LETTERA DEL DIRETTORE

di Loredana Barillaro

Ebbene, sono passati dieci anni da quando mi venne l’idea di fondare un magazine di arte contemporanea. Dieci anni in cui ho potuto godere di centinaia di opere d’arte, conoscere un numero indefinito di artisti, critici, curatori, galleristi, collezionisti, direttori di musei, uffici stampa e un sacco di altra gente il cui ruolo sarebbe davvero difficile da incastrare in qualche etichetta. Dieci anni in cui non ho mai avuto troppe incertezze; certo qualche momento di sconforto c’è stato, com’è normale che sia; probabilmente è anche questo esitare ogni tanto che ci fa capire, forse forse, che è la volta buona, che è la cosa giusta da fare. E la cosa giusta da fare per me è SMALL ZINE. È la cosa che mi ha fatto scoprire una coerenza che non credevo di possedere. Mai un minuto mi sono pentita, mai un minuto ho pensato di aver sbagliato o di aver sprecato del tempo. Non ho mai dato una scadenza a SMALL ZINE perché ho sempre pensato che esso dovesse percorrere un tempo ed uno spazio che ne decretassero il suo crescere trimestre dopo trimestre, anno per anno. Che dovesse durare nella sua maniera di raccontare l’arte, e che dovesse farlo in modo piacevole, ma non estemporaneo o passeggero. Che dovesse essere serio ma non pedante.

E un po’ anche la mia vita segue lo stesso scandire del tempo. Il tutto in un luogo di provincia, periferico, in cui la geografia di certo non aiuta e in cui sai che dovrai fare il triplo dello sforzo per essere credibile, nella consapevolezza di non dover mai cedere il passo alle lusinghe della convenienza. Lì, dove la necessità che aguzza l’ingegno te la devi inventare volta per volta, affinché il guizzo della creatività non venga mai meno. In fondo questo magazine per me è una meravigliosa creatura, pronta a farmi gioire, ma talvolta a togliermi anche il sonno. SMALL ZINE non è solo carta e parole, ma racchiude in sé qualcosa di necessariamente umano; perché è il dato umano che vi si legge, è l’umanità che lo compone a fare la differenza, a mutare il paradigma, per mettere al centro le persone, per narrare in maniera etica l’arte e gli artisti. D’altra parte esso non esisterebbe senza le voci e le penne di chi vi scrive.

Sono stati dieci anni di gavetta, e francamente non credo che la gavetta finisca, non in questo lavoro, almeno. Chi lavora, a vario titolo, nel variopinto mondo dell’arte sa che è una strada che si percorre per sempre, non c’è mai un punto d’arrivo, perché quel punto sarà sempre l’inizio di una nuova partenza. E forse non mi dispiace, perché è uno stato di cose che mi fa gioire continuamente, per ogni risultato ottenuto, per ogni artista che accetta di farsi intervistare, per tutti coloro che decidono di raccontarsi.

Ho chiesto all’artista Christophe Constantin di realizzare la copertina di questo numero; è venuto fuori un progetto dadaista, ironico, lucido nella sua straniante concretezza. Uno stravagante gioco di parole in un lavoro dal sofisticato ragionamento. Sarò di parte, ma credo che il mio sia il lavoro più bello del mondo e spero che SMALL ZINE possa essere da stimolo a quanti, speriamo, vorranno intraprenderlo. È l’entusiasmo, è l’adrenalina, è il bisogno impellente di fare questo lavoro. È il bisogno di fare SMALL ZINE.

© 2021 BOX ART & CO.

 

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