a cura di Andrea Müller-Schirmer, in collaborazione con la Annet Gelink Gallery, Amsterdam
Visitabile
Case Chiuse HQ, Milano
Robby Müller è riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti direttori della fotografia in ambito sperimentale grazie alle sue collaborazioni con Wim Wenders, Jim Jarmusch e Lars von Trier di cui citiamo solo Paris, Texas (1984), Down by Law (1986) e Breaking the Waves (1996). In questi film, come in altri di William Friedkin, Peter Bogdanovich, Sally Potter, Michael Winterbottom e Steve Mc Queen, Robby Müller ha sempre spinto agli estremi la sperimentazione, ha cercato di evitare la pianificazione, la costruzione programmata dei piani e delle sequenze, preferendo la spontaneità del proprio sguardo. Attraverso il suo ricercato virtuosismo nello sfruttare ogni momento di luce naturale, Müller è sempre stato capace di creare una particolare unità tra narrazione, atmosfera e immagine. Presentando un’ampia selezione di Polaroid e di edizioni, la mostra si incentra su una parte meno conosciuta del suo lavoro. Questi scatti confermano la sorprendente abilità di Müller nel cogliere dettagli particolari, nel giocare con la luce e il colore, rivelando anche la sua predilezione per il crepuscolo, l’ora blu, in cui la luce naturale e quella artificiale si fondono. Müller ha sempre portato con sé una macchina fotografica e dal 1973 non ha mai viaggiato senza una Polaroid, dopo averla utilizzata per la prima volta sul set di Alice in the Cities (Wim Wender). Quando non era completamente immerso nel suo lavoro, scattava con la sua istantanea catturando immagini di vita quotidiana: stanze d’albergo illuminate magicamente, auto americane e scenari urbani, motivi astratti nei paesaggi cittadini, alberi, fiori e autoritratti pervasi di giochi di luce. Ha costruito così un vasto archivio di Polaroid in cui risultano evidenti le costanti della sua ricerca. In tutta la sua carriera e in ogni scatto, ha sempre ricercato una precisa condizione di luce attraverso lo studio delle sue infinite proprietà. Le Polaroid in mostra, scattate tra gli inizi degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta, offrono la possibilità di osservare il lavoro fotografico di Müller da un punto di vista più ampio e autonomo rispetto alla produzione filmica. Indubbiamente le Polaroid rivelano una propria autonomia di ricerca e, allo stesso tempo, sono complementari al suo lavoro cinematografico perché nascono dalla stessa capacità visionaria di rappresentare il mondo. Müller è stato capace di catturare singoli momenti silenziosi con la stessa sensibilità poetica che ha reso unica la sua visione cinematografica e ha portato molti a definirlo il “maestro della luce”. A completare la mostra presso Case Chiuse HQ, un estratto del film documentario Living the Light – Robby Müller di Claire Pijman, presentato per la prima volta al Festival del Cinema di Venezia nel 2018 con la colonna sonora della band SQÜRL di Jim Jarmusch. Le immagini provengono dall’archivio privato dell’artista e ci offrono un ulteriore sguardo sul modo giocoso di osservare il mondo attraverso la luce. Il suo lavoro come direttore della fotografia è stato presentato in importanti rassegne internazionali presso l’Eye Filmmuseum di Amsterdam e la Deutsche Kinemathek di Berlino. Le sue Polaroid sono state protagoniste di mostre personali ad Arles, Rotterdam e Amsterdam.
Per info:
Case Chiuse HQ, Milano
www.casechiuse.net
Ufficio stampa:
PCM Studio srlcr di Paola C. Manfredi, Milano
francesca@paolamanfredi.com | www.paolamanfredi.com
Robby Müller, Kensington Motel, Santa Monica, Los Angeles, 1985.
Polaroid 600 | Courtesy of Annet Gelink Gallery, Amsterdam