Mono. Frammento rilevante estruso

Intervista ad Ettore Pinelli

di Linda Azzarone 

Linda Azzarone/ A Torino circa un anno fa, sempre qui alla Fusion Art Gallery/INAUDITA, hai partecipato alla collettiva Condensa insieme a Davies Zambotti ed Enrico Tealdi, mentre oggi inauguri la tua personale Mono. Raccontami com’è nata la tua collaborazione con Barbara Fragogna, la direttrice e curatrice della galleria.

Ettore Pinelli/ Ho conosciuto Barbara nel 2016 ma, a quanto ne so, lei seguiva il mio lavoro già da tempo. Durante il nostro primo incontro mi ha parlato del progetto Condensa del quale voleva farmi partecipe e abbiamo iniziato la nostra collaborazione che si è protratta fino a oggi. Nel 2017 infatti, dopo la mostra Condensa, sono stato invitato sempre da Barbara alla collettiva Visioni d’Interno, allestita alla Burning Giraffe Gallery; lo spazio espositivo fa parte – insieme a Fusion/INAUDITA – del network COLLA, una rete di giovani gallerie torinesi. E nello stesso periodo abbiamo valutato insieme l’idea di presentare la mia personale Mono.

LA/ Mono è un progetto che si sviluppa attorno a una singola immagine. Qual è l’opera principale dell’esposizione?

EP/ In realtà non esiste nessuna opera principale. Tutti i lavori sono dei frammenti, delle visioni che portano a un’opera d’arte totale, cioè la mostra stessa.

LA/ Passiamo ora all’allestimento della mostra. I tuoi lavori sono stati sovrapposti a riquadri rosa dipinti sulle pareti. Per quale ragione hai scelto di realizzare questi interventi site specific?

EP/ Ho deciso di realizzare dei wall painting per creare un contrappunto cromatico ai lavori in scala di grigi. Le loro dimensioni sono uguali alle opere, ma sono traslati in modo tale da creare delle superfici parallele ad esse che interagiscono con lo spazio circostante.

LA/ La tua arte si fonda su un equilibrio sottile di concetti contrapposti, che traspare nella tecnica e nello stile: nel primo caso, ciò avviene tramite un procedimento di costruzione/de-costruzione dell’immagine; nel secondo, attraverso la fusione di figurazione e astrazione. In che modo riesci a bilanciare questi aspetti in antitesi?

EP/ Le mie opere raffigurano immagini molto forti di natura mediatica e mi piace creare un dialogo tra la ruvidezza del soggetto e la delicatezza del trattamento delle superfici. Esistono poi molti altri aspetti in contrapposizione come per esempio il rapporto tra i cromatismi e gli acromatismi, evidenziati in questo caso dagli interventi rosa che ho realizzato a parete. Inoltre nel mio lavoro è interessante anche un altro dato, ovvero la ricerca di un equilibrio naturale tra la costruzione figurativa e il suo dissolvimento verso l’astrazione. Da un lato, tento di costruire in maniera fedele il soggetto che voglio rappresentare sulla tela; mentre dall’altro, cerco di ampliare il centro focale con una sorta di zoom, facendo dilatare l’immagine quanto più possibile. Ogni soluzione fa capo a un intento preciso, che stabilisco quando inizio un nuovo lavoro.

LA/ Un’ultima domanda: nel 2017 hai svolto una residenza artistica ai BoCs Art di Cosenza che ha dato origine alla mostra Uno, curata da Alberto Dambruoso e Annalisa Ferraro; un progetto interessante che presenta numerose affinità con Mono della Fusion/INAUDITA. Ti va di parlarmene?

EP/ La residenza in Calabria è stata una bellissima esperienza di confronto e anche molto formativa. In quell’occasione è nato Uno, il progetto pilota di Mono. Le due mostre infatti non hanno in comune solo il titolo: a Cosenza ho iniziato a ragionare sulle superfici e a dipingere i primi wall painting rosa per ottenere una maggiore interazione tra le opere e lo spazio; inoltre ho cominciato a lavorare sul dispositivo pittorico, ossia sull’azionamento della pittura, piuttosto che sulla sua esecuzione. Tuttavia Uno, a differenza di Mono, era una sorta di prototipo, un concentrato del progetto attuale. C’erano meno lavori ed erano più sperimentali rispetto a questa mostra, dove sono presenti molti più tasselli e il discorso è più complesso e articolato.

Dall’alto: Veduta della mostra Mono. Un ritratto di Ettore Pinelli. Courtesy Fusion/INAUDITA.

© 2018 BOX ART & CO.

 

NEWS

Archivio

SMALL ZINE da sempre si  connota per una linea editoriale sobria, rigorosa e per una costante attenzione alla qualità dei contenuti. Semplice, chiaro, immediato e di efficace fruizione. Un progetto che pone attenzione alla scena artistica contemporanea del panorama nazionale e internazionale, per andare alla ricerca di artisti interessanti, ma spesso privi di una concreta visibilità, e fornire loro opportunità di crescita professionale.

SMALL ZINE – Magazine online di arte contemporanea © 2024 – Tutti i diritti riservati.