatore che da ogni punto di vista si trova di fronte ad un paesaggio visivo diverso. Le opere, in continuo contatto tra di loro, creano insieme uno spazio unico, trasformando la stessa sala della galleria in un altrove invisibile, ma ben presente.

Ann Veronica Janssens

fino al 20 marzo 2020

A cura di Chiara Bertola

Galleria Studio G7

Via Val D’Aposa, 4/A – Bologna

ANN VERONICA JANSSENS, Veduta della mnostra. Foto © Alessandro Fiamingo. Per tutte courtesy Galleria Studio G7.

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