dal 17 gennaio 2022 sino al 24 luglio 2022 | ANICKA YI
dal 31 marzo 2022 sino al 31 luglio 2022 | STEVE MCQUEEN
dal 15 settembre 2022 sino al 26 febbraio 2023 | BRUCE NAUMAN
dal 06 ottobre 2022 sino al 29 gennaio 2023 | DINEO SESHEE BOPAPE
dal 23 febbraio 2023 sino al 16 luglio 2023 | GIAN MARIA TOSATTI
dal 06 aprile 2023 sino al 30 luglio 2023 | ANN VERONICA JANSSENS
da settembre 2023 sino a febbraio 2024 | THAO NGUYEN PHAN
da ottobre 2023 sino a marzo 2024 | JAMES LEE BYARS
Pirelli HangarBicocca, Milano
Metaspore | ANICKA YI a cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todol.
Sin dai suoi esordi Anicka Yi (Seoul, 1971; vive e lavora a New York) impiega elementi biologici e deperibili come fiori fritti in tempura, alghe e saponi per realizzare sculture e installazioni che sovvertono i concetti di naturale e sintetico, generando entità ibride e simbiotiche. L’artista esplora complessi ecosistemi attraverso una dimensione immateriale, impiegando odori, essenze e batteri. Il suo lavoro si espande tramite la collaborazione con diverse figure professionali tra cui ingegneri, chimici e scienziati, con i quali crea ambiziosi progetti volti a indagare nuove possibilità di scambio e comunicazione tra organismi viventi e entità di intelligenza artificiale. “Metaspore”, prima mostra dell’artista in un’istituzione italiana, è concepitacome un’esposizione antologica e raccoglierà oltre venti lavori, dal 2010 ad oggi insieme a una nuova versione ampliata di Biologizing the Machina (terra incognita) , presentata alla 58. Biennale di Venezia nel 2019. L’opera esplora i concetti di ecosistema e interdipendenza, offrendo ai visitatori la possibilità di conoscere gli aspetti centrali della sua poetica. Mostre personali di Anicka Yi sono state realizzate in numerose istituzioni di rilievo internazionale, tra le quali Hyundai Commission, Turbine Hall, Tate Modern, Londra (2021); Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2017); Fridericianum, Kassel (2016); Kunsthalle Basel, MIT List Visual Arts Center, Cambridge, Massachusetts, The Kitchen, New York (2015); Cleveland Museum of Art (2014). L’artista ha partecipato a diverse mostre collettive, tra cui la Biennale di Venezia (2019); Whitney Biennial, New York (2017); Okayama Art Summit, Gwangju Biennale (2016); Taipei Biennial (2014); Biennale de Lyon (2013). Anicka Yi è vincitrice di importanti premi, quali The Louis Comfort Tiffany Foundation Award (2011); e il Guggenheim Hugo Boss Prize (2016). Nel 2019 ha realizzato “Biography Fragrance” una linea di tre frangranze in edizione limitata in collaborazione con Barnabé Fillion. La mostra sarà accompagnata dalla più ampia monografia mai dedicata all’artista che conterrà saggi di autori tra cui Giovanni Aloi, storico dell’arte, Rachel Lee, docente ed esperta di studi di genere, Merlin Sheldrake, scrittore e biologo, insieme a un testo dei curatori della mostra. Il catalogo conterrà inoltre le schede dettagliate delle opere esposte, una cronologia completa della storia espositiva di Anicka Yi e un inedito glossario sui suoi maggiori riferimenti, concepito insieme all’artista.
