a cura di Olga Gambari
dal 12 giugno al 12 settembre 2021
Filatoio di Caraglio
Gli spazi del Filatoio di Caraglio sono un naturale scenario e interlocutore per Letizia Carriello. Da anni, l’artista lavora con la pratica del ricamo e della tessitura, del filo inteso come una linea continua ideale, un fare che cuce, unisce, riflette, cura e ripara, attraversa il tempo, si collega a una dimensione intima, e anche archetipa, e insieme a una collettiva, comunitaria. Al Filatoio l’artista porterà alcune opere che ne racconteranno il percorso degli ultimi anni, insieme a creazioni site specific, con una declinazione che si collega al tempo presente e al luogo specifico della mostra, così come a questo momento che condivide l’esperienza pandemica globale, sia pratica sia psicologica. Al riguardo, riferimento e monumento è un’installazione costituita da due vecchie grate di finestre, Cancello, che durante il primo lockdown l’artista ha recuperato da una cascina nella zona di Casale Monferrato, trasformandole in telai in divenire per una tessitura continua, che l’ha immersa in un ascolto intimo del tempo in corso e di una condizione che ha accomunato il pianeta. Una trama realizzata in orizzontale, creando un movimento ottico avanti-indietro che ricorda il gesto stesso della pratica della tessitura, direttamente presente nello spazio grazie a un vecchio telaio in legno appartenente alle collezioni del Filatoio, da cui sembrano uscire i suoni di lontane tessiture, rimaste impigliate nella struttura. I temi del legame intimo e profondo con le materie più sottili e invisibili che compenetrano e circondano completamente il corpo fisico e l’esistenza, cioè la sua matrice eterica energetica, così come il tema del tempo e quello del confine, del limite sono centrali nella personale di Letizia Cariello al Filatoio. Temi che già fanno parte della ricerca spontanea dell’artista, ma che sono particolarmente rafforzati dal luogo stesso e dalla sua storia, così come dal suo territorio. Un genius loci che sviluppa un dialogo nelle sale attraverso cui si snoda il percorso espositivo della mostra. Ne è un esempio il video che dà il titolo alla mostra stessa e che conclude il percorso espositivo: Il tuo cielo è verde. È la ripresa di un campo di grano ancora verde, attorno a Casale Monferrato, luogo familiare dell’artista, dove l’ha visto crescere durante il lockdown, ogni giorno nelle sue passeggiate. Un mare verdissimo che un pomeriggio si è animato mosso da una folata di vento. Ne è nata una sequenza video emozionante di colore puro che apre l’orizzonte e si ricollega ai campi di Caraglio, anch’essi una volta verdissimi perché intensamente coltivati sia con i gelsi sia con la canapa, coltura, tradizione ed economica storica della zona. Il video evoca anche il territorio che si apriva attorno al Filatoio, luogo di limite e controllo per coloro che vi lavoravano, dentro e fuori le mura. Una costrizione imposta sia alle donne operaie, che venivano controllate perché non portassero fuori bachi e filati, mantenendo segreto e speciale il prodotto della lavorazione della seta, sia ai contadini che coltivavano le terre. Il Filatoio stesso ha una struttura a fortino, con mura di cinta e torrette di controllo, che ben esprime il tipo di rapporto e di clima che vigeva all’interno dei suoi spazi e della sua organizzazione umana e lavorativa. Questo tema del confine, del limite, l’affinità che si crea nella pratica stessa del ricamo, in quei gesti delicati e faticosi che accomunano tutte le donne che sono passate nel Filatoio e Letizia, sembra poi ricamare insieme le altre opere, da un punto di vista estetico e semantico. Un canto per stanze che rende il corpus espositivo un’unica, organica installazione. Le opere si susseguono nelle sale, singole o in gruppi, disegnando teoremi aperti, proponendo temi per suggestione ed empatia. Alcuni Gates e Calendari dalle diverse sagome geometriche danno presenza ai molti tempi che compongono l’idea di tempo. Tempi plurali, relatività del tempo soggettiva e contingente. La rappresentazione della complessità di quella che è la macchina del tempo, perfetto e geniale meccanismo di meccanismi, connessa direttamente a un’altra complessità e a un’altra macchina, quella della filatura del filo di seta, ricostruita nell’ambito del museo del Filatoio. Un tempo circolare che si muove, che gira, mosso per suggestione davanti agli occhi dello spettatore dai Calendari, che sono tondi ipnotici, calendari che scorrono attraverso i loro giorni, settimane, mesi, anni. Un tempo che torna, infinito, perché nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto è sottoposto a una continua metamorfosi. Un tempo attraverso cui si viaggia, mediante i Gates, porte visionarie e spirituali tra dimensioni parallele e compresenti, in cui la memoria è il presente e un progetto futuro. E si viaggia anche attraverso i Velluti (realizzati con i preziosi tessuti della celebre azienda veneziana Rubelli), puri monocromi di pittura astratta, opere vive per la loro superficie mobile, sensibile al gesto, che ne cambia la superficie, l’estetica, la percezione ottica, come opere di arte cinetica. Soglie anche loro, materia permeabile e assorbente, che ha la cangianza del pensiero. Velluti che formeranno una vera e propria quadreria insieme alle Fotografie Ricamate, un’altra serie di lavori accomunati dalle medesime strutture a cornice in legno naturale che le accolgono, dove la realtà è estratta dal mondo nei suoi dettagli e fissata attraverso punti di ricamo rossi. Si muovono in marcia Fratellini e Sorelline e Red thread, porcellane e ceramiche, oggetti che arrivano dal passato, spesso orfani, detentori nel loro corpo fisico di tracce di memoria, custodi. Sono legati in coppie da tessiture di filo rosso. Una moltitudine liquida e irregolare di presenze di passaggio, in transito, dove tutti si mescolano, senza differenze di genere, categorie, ceti, geografie. Siamo noi. Ancora un altro tema, la bellezza, è il cuore dell’installazione dal titolo Thinkerbell, una monumentale gabbia d’oro, che vivrà nel primo cortile del Filatoio, oggetto magico ed enigmatico, da cui proviene una musica (l’Aria iniziale delle Variazioni Goldberg di Bach). Un brano eseguito dalla pianista Gile Bae, che darà anche vita a una speciale performance il giorno del finissage della mostra, domenica 12 settembre. La musicista eseguirà un brano, traducendo in suono l’idea di architettura, racchiusa in questa voliera trasformata dall’artista in telaio e ricamo, scultura e installazione insieme. Forte è il legame di Cariello con l’architettura, nelle sue geometrie e volumi che diventano telai, gate, calendari e velluti, che si aprono come porte percettive, in astrazioni liriche evocative di un altrove immateriale. Della performance di Gile Bae rimarrà la musica, che diventerà parte integrante dell’installazione, realizzata, in collaborazione con la Galleria Massimo Minini, da Om Project di Torino. Il progetto si avvale anche del supporto e della collaborazione di GSE nella realizzazione di un catalogo in via di realizzazione. La mostra è promossa dalla Fondazione Filatoio Rosso e dal Comune di Caraglio, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e con il contributo della Fondazione CRC, Fondazione CRT e Banca di Caraglio.
Per info:
Filatoio di Caraglio
0171 610258
info@fondazionefilatoio.it | www.filatoiocaraglio.it
Ufficio stampa:
DuePunti s.a.s di Simonetta Carbone e C., Torino
+39 011 19706371
ufficiostampa@simocarbone.it | ufficiostampa@duepuntisas.it | www.simonettacarbone.it
Foto del Filatoio di Caraglio, interno.