PAINT! PAINT! PAINT!

Intervista a Barbara De Vivi

di Alberto Ceresoli e Carmela Cosco

Alberto Ceresoli| Carmela Cosco/ Ad apertura di questo scambio ti vogliamo chiedere che cosa cerchi nella pittura, che discorso sostiene il tuo fare pittorico?

Barbara De Vivi/ Nella pittura ricerco la possibilità di sviluppare una narrazione libera dall’obbligo dello sviluppo temporale e dalla rigidità del linguaggio verbale. Delineo racconti che, pur rifacendosi a un patrimonio culturale condiviso, si mantengono aperti e ambigui mettendo in comunicazione le mie esperienze personali e i temi iconografici tradizionali. Affidandomi all’intuizione analogica cerco nella storia dell’arte e della letteratura il modo di dare forma al mio presente e alle mie istanze di vita.

AC|CC/ Processi, tempi, impegno o disimpegno nel lavoro. Raccontaci del tuo approccio alla pittura. Come si articola il processo di formalizzazione dell’opera? Come vivi il tuo studio? Rigore o elasticità progettuale?

BDV/ Lo studio è per me una seconda casa dove passo la maggior parte del mio tempo. La progettazione ha un ruolo importante nella mia ricerca, anche a livello temporale, ma non mi approccio ad essa con un metodo rigido. Questa prima fase può comprendere la lettura, la ricerca di immagini e moltissimo disegno. La ricerca può dilatarsi molto, fino a quando non riesco a visualizzare il progetto pittoricamente. Quando inizio un nuovo dipinto abbozzo rapidamente tutta la composizione. La prima stesura è quella che definirà il carattere del lavoro e mi richiede massima concentrazione e coinvolgimento. Entro quindi in una fase maggiormente riflessiva nella quale strutturo le figure in modo più accurato. Seguendo ciò che il lavoro mi suggerisce, capita che modifichi il progetto anche in maniera sostanziale. Non cerco di dissimulare ripensamenti e modifiche che stratificandosi accrescono la ricchezza della narrazione presentandomi soluzioni inattese.

AC|CC/ Pittura-pittura, pittura espansa, pittura! Ci interessa il tuo rapporto con la materia pittorica. Ci interessa il tuo rapporto con supporti e materiali. Scelte e affezioni?

BDV/ Per me il dipinto è come una finestra dalla quale affacciarsi. Tutto ciò che è al di fuori dei bordi della tela tende a passare in secondo piano e vengo completamente assorbita da ciò che avviene all’interno della cornice. Nella scelta dei materiali sono più interessata a esplorare tutte le possibilità di un unico mezzo approfondendone la conoscenza piuttosto che sperimentare molte tecniche differenti. Utilizzo principalmente pittura ad olio su tela provando a variarne la stesura tramite interventi nell’imprimitura. Parallelamente ho sempre portato avanti il disegno e il collage come strumenti indispensabili per la progettazione e di recente stanno acquisendo la dimensione di opere autosufficienti.

AC|CC/ Astrazione o figurazione?

BDV/ Figurazione. La scelta dei soggetti è centrale per la lettura della mia pratica.

AC|CC/ Ti chiediamo un pensiero iconografico rispetto alla tua produzione pittorica. Riferimenti e influenze?

BDV/ Traggo la maggior parte dei miei riferimenti iconografici dai modelli tradizionali della storia dell’arte e della letteratura. Nei miei lavori i tópoi classici interagiscono con un immaginario contemporaneo legato alla moda, ai social media e alle mie istanze di vita personali. Sulla tela compongo una narrazione creando nuove connessioni tra questi frammenti decontestualizzati.

Dall’alto: Pool party, 2019. Oil and acrylic on canvas, 140×180 cm. Virago, 2020. Oil on canvas, 90×65 cm. Per entrambe courtesy dell’artista e Superstudiolo.

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