STEVE MCQUEEN in collaborazione con Tate Modern, Londra. A cura di Vicente Todolì e Clara Kim con Fiontàn Moran
Steve McQueen (Londra, 1969; vive e lavora tra Londra e Amsterdam) è uno dei più importanti artisti, film-maker e sceneggiatori di oggi. Negli ultimi venticinque anni McQueen ha influenzato in maniera decisiva il modo di utilizzare ed esporre il medium filmico, rivolgendo il suo sguardo radicale sulla condizione umana e cogliendo in modo toccante e provocatorio questioni e temi contemporanei come l’identità e il senso di appartenenza. È autore non solo di opere d’arte tra le più rilevanti legate all’immagine in movimento, ma anche di quattro lungometraggi per il cinema: Widows – Eredità criminale (Widows ) (2018), 12 anni schiavo (12 Years a Slave ) (2013), Shame (2010), Hunger (2008).
Nel 2020 ha inoltre realizzato la sua prima mini-serie in cinque episodi Small Ax e, e recentemente i documentari Uprising (2021),Black Power : A British Story of Resistance (2021) e Subnormal: A British Scandal (2021). Organizzata in collaborazione con Tate Modern di Londra (13 febbraio – 06 settembre 2020), per la mostra in Pirelli HangarBicocca l’artista ha concepito un apposito progetto espositivo e una nuova selezione di opere. Accanto ad alcune delle opere più rilevanti dell’artista sarà presentato anche un nuovo lavoro. L’esibizione sarà un’occassione per approfondire la carriera di McQueen nelle arti visive e metterà in luce l’evoluzione della sua pratica nel corso degli anni, così come gli aspetti più innovativi delle sue opere. Numerose sono le istituzioni di rilievo internazionale che hanno presentato le opere e i progetti monografici di Steve McQueen, tra cui Tate Modern, Londra (2020); Tate Britain, Londra (2019- 2021); MoMA Museum of Modern Art, New York, Institute of Contemporary Art, Boston (2017); Whitney Museum of American Art, New York (2016); Schaulager, Basilea (2013); Art Institute of Chicago (2012); National Portrait Gallery, Londra (2010); Baltic Centre for Contemporary Art, Gateshead (2008); The Renaissance Society, Chicago (2007); Fondazione Prada, Milano (2005); ARC, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (2003); Museu Serralves, Porto, Fundació Antoni Tàpies, Barcellona (2002); Institute of Contemporary Arts, Londra, Kunsthalle Zürich (1999); Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam (1998); Portikus, Francoforte (1997). McQueen ha partecipato a due edizioni consecutive di documenta a Kassel (2002 e 1997), e a quattro della Biennale di Venezia (2015, 2013, 2007 e 2003), dove ha anche rappresentato la Gran Bretagna nel 2009. Ha ricevuto numerosi premi, tra i quali Johannes Vermeer Prize (2016), Harvard University, W.E.B. Du Bois Medal (2014), CBE (Commander of the Most Excellent Order of the British Empire) (2011), OBE (Officer of the Most Excellent Order of the British Empire) (2002) e il Turner Prize, Tate Gallery, Londra (1999). McQueen è stato inoltre premiato per Hunger con la Caméra d’Or il Festival di Cannes (2008) e con l’Oscar per il miglior film per 12 anni schiavo (12 Years a Slave) nel 2014. La mostra sarà accompagnata da un catalogo disegnato da Irma Boom sulla produzione dell’artista negli ultimi vent’anni insieme a un’analisi approfondita del nuovo lavoro attraverso una ricca documentazione fotografica. Tra gli autori invitati a scrivere: Paul Gilroy, Cora Gilroy-Ware, Solveig Nelson, Hamza Walker e Angela Vettese.
Neons, Corridors & Rooms | BRUCE NAUMAN organizzata con Tate Modern, Londra e Stedelijk Museum Amsterdam.
A cura di Vicente Todolì e Roberta Tenconi con Andrea Lissoni, Nicholas Serota, Leontine Coelewij, Martijn van Nieuwenhuyzen e Katy Wan.
