SPECIAL _ NUOVI NUOVI – SMALL ZINE N. 2

NUOVI NUOVI
– Luca Cofone/loredana Barillaro
 
Siamo partiti dal territorio, lo abbiamo fatto dalle fondamenta, i giovani artisti, coloro che hanno scelto, chi più chi meno, di fare l’artista  e di iniziare a farlo partendo da un’accademia calabrese. Abbiamo interpellato quattro artiste, studenti di pittura e scultura dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, i cui discorsi sono pervasi da un sentire comune, che talora è un bisogno, un senso di rabbia mista a delusione e tal’atra si pone come un appello a chi dovrebbe spronarli, tutelari, incentivarli. Il risultato è una sorta di faccia a faccia di fronte all’indifferenza di un territorio che sovente guarda all’esterno dimenticando le potenzialità, le risorse che ha intorno. Pensiamo che sia l’inizio di un’indagine sul perché e per come qualcosa non va, qualcosa non decolli. Forse solo un punto interrogativo “…e poi?”. Un’indifferenza che tradisce la sua natura assente per divenire ingombrante.
 
 
Maria Teresa Sorbara/ Studiare per fare l’artista oggi è di sicuro una grande aspirazione, farlo in una regione di periferia come la Calabria non è certo facile. Stare in una piccola accademia calabrese permette alcuni privilegi, come quello di avere un contatto e un confronto diretto con i docenti e i colleghi e di vivere come in un’enorme laboratorio.
Mancano però alcuni servizi connessi all’esistenza di un’Accademia, dalla difficoltà nella reperibilità dei materiali che potrebbero interessare nuove sperimentazioni, a quei mezzi che ci permetterebbero di veicolare il nostro lavoro per avere un maggior confronto anche con il mondo dell’arte fuori della nostra regione. La mia speranza è di riuscire a port
are fuori, nel mondo, il mio lavoro, ma spero di poterlo fare da qui. (…)
 
“La mia speranza è di riuscire a portare fuori, nel mondo, il mio lavoro, ma spero di poterlo fare da qui.” MTS
 
Mariagrazia Costa/ Quando finisco un quadro l’unica cosa a cui penso sono le storie che raccontano le mie miniature immerse nel colore e non se il livello della mia espressività indichi se sono un’artista.
Studiare aiuta a trasformare i “voli” della mia mente in segni e gesti pittorici.  Decidere di studiare in Calabria è stata una scelta obbligata e nello stesso tempo una scoperta insolita. Qualche anno fa avevo esigenze di respirare energie internazionali, guardare a prospettive più ampie, esigenze ed esperienze  che la struttura culturale calabrese non offriva. Successivamente mi sono accorta, durante il percorso di studio, che potevo ottenere maggiori risultati partendo proprio dalla Calabria, basti pensare alla possibilità magica di seguire tutto il processo di creazione di un quadro, dalla costruzione del telaio alla scelta del legname nelle falegnamerie,  all’intelaiatura e all’ultimo tocco di pennello, cose che possono essere meno facili da seguire in una grande città. (…)
                                                                                   “Decidere di studiare in Calabria 
è stata una scelta obbligata e nello stesso 
tempo una scoperta insolita.” MC


Paola Ascone/ È molto facile cadere nella retorica quando si parla di disagi, difficoltà, Calabria; capita spesso di rifugiarsi dietro appellativi legati alla Regione in cui viviamo, assecondando quel vittimismo che risulta nocivo alla creatività. Sono molti i settori in cui i disagi esistono realmente, nella piena consapevolezza degli organi che dovrebbero essere preposti a risolverli. La coscienza collettiva esiste, ma a prevalere nella maggior parte dei casi è la rassegnazione, che finisce per rifugiarsi dietro inutili luoghi comuni. Frasi come “… nonostante mille difficoltà siamo riusciti, ancora, a fare grandi cose” risultano vane; la loro durata è pari a quella dell’evento-circostanza del “qualunque”, solito momento. Risulta forse più efficace dibattere sulla realtà locale della nostra Accademia di Belle Arti, che mutando periodicamente la sua parvenza attraverso “nuove” sedi, ristrutturazione dei corsi (solo sulla carta o sul web), rimane sempre uguale. Sarebbe interessante capire perché esistano realtà oscure come l’Accademia in questione, specchio fedele della Regione che non vuole cambiare. (…)


“Nella logica egoistica del tutti contro tutti,
 il risultato è il caos, a volte voluto, in cui la 

comprensione ed il dialogo risultano difficili…” PA

 
Maria Rosaria Cozza/ Vorrei iniziare con la definizione della parola “artista”: chi opera nel campo dell’arte come creatore o come interprete, chi esegue il proprio lavoro con una perizia tale da raggiungere risultati unici. Dopo questo posso dire che io mi sento artista perché lavoro e creo con pazienza delle opere che sono uniche. Questo mio sentirmi artista non vuole essere  una presunzione, ma una riflessione sui risultati che producono le mie opere. La difficoltà maggiore nell’essere artista qui, in questa terra, dove si esaltano artisti illustri ma morti, è non credere nelle nuove promesse calabresi. La Calabria è ancora rinchiusa in una cella di pregiudizi quali l’ipocrisia e la pudicizia. L’arte calabrese è rimasta ferma a Mimmo Rotella; da lì tutto è sospeso. Nelle accademie talora alcuni docenti si mettono in movimento per farci  conoscere oltre la nostra terra, altri ci invogliano al sacrificio, al duro lavoro che verrà ripagato in futuro. (…) 
 
La difficoltà maggiore nell’essere artista qui in questa terra dove si esaltano artisti illustri ma morti, è non credere nelle nuove promesse calabresi.” MRC

 

Dall’alto: Maria teresa Sorbara, SENZA TITOLO, 2009. Resina, plastica di scarto, marmo, 43x43x20 cm. Courtesy dell’artista.  Mariagrazia Costa, TROVARE UNA CASA, 2010. Tecnica mista su tela, 1,50×1,85 cm. Courtesy dell’artista. Paola Ascone, SEMBIANZE UMANE, 2010. Stampa fotografica  su forex, 50×70 cm. Courtesy dell’artista. Maria Rosaria Cozza, DALLE CENERI ACIDE, 2011. Stampa su carta fotografica, 46×60 cm. Courtesy dell’artista.

© 2011/2012 BOX ART & CO.

 

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