3 Titoli: TO DISPLAY – meglio di una mostra c’è solo la messa in mostra | SOTTO SOTTO CONTROLLO – resistere, resistere, resistere, resistere, cedere | RIESUMAZIONI

a cura di  Vincenzo Santarcangelo, Fabio Vito Lacertosa e Alfonso Guida

dal 26 luglio sino al 15 ottobre 2022

Fondazione SoutHeritage, Matera

Fondazione SoutHeritage quale istituzione animata dalla volontà di adattarsi a nuovi significati e metodi dell’arte contemporanea promuove, con il supporto di un curatorio composto  da  Vincenzo Santarcangelo, Fabio Vito Lacertosa e Alfonso Guida, il progetto espositivo: “3 Titoli: TO DISPLAY – meglio di una mostra c’è solo la messa in mostra | SOTTO SOTTO CONTROLLO – resistere, resistere, resistere, resistere, cedere | RIESUMAZIONI”.

Il progetto, pensato con opere atte a interagire tra loro e in dialogo con le peculiarità dell’attuale spazio espositivo della fondazione (una cappella gentilizia facente parte di un complesso edilizio del XVI-XVIII sec. – Palazzo Viceconte, ubicato nell’antico centro economico, sociale e religioso della città di Matera e riaperta come padiglione espositivo della fondazione dopo 60 anni di chiusura), è dedicato a questionare il ruolo del pubblico dell’arte contemporanea e il suo percorso di fruizione. L’obiettivo è quello di creare un momento di dialogo, confronto e ricerca, sull’accesso all’arte contemporanea e ai suoi valori, sullo spettatore dell’arte visiva dei nostri giorni e sul formato mostra come organizzazione di un contesto di esperienza per il pubblico.

A comporre il progetto espositivo e a svelare e offrire una rilettura degli ambienti e delle loro atmosfere, sono stati scelti i lavori degli artisti: Ceal Floyer, Ignoto Frescante Meridionale (XVII sec.?), Gino De Dominicis, Marie Lund & Nina Beier, François Morellet, General Idea (Felix Partz, Jorge Zontal, AA Bronson). Con questi elementi il progetto espositivo attraverso i suoi 3 titoli presenta potenzialmente tre diverse chiavi di lettura di una stessa mostra, tre ipotesi interpretative a firma di 3 autori diversi, grazie alle quali leggere, rileggere e raccontare una mostra, poiché ogni titolo contribuisce a introdurre una logica diversa nella lettura dell’esposizione e dello spazio espositivo. Gli spettatori, secondo il titolo scelto, sono invitati e accompagnati dai mediatori della fondazione sulle sue suggestioni a ri-scrivere la propria “visione” rimescolando concettualmente i materiali esposti per creare nuovi collegamenti semantici e nuove narrazioni.

In questo quadro, le opere in mostra sono dunque intese come appunti o suggerimenti che cercano di esplorare differenti aspetti, collegamenti, coincidenze e discrepanze, nonché la grammatica espositiva, attraverso una configurazione non gerarchica e a-cronologica che accompagna il pubblico in un percorso multidirezionale che trasforma la mostra in una sorta di “spazio critico”. Esse infatti, grazie anche ad un concetto di campionatura di alcune forme di visualizzazione alla base di numerose produzioni artistiche contemporanee (pittura, installazione, performance), mirano alla strutturazione di una mostra non solo intesa come ostensione di opere e riflessione su vari linguaggi, ma soprattutto come esperienza di autoformazione del pubblico che rimanda ad una visione più aperta e consapevole della proposta culturale.