Tra gli artisti viventi di maggior rilievo, Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941; vive e lavora in New Mexico) ha segnato la storia dell’arte contemporanea dalla metà degli anni sessanta ad oggi, con una ricerca pionieristica che abbraccia diversi media: installazione, video, scultura, performance, fotografia, disegno e suono. La sua produzione artistica denota un singolare interesse per la comprensione dell’esperienza umana, delle sue convenzioni e degli aspetti più profondi della psiche, indagati attraverso la percezione del corpo, la relazione con lo spazio, il tempo e il linguaggio. Nella sua pratica emerge anche un frequente uso di giochi di parole che esplorano metodi di comunicazione alternativi. Organizzata in collaborazione con Tate Modern di Londra (07 ottobre 2020 – 21 febbraio 2021) e Stedelijk Museum di Amsterdam (05 giugno – 24 ottobre 2021) la mostra in Pirelli HangarBicocca si caratterizzerà per un focus specifico sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman. In aggiunta a diversi lavori già esposti a Londra e Amsterdam, l’esposizione includerà una considerevole selezione di suoi celebri corridoi e stanze. Mettendo in luce le relazioni, gli sviluppi e le variazioni formali, la mostra esplorerà per la prima volta nella loro interezza le sperimentazioni compiute da Nauman in termini di esperienza spaziale, approccio architettonico, uso della luce, suono, linguaggio e video.
Numerose delle più importanti istituzioni internazionali hanno ospitato esposizioni e progetti personali di Bruce Nauman, quali Punta della Dogana, Venezia (2021-2022); Stedelijk Museum Amsterdam (2021); Tate Modern, Londra (2020-2021); Museo Picasso Malaga (2019); Schaulager, Basilea, MoMA Museum of Modern Art e MoMA PS1, New York (2018–2019); Philadelphia Museum of Art (2016); Fondation Cartier, Parigi (2015); Museum of Contemporary Art, San Diego (2008); “A Rose Has No Teeth” presso Berkeley Art Museum, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, e Menil Collection (2007-2008); e “Raw Materials” presso Tate Modern, Londra (2004), oltre alla grande retrospettiva organizzata nel 1993-1995 dal Walker Art Center, Minneapolis e Hirshhorn Museum, Washington D.C. La sua prima retrospettiva è stata presentata presso Los Angeles County Museum of Art e ha viaggiato al Whitney Museum of AmericanArt, New York, e in altre istituzioni internazionali (1972-1974). Nauman ha inoltre partecipato a numerose mostre collettive e biennali, tra cui Biennale di Venezia (2015, 2013, 2007, 1999, 1987, 1980 e 1978); e documenta, Kassel (1992, 1982, 1977, 1972 e 1968). Ha ricevuto numerosi premi, tra i quali Frederick Kiesler Prize for Architecture and the Arts, Austria (2014); Centennial Medal Laureates, American Academy, Roma (2009); Beaux-Arts Magazine Art Awards: Best International Artist, Parigi, Praemium Imperiale Prize for Visual Arts, Giappone (2004); Honorary Doctor of Arts, California Institute of the Arts, Valencia (2000); e il Wolf Foundation Prize in Arts (Sculpture), Israele (1993). Nel 2009 ha rappresentato gli Stati Uniti alla 53. Biennale di Venezia vincendo il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale, mentre nel 1999 ha vinto il Leone d’oro alla carriera alla 48. Biennale di Venezia. Il catalogo, che verrà pubblicato in occasione della mostra, presenterà gli ultimi studi sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman nella sua interezza, approfondendo e mettendone in luce gli sviluppi concettuali, le varazioni formali e le incessanti sperimentazioni. Tra gli autori invitati Francesca Esmay, Gloria Sutton e Taylor Walsh.
DINEO SESHEE BOPAPE a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli.
