LA PITTURA I SUONI E LE COSE | Intervista a Francesco Lauretta

di Valentina Tebala

Valentina Tebala/ Che tipo di rapporto hai con la pittura? E con il disegno?

Francesco Lauretta/ Della pittura odio la sua pratica: la noia della preparazione della tela, la noia di spremere i colori sulla palette, la noia dell’atto di dipingere. Dipingere è noioso e trovo noiosi tutti i pittori soprattutto quelli nostalgici e radicali, quelli che davanti a una figura ti dicono che lì potevi fare meglio, la sfumatura sai, potevi usare quel colore o l’altro, e così via. Invece mi diverte e mi infiamma il disegno che amo più di ogni cosa. Sono un disegnatore. Il disegno è come il mangiare e il bere, per me. E realizzerei solo disegni. Fossi un collezionista investirei sui miei disegni.

VT/ Al di là di quello che già fai o hai fatto, come o cosa vorresti dipingere?

FL/ Visto che i collezionisti preferiscono i quadri ai disegni, purtroppo, naturalmente mi tocca dipingere, e resistere. Impossibile, per me, è dire come e cosa vorrei dipingere. Sicuramente posso farti un elenco di quei pittori che amo e nei quali si può intuire come mi piacerebbe dipingere – ma loro dipingono tutti meglio di me – come potrei fare un elenco della pittura che non amo, assai diffusa nel nostro paese. Alcuni nomi: Louise Giovanelli. Jill Mulleady. Christina Quarles. Tschabalala Self. Avery Singer. Caroline Walker. Zadie Xa. Queste pittrici, le amo tutte. Ti risparmio quelli che non amo.

VT/ Le tue quotidiane ispirazioni (dalla musica alla filosofia…)?

FL/ Le ispirazioni accadono su un foglio di carta. Scrivo molto, quotidianamente cerco di buttare su carta o su un foglio Word, parole, pensieri, che si depositano e lentamente formano immagini che, quando posso, cerco poi di tradurre su tela o su carta, o anche con un racconto. Di libri d’arte consumo solo quelli necessari: ma i nutrimenti miei vengono da altre suggestioni e passioni. Qui un elenco di alcuni libri del 2022: Daša Drndić, Belladonna, Agustín Fernández Mallo, Trilogia della guerra, Mircea Cărtărescu, Melancolia, László Krasznahorkai, Herscht 07769, Clarice Lispector, Il lampadario, Hanya Yanagihara, Verso il paradiso, Jeff VanderMeer, Colibrì Salamandra, Aleksandar Hemon, I miei genitori/Tutto questo non ti appartiene, David Graeber, David Wengrow, L’alba di tutto, W.G. Sebald, Tessiture di sogno, Danilo Kiš, L’ultimo bastione del buon senso, William T. Vollmann, Come un’onda che sale e che scende, Susan Sontag, Contro l’interpretazione, Ian McEwan, Lo spazio dell’immaginazione, Louise Glück, Ricette per l’inverno dal collettivo, Mina Loy, The Lost Lunar Baedeker, Marija Stepanova, La guerra delle bestie e degli animali, Dimitris Lyacos, Poena Damni, Georgi Gospodinov, Lettere a Gaustìn e altre poesie, Prime, Art’s Next Generation, Phaidon, Tiffany McDaniel, L’eclisse di Laken Cottle. Ascolti: Sarah Davachi, Two Sisters. JoVia Armstrong, The Antidote Suite. Ava Mendoza, New Spells. Sault, 11. Tirzah, Colourgrade. Wu-Lu, Overgrown Interludes. Kae Tempest, The Line Is A Curve. Valentina Magaletti/Yves Chaudouët, Batterie Fragile. JJJJJerome Ellis, The Clearing. Nosaj Thing, Continua, Eric Chenaux, Say Laura, Kali Malone, Living Torch, Pan Daijing, Tissues.

VT/ La dimensione performativa è fondamentale nel tuo lavoro, e a proposito di azioni che accadono, l’happening (la cui ideazione condividi con Luigi Presicce) forse più caro e noto, che si rinnova ogni martedì, è la Scuola di Santa Rosa: vorrei che ci formulassi un pensiero o un augurio.

FL/ Da alcuni anni mi sono posto davanti alla tela come personaggio. Consumo pensieri e balletti come un attore – spesso, e purtroppo – senza spettatori. Dinanzi alla tela e al mio faretto a occhio di bue, posso diventare anche paesaggio. Naturalmente, poi, sono diventato anche Pasavento, o san Gerolamo, e chissà cos’altro diventerò più avanti. E della Scuola di Santa Rosa – grande progetto artistico esteso a tutti, senza limiti – ho sempre sostenuto, a scanso di equivoci, che per me, e per Luigi, e così per chi vive questa dolcezza di libertà assoluta, è Opera. L’augurio, che poi non è, è che possiamo continuare a rinnovare l’appuntamento settimanale, di martedì, ad Aeternum.

AL DI QUA, AL DI LÀ, 2022. Olio su tela, 80×198 cm. Courtesy dell’artista.

alla pagina 16 del n. gennaio-marzo 2023 di SMALL ZINE

© 2023 BOX ART & CO.

NEWS

Archivio

SMALL ZINE da sempre si  connota per una linea editoriale sobria, rigorosa e per una costante attenzione alla qualità dei contenuti. Semplice, chiaro, immediato e di efficace fruizione. Un progetto che pone attenzione alla scena artistica contemporanea del panorama nazionale e internazionale, per andare alla ricerca di artisti interessanti, ma spesso privi di una concreta visibilità, e fornire loro opportunità di crescita professionale.

SMALL ZINE – Magazine online di arte contemporanea © 2024 – Tutti i diritti riservati.