a cura di Giovanni Scucces e Mariateresa Zagone
dal 17 aprile al 29 maggio 2021
SACCA gallery, Pozzallo (RG)
Sabato 17 aprile alla galleria SACCA di Pozzallo verrà inaugurata la mostra “Dikotomica”, bipersonale degli artisti Simone Stuto e Giuseppe Vassallo, curata da Giovanni Scucces e Mariateresa Zagone. La dicotomia è, secondo il dizionario filosofico, la derivazione logica da un concetto di due nuovi concetti che esauriscono l’estensione del primo; una bipartizione che, nel caso di questa mostra bipersonale, muove dal sempiterno rapporto esistenziale – forse anche cruccio – io/mondo e trova il proprio focus in due linguaggi opposti, in due opposte propensioni dell’anima: l’esigenza di esprimere attraverso la pittura stati d’animo e, di contro, quella di descrivere i fenomeni della visione. Simone Stuto e Giuseppe Vassallo dunque, con una profonda radicalità figurativa, non sarebbero che epigoni nonché attori di primo piano di quella dicotomia storica all’origine della rottura dell’arte contemporanea avvenuta indubitabilmente a cavallo fra ‘800 e ‘900, quel momento dirompente in cui alla mimesis e alla concezione classica della rappresentazione si sostituirono la dinamica soggetto/oggetto grazie anche all’apporto teoretico e tecnologico degli studi sull’inconscio e dell’invenzione della fotografia e della macchina da presa che portarono le arti visive alla polarità espressionismo/impressionismo. Per Dikotomica Stuto presenta un corpus di opere fra tavole e carte dominate dall’estrinsecarsi del sentimento come fattore etico e creativo. Il suo è un linguaggio che mette al centro la condizione umana e lo scavo psichico, proiezione di contenuti interiori che rivendicano prepotentemente l’allontanamento da una qualsivoglia visione oggettiva. Stuto non rappresenta, piuttosto plasma una realtà altra in un desiderio comunicativo febbrile e pulsante. Nelle sue opere non c’è narrazione e, conseguentemente, mancano la sequenza e la profondità di campo, la prospettiva e la gerarchia (si guardi all’anacoluto spaziale di “Campestre”) e, su tutti, l’ambientazione. La linea del disegno, sempre netta e sincopata, deforma e spezza le figure; gli occhi sbarrati, le bocche serrate in ghigni spaventosi palesano il tremendo teatro del mondo interiore, una realtà archetipica e prometeica in cui tutto si contorce e che a fatica viene trattenuta, come nel caso delle due sagome panneggiate (rivisitazioni genialmente consapevoli dei ritratti eyckiani e antonelliani) i cui bottoni sembrano sul procinto di esplodere. In questa visione onirica tutto è compresente, le immagini interiori trovano appiglio nel mito e nella reminiscenza di un immaginario collettivo occidentale profondamente identitario (da Bosh a Bacon a Pontormo) ed esasperato in un groviglio segnico. Al contrario Vassallo, che qui presenta 8 dipinti ad olio su tela e tavola, intende la pittura (e di pittura tradizionale si parla, a partire da tecnica e supporti!) come una disciplina del pensiero. La sua è una visione pittorica certo radicata nei valori struttivi della tradizione ma, al contempo, proiettata verso strategie di rappresentazione legate alla fotografia e, ancor più, alla cinematografia. I suoi dipinti originano sempre dalla realtà che lo circonda e dalla quale è attratto compositivamente più che pateticamente. Partendo da fotografie costruisce sapientemente la scena entro la cornice utilizzando un registro sorvegliatissimo fatto di quiete e di malinconia estatica e affidandola all’equilibrio elegante di una tavolozza fatta quasi esclusivamente di grigi. Le scene rappresentate sono reali e credibili come credibile e tangibile è il paesaggio in cui sono ambientate, un paesaggio siciliano spesso di mare sulla cui sostanza liquida, velatura su velatura, la stratificazione dei grigi accorda la propria armonia. Questa visione di purezza e di equilibrio, questa pittura incentrata sulla struttura linguistica e sui suoi intrinseci valori formali ed espressivi è però costellata, a ben vedere, di elementi enigmatici che, in taluni casi, suggeriscono all’osservatore una dimensione ulteriore da portare a termine attraverso il proprio vissuto. Si tratta di dettagli come nel caso delle mani appartenenti a non si sa chi in “La natura dello specchio” o del tondo a mo’ di cammeo secessionista di “Camaheu” o ancora dei frames decentrati ed incompleti che sembrano venir fuori, enigmatici, da una pellicola di Truffaut o di Bergman. Mariateresa Zagone
Dikotomica è un progetto che ha i suoi cardini nella ricerca figurativa e nella condizione esistenziale dell’uomo. I due artisti in dialogo affrontano il tema della relazione con l’alterità, cioè con il mondo esterno e con l’estraneità, attraverso due modalità contrapposte nel rapporto fra soggetto e oggetto. Da un lato l’introspezione e lo scavo psichico rivelatori delle profondità dell’io, dall’altro la melanconia estatica ed estetica che scaturisce dall’incontro/scontro col reale. A rendere manifeste queste polarità concorrono due linguaggi differenti: da una parte la distorsione di un disegno nervoso e spezzato come quello di Stuto, dall’altra la sequenza di frames dalla controllata struttura formale che si dipanano in un’incredibile varietà di grigi in Vassallo. Espressionistico, grafico e pittorico il primo, impressionistico foto-grafico e cinemato-grafico il secondo, entrambi però procedono seguendo un moto bidirezionale che va dall’interno all’esterno e dall’io al mondo. Al cospetto di queste opere, scrive la Zagone, sono rintracciabili dei richiami alla tradizione visiva e alla Storia dell’Arte, da Bosh ad Hammershøi, da Bacon ad Hopper, da Pontormo a Casorati. Simone Stuto (Caltanissetta, 1991) vive e lavora tra Biella (BI) e Racalmuto (AG). Termina gli studi nel 2016 dopo una laurea in Pittura e una specializzazione in Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Ha all’attivo già diverse collaborazioni e mostre in gallerie e spazi pubblici in Italia. Giuseppe Vassallo (Palermo, 1990), dopo una laurea in Progettazione Allestimenti presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, termina gli studi nel 2018 specializzandosi in Grafica d’Arte presso la stessa istituzione. Collabora con diverse gallerie e partecipa a varie mostre in Italia e all’estero. È stato selezionato dalla giura presieduta da Philippe Daverio per la mostra finale del “Premio Mestre di Pittura 2020”. Nel 2018 ottiene una residenza d’artista, con mostra personale finale, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest.
Per info:
SACCA gallery – Contenitore di sicilianità, Pozzallo (RG)
+39 338 1841981 (Giovanni Scucces)
info@sacca.online | www.sacca.online
Simone Stuto, Campestre, grafite su tavola, cm 60×80, 2020 | courtesy SACCA gallery e l’artista
Giuseppe Vassallo, Latomìa, olio su tavola, cm 100×75, 2021 | courtesy SACCA gallery e l’artista