L’opera di Dineo Seshee Bopape (Polokwane, Sudafrica, 1981; vive e lavora a Johannesburg) si contraddistingue per l’uso di materiali organici e fortemente simbolici che rimandono ai concetti di memoria, identità e appartenenza. La terra è uno degli elementi più riconoscibili del suo linguaggio, che mescolato e lavorato con altre sostanze come carbone, cenere, argilla, dà vita a installazioni ambientali. Partendo dal proprio vissuto legato al suo paese d’origine, il Sudafrica, Seshee Bopape tesse narrazioni che indagano archetipi e mitologie in cui la figura femminile assume un ruolo centrale. Coniugando l’estetica digitale con quella analogica, il suo lavoro incorpora media diversi – come la scultura, il disegno, il video e il suono – in un approccio poetico che trova le sue origini nella materia. La mostra in Pirelli HangarBicocca, la prima personale dell’artista in un’istituzione italiana, presenterà un ampio corpus di lavori e nuove produzioni di Seshee Bopape ponendo il visitatore all’interno di una ricca costellazione di rimandi storici e contesti geografici differenti. Il progetto esplorerà temi e soggetti al centro della pratica dell’artista che spaziano dalle relazioni tra rito, spiritualità e natura, a riflessioni sulle pratiche di guarigione tradizionali e forme di resistenza politica.
Diverse istituzioni internazionali hanno ospitato mostre personali di Dineo Seshee Bopape, tra cui Institute for Contemporary Art at Virginia Commonwealth University, Richmond (2021); Kunsthalle Bielefeld, Witte de With Center for Contemporary Art, Rotterdam, Darling Foundry, Montreal (2017); Art in General, New York, Palais de Tokyo, Parigi (2016); Hordeland Kunst Sentrum, Bergen, Hayward Gallery Project Space, Londra (2015); August House, Johannesburg (2014). Nel 2019 è stata tra le artiste a rappresentare il Sudafrica alla 58. Biennale di Venezia. Inoltre, ha partecipato a importanti rassegne, quali Prospect New Orleans (2021); Busan Biennale (2020); Berlin Biennial for Contemporary Art (2018); Sharjah Biennale (2017); Marrakech Biennale, Bienal de São Paulo, Montreal Biennale, SeMA Media City Seoul (2016); Biennale de Lyon (2013) ed è tra le artiste invitate alla Biennale di Sydney del 2022. Dineo Seshee Bopape ha ricevuto il premio Artes Mundi nel 2021, il Future Generation Prize e il Sharjah Biennial 13 Prize nel 2017. La mostra in Pirelli HangarBicocca sarà accompagnata dalla prima monografia dedicata all’artista. Il volume conterrà contributi critici di storici dell’arte e teorici internazionali, oltre a un’ampia documentazione del progetto espositivo.
Hôtel de la Lune | GIAN MARIA TOSATTI a cura di Vicente Todolì.
La pratica dell’artista italiano Gian Maria Tosatti (Roma, 1980; vive e lavora a Napoli) è incentrata sui concetti di collettività e memoria, nella loro valenza storica, politica e spirituale. Svolgendo lunghe e articolate ricerche, e attingendo liberamente al linguaggio delle arti visive, della performance e dell’architettura, Tosatti realizza opere scultoree e grandi installazioni site-specific, spesso concepite per interi edifici o aree urbane e destinate a durare per lunghi periodi di tempo. Il suo lavoro coinvolge inoltre le comunità connesse ai luoghi in cui le opere prendono corpo, come accade per Sette Stagioni dello Spirito (2013-2016), un titanico progetto in sette tappe che ha coinvolto diversi edifici emblematici della città di Napoli, precedentemente abbandonati, o più recentemente per My Heart is a Void, the Void is a Mirror, un work in progress iniziato nel 2018, che si sviluppa in più paesi. La mostra retrospettiva di Gian Maria Tosatti in Pirelli HangarBicocca – progetto a cui l’artista lavora da oltre due anni – ripercorrerà la sua pratica, presentando diverse installazioni e opere storiche all’interno di un nuovo grande intervento ambientale che trasformerà radicalmente lo spazio dello Shed, manipolandolo e dando allo spettatore la possibilità di confrontarsi con una nuova dimensione.
