di Andrea Carnevali
Guido Armeni non ama definirsi artista di paesaggi, ma la natura e gli alberi sono il centro della sua arte poetica. Anzi, spesso, è al centro della sua opera come è avvenuto a Serra San Quirico (in provincia di Ancona) dove ha voluto portare circa 20 opere in marmo bianco per riflettere sulla questione ambientale e sul tema della fede in un grande fervore spirituale come quello del Giubileo. Perciò l’artista ha esposto le sue opere nella chiesa barocca di San Filippo Neri per tre giorni. L’occasione è stata offerta dalla “Giornata del contemporaneo” 2015, rubricata dall’Amaci.
Ѐ significativo notare che l’arte di Armeni recupera alcuni elementi della scultura antica, cioè egizia, greca e cinese e restituisca nella morbidezza delle forme degli alberi alcuni aspetti della cultura dinastica Tang – Ts’ang. Il suo equilibrio nasce dall’incontro tra le diverse culture di gusto un po’ araldico, elegante e raffinato, lontano dalle velleità polemiche dall’“Arte pubblica”. E nell’espressione di questo equilibrio ha trovato un riconoscimento nel premio “InOpera 2010-Sulle grandi orme di Matteo Ricci”, a Palazzo Buonaccorsi di Macerata, consegnato da Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani.
Le opere di Guido Armeni hanno una grande energia perché riescono a far dialogare la scultura con lo spazio scenico urbano o di un luogo di fede. Egli riesce a rinsaldare il legame tra due linguaggi artistici molto diversi come l’iconografia cristiana antica e la sintesi formale della scultura contemporanea animista. L’artista marchigiano è capace di creare un rapporto franco con lo “spazio sacro” di una chiesa oppure di loggiato di una piazza, facendo intervenire nelle opere la luce naturale che entra dalle finestre dell’edificio, modifica il colore degli oggetti esposti e indirizza lo sguardo dello spettatore. Così lo scultore distilla la materia per trasformarla in simbolo, dove alla opima forma del marmo, viene apposta la manifestazione della grandezza di Dio. La spiritualità dello scultore emerge da due temi fondamentali della sua poetica: quello degli alberi e quello del potere magico della natura. Negli alberi si rispecchia il suo temperamento sempre alla ricerca della fisicità della materia. Dall’altra la magia delle piante che il vento amplifica, facendo risuonare i rami nell’aria.
Le piante sono caratterizzati dalla precisa definizione dei contorni e dalle articolazioni, tipiche dell’arte preistorica. Le superfici scolpite hanno una scarsa modulazione plastica e le inflessioni sono sottolineate dalle ombre e dalla luce bianca. Lo stretto rapporto che intercorre tra la natura e la rappresentazione figurativa deriva da idee, da pratiche religiose e da teorie personali sul senso della vita. La successiva semplificazione delle immagini e i simboli grafici non hanno privato l’artista, tuttavia, della ricerca formale basata su schemi geometrici che caratterizzano, anche, le moderne opere figurative. Il segno lasciato dalla mano dell’artista sulla pietra ha un valore assolutamente autonomo che può sostituire, tutti i particolari di una pianta rigogliosa.
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