Le sue opere e le installazioni site-specific sono state presentate internazionalmente: Tarlabaşi district, Istanbul (2021); Izolyatsia, Odessa (2020); A4 Arts Foundation, Città del Capo (2019); Palazzo Biscari, Catania (2018); Museo Madre, Napoli (2016); Castel Sant’Elmo, Napoli, Museo Archeologico, Salerno, CCS Bard – Hessel Museum, New York (2014). I suoi lavori sono stati inclusi in importanti rassegne come Manifesta 12, Palermo (2018) o in collettive come le mostre presso Italian Cultural Institute, New York (2019); Galleria Nazionale, Roma, Petah Tikva Museum of Art, Israele (2017); Fondazione Rivoli 2, Milano (2015); Fabbrica del Vapore, Milano, Museo Osvaldo Licini, Ascoli Piceno (2014); Mole Vanvitelliana, Ancona (2013); Lower Manhattan Cultural Council, New York (2011). Nominato direttore artistico della Quadriennale di Roma per il triennio 2021- 2024, nel 2022 rappresenterà l’Italia alla 59. Biennale di Venezia. Tosatti è vincitore del Premio Frescobaldi (2020), Premio New York (2017), del Premio Fondazione Ettore Fico (2016) e del Premio Terna (2008). Gian Maria Tosatti è anche scrittore e giornalista: collabora con diverse testate, ha pubblicato numerosi saggi, tra cui “New Man’s Land: Storia e Destino della Jungle di Calais” (2017).
ANN VERONICA JANSSENS a cura di Roberta Tenconi
Dalla fine degli anni settanta l’artista belga Ann Veronica Janssens (Folkestone, Regno Unito, 1956; vive e lavora a Bruxelles) si interroga incessantemente sulla percezione sensoriale del reale. Utilizzando elementi intangibili ed effimeri, come la luce, il suono e l’acqua, l’artista crea opere e situazioni che disorientano lo spettatore, dissolvendone i convenzionali meccanismi percettivi – sia fisici che psichici – e mettendo in discussione concetti ncome il vuoto e la materialità. La mostra in Pirelli HangarBicocca indagherà il percorso dell’artista, presentando sculture, video, installazioni ambientali e sonore. L’esposizione accosterà lavori storici e opere note – come ad esempio quelle composte da glitter o da nebbia artificiale – a nuove produzioni e interventi che dialogheranno con l’architettura e con l’introduzione delle luce naturale nello spazio.
I lavori di Ann Veronica Janssens sono stati presentati in mostre personali presso istituzioni di rilievo internazionale, tra cui Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk e South London Gallery (2020); Musée de l’Orangerie, Parigi (2019); Baltimore Museum of Art, De Pont, Tilburg, Kiasma Museum of Contemporary Art, Helsinki (2018); IAC – Institut d’art contemporain – Villeurbanne/Rhône-Alpes (2017); The Nasher Sculpture Museum, Dallas (2016); Wellcome Collection, Londra (2015); Ausstellungshalle Zeitgenössiche Kunst, Münster, CRAC Alsace – centre rhénan d’art contemporain, Altkirch (2011); WIELS, Bruxelles, Espai d’Art Contemporani de Castellò, Castellón (2009); Museum Mosbroich, Leverkussen (2007); Kunsthalle Bern, Berna, Musée d’Orsay, Parigi, CCAC Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco (2003); Neue Nationalgalerie, Berlino (2001). L’artista ha partecipato a importanti rassegne internazionali – tra cui Sharjah Biennial 14 (2019), Manifesta 10, San Pietroburgo (2014); Biennale of Sydney (2012); Biennale de Lyon (2005) e Bienal de São Paulo (1995) –, e a mostre collettive in istituzioni come Kunsthalle Wien, Vienna, SMAK, Ghent, Grand Palais, Parigi, Punta della Dogana, Venezia (2019); Hayward Gallery, Londra (2018); Mudam, Lussemburgo, Sprengel Museum, Hannover, Museo de Arte Contemporáneo, Buenos Aires (2015); Palais de Tokyo, Parigi (2014); Fundació Juan Miró, Barcellona (2013). Nel 1999 ha rappresentato il Belgio (con Michel François) alla 48. Biennale di Venezia.
THAO NGUYEN PHAN a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli
Nella sua pratica artistica Thao Nguyen Phan (Ho Chi Minh City, 1987; vive e lavora a Ho Chi Minh City) impiega il video, l’installazione, il disegno e la pittura per ripercorrere i turbolenti eventi storici del suo paese natale e intrecciarli con la letteratura, la filosofia e la vita quotidiana. Attraverso un linguaggio visivo onirico, in cui si fondono tradizioni popolari e narrazioni fiabesche, l’artista riflette sui cambiamenti ambientali e sociali, legati allo sfruttamento delle risorse naturali e alla distruzione e colonizzazione del paesaggio da parte dell’essere umano. La mostra in Pirelli HangarBicocca sarà un’occasione unica per presentare il lavoro di Thao Nguyen Phan al pubblico italiano e internazionale, mettendo in luce il suo distintivo approccio all’immagine in movimento. L’esibizione darà forma ai cicli della vita, spirituale e naturale, evocando storie del passato dimenticate, presenze fantasmatiche e paesaggi remoti.
Phan ha esposto internazionalmente in mostre personali e collettive in istituzioni che includono, tra le altre, Tate St Ives (apertura 2022); Kochi-Muziris Biennale, New Museum Triennial, New York, MOMENTA Biennale de l’image, Montréal (2021); WIELS, Bruxelles, Chisenhale Gallery, Londra (2020); Fundació Joan Miró, Barcellona, Rockbund Art Museum, Shanghai, Lyon Biennale, e Sharjah Biennial (2019); Dhaka Art Summit, e Para Site, Hong Kong (2018); Factory Contemporary Arts Centre, Ho Chi Minh City, Nha San Collective, Hanoi (2017); e Bétonsalon, Parigi (2016). Tra il 2016 e il 2017 è stata inclusa tra i Protegée Rolex, accompagnata, come mentore, da Joan Jonas, tra le più riconosciute artiste e performer viventi. Inoltre nel 2019 è entrata nella shortlist dell’Hugo Boss Asia Art Award e ha vinto Han Nefkens Foundation – LOOP Barcelona Video Art Award 2018. Thao Nguyen Phan è co-fondatrice del collettivo Art Labor, che esplora pratiche interdisciplinari e sviluppa progetti artistici a beneficio della comunità locale vietnamita.
JAMES LEE BYARS a cura di Vicente Todolì.
James Lee Byars (Detroit, Michigan, 1932 – Il Cairo, 1997) è uno degli artisti americani più riconosciuti dagli anni sessanta a oggi. Nella sua trentennale carriera, ha dato vita a un linguaggio singolare associando motivi e simboli delle culture orientali, come elementi del teatro Nô e del buddismo Zen, con la sua profonda conoscenza dell’arte e della filosofia occidentale. Attraverso l’uso di media diversi, come l’installazione, la scultura, la performance, il disegno e la parola, l’artista ha esplorato i confini tra corpo e spirito, per riflettere sui concetti di comunità e misticismo attraverso azioni effimere, il coinvolgimento diretto del pubblico, e interventi su larga scala. La mostra in Pirelli HangarBicocca sarà la prima retrospettiva dedicata a James Lee Byars da un museo italiano e presenterà una vasta selezione di opere emblematiche, che fondono armoniosamente forme geometriche e minimal con materiali ricercati e inusuali come marmo, velluto, legni preziosi e foglia d’oro.
Alcune delle più importanti istituzioni hanno esposto il lavoro di James Lee Byars, tra le quali Red Brick Art Museum, Pechino, (2021); SCAI The Bathhouse, Tokyo (2020 e 1994); M HKA, Museum of Contemporary Art Antwerp, Anversa (2018); MoMA PS1, New York, Museo Marino Marini, Firenze (2014); Museo Jumex, Città del Messico (2013); Carnegie Museum of Art, Pittsburgh (2011 e 1964); Kunstmuseum Bern (2008); MoMA Museum of Modern Art, New York (2007 e 1958); Barbican Centre, Londra (2005); Whitney Museum of American Art, New York, Schirn Kunsthalle, Francoforte, Massachusetts Museum of Contemporary Art, North Adams (2004); Museu Serralves, Porto, (1997); Fondation Cartier pour l’art Contemporain, Parigi (1995); IVAM Centre del Carme, Valencia, Museum Ludwig, Colonia (1994); Stockholm Konsthall (1992); Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino (1989); Kunsthalle Düsseldorf (1986); Philadelphia Museum of Art, Institute of Contemporary Art Boston (1984); Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1983); De Appel Foundation, Amsterdam (1978); Kunsthalle Bern, Berna, Busch-Reisinger Museum at Harvard, Cambridge (1978); Stedelijk van Abbemuseum, Eindhoven, Louisiana Museum of Modern Art, Humlebaek (1977); Palais des Beaux-Arts, Bruxelles (1974); Metropolitan Museum of Art, New York (1971). Il suo lavoro è stato esposto in numerose manifestazioni internazionali, che includono Biennale di Venezia (2013, 1999, 1986, 1980); Yokohama Triennale (2011); documenta, Kassel (1987, 1982, 1977, 1972).
Pert info:
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Thao Nguyen Phan, Tropical Siesta, 2017 (still da video). Video doppio canale sincronizzato, 13 min e 41 sec. Courtesy l’artista.
Anicka Yi, Le Pain Symbiotique, 2014, PVC, proiettore, video monocanale, glicerina, resina, impasto, polvere pigmentata, plastica, Mylar, perline, pittura a tempera, cellofan 213,36 Å~ 396,24 cm Veduta dell’installazione, Museum of Contemporary Art, Los Angeles, 2019 Courtesy l’artista, Gladstone Gallery, New York e Bruxelles, e 47 Canal, New York.
Steve McQueen, Static, 2009 (still), Film 35 mm a colori, trasferito su video HD, suono, 7 min 3 sec, loop ˝ Steve McQueen Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Gallery.
Bruce Nauman, One Hundred Live and Die, 1984, Tubi al neon con tubi di vetro trasparente su monolite in metallo 299,7 x 335,9 x 53,3 cm. Collection Benesse Holdings, Inc/ Benesse House Museum, Naoshima © 2021 Bruce Nauman / SIAE. Courtesy Sperone Westwater, New York.
Dineo Seshee Bopape, Lerole. footnotes (The struggle of memory against forgetting), 2017. Placche in legno, argilla, mattoni, dischi in vinile, giradischi, sabbia, polvere di ossido rossa e nera, carbone, foglia d’oro, cenere, erbe. Dimensioni variabili. Veduta dell’installazione, Witte de With Center for Contemporary Art, Rotterdam, 2017. Courtesy l’artista e Witte de With Centre for Contemporary Art, Rotterdam. Foto Aad Hoogendoorn.
Gian Maria Tosatti, My dreams, they’ll never surrender, 2014. Installazione ambientale Site specific in Castel Sant’Elmo, Napoli. Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli.
Ann Veronica Janssens, Untitled (Blue Glitter), 2015. Poliestere. Dimensioni variabili. Veduta dell’installazione, S.M.A.K., Ghent, 2015. Courtesy l’artista e S.M.A.K., Ghent. Foto Dirk Pauwels.
Theo Nguyen Phan, March on a Honda Dream from Dream of March and August, 2020. Acquerello e pigmento su seta naturale 60 x 80 cm. Courtesy l’artista. Foto Truong Minh Tuan.
James Lee Byars, The Table of Perfect, 1989. Marmo dorato 100 x 100 x 100 cm ˝ The Estate of James Lee Byars, courtesy Michael Werner Gallery, New York e Londra.