Con la rinuncia curatoriale a stabilire un metodo di lettura univoco della mostra, il progetto si presenta come un formato espositivo che, partendo da alcune opere-testimonianza già rubricate e/o storicizzate, diventa il terreno per promuovere una maggiore comprensione dell’arte e un rapporto con una cittadinanza che necessita di essere documentata sui linguaggi del contemporaneo.  In quest’ottica di riflessione sul “formato mostra” come organizzazione di un contesto di esperienza per il pubblico, il progetto espositivo, nell’ambito del programma di mediazione della fondazione denominato “Le (d)istanze del pubblico” prevede, in alternativa al flusso di informazioni verticale sulle opere in mostra, l’organizzazione di un programma di mediazione e di accompagnamento del pubblico (non guida) che in chiave performativa cerca di adattare modi e dialoghi sull’esposizione interpretando i diversi interessi e tensioni del pubblico; a completamento del percorso espositivo un apparato di didascalie ragionate (provviste di hashtag e mention) e fogli di sala, arricchiscono e accompagnano il visitatore nell’offerta informativa.

Con questo progetto espositivo, in cui la mostra cessa di essere solo vetrina per diventare soprattutto luogo di relazioni con le opere che tornano a essere segni comunicanti e non solo elementi paradigmatici da analizzare, la fondazione SoutHeritage persegue uno degli obiettivi alla base del suo mandato e cioè quello di mettere in primo piano l’accesso alla cultura grazie a nuovi modelli di diffusione pubblica considerando la mostra e la storia dell’arte come pretesto per aprire un dialogo sull’”osservazione partecipante”, per stimolare la crescita collettiva e discutere sulla cultura artistica contemporanea, poiché non c’è un pubblico specifico dell’arte contemporanea, siamo tutti pubblico in quanto contemporanei.

Vincenzo Santarcangelo (Matera, 1982. Vive e lavora a Torino). Dottore di ricerca in Filosofia della mente e del linguaggio (Università degli Studi di Torino), insegna Estetica all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Dal 2017 è docente di Teoria della Percezione e Psicologia della Forma allo IED di Milano e, dal 2018, di Filosofia della Musica presso il Conservatorio di Vicenza. Dal 2022 insegna Sostenibilità e Responsabilità presso il Politecnico di Torino, dove ha tenuto il corso di Tecniche di Comunicazione e Scrittura dal 2017 al 2020. Membro del gruppo di ricerca LabOnt (Università di Torino), si occupa di filosofia della percezione, estetica e filosofia della musica. È autore de Il suono. L’esperienza uditiva e i suoi oggetti (Raffaello Cortina, 2018), Have Your Trip. La musica di Fausto Romitelli (Auditorium 2014) e di numerosi articoli per riviste accademiche come «Organised Sound», «Music&Science», «Rivista di Estetica». Scrive regolarmente per La Lettura del Corriere della Serail Giornale della musicaNero e Biancamano 2, il blog di Einaudi.

Fabio Vito Lacertosa (Bari, 1978. Vive e lavora a Torino). Laurea in Discipline Teatrali al DAMS (2005, Università di Bologna); diploma accademico in Tromba Jazz (2010, Cons. G.B. Martini – Bologna); master (2013, Matera) in “Progettazione di iniziative di alta formazione sulle musiche e culture dell’Europa e del Mediterraneo”. Ha utilizzato la sua formazione accademica per articolare una serie di ricerche che sconfinano dal campo musicale a quello dell’arte contemporanea. Direttore artistico del Majatica Jazz Festival (Ferrandina, Mt) e della Fondazione Unipop Torino, dal 2017 è curatore presso il Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivara (Torino). Ha inoltre realizzato progetti per LentoFestival (Empoli), Onyx Jazz Club (MMF e dovereDautore), Barriera (To), Concordanze (Bo), Ensemble Harmonique (Bo), Palazzo Ducale Genova,  Castello di Rivoli (Cosmo digitale 2020), Faust Torino. Autore del metodo di solfeggio “Manuale di Ear training melodico” (2010, Clueb, BO)

Alfonso Guida (Matera, 1973. Vive e lavora a San Mauro Forte, MT). Poeta legato alle figure di Beppe Salvia, Dario Bellezza, Amelia Rosselli e Paul Celan, è curatore della rubrica “Golpe” per la rivista «Avamposto» e suoi testi sono apparsi sulle riviste «Poesia» e «Forum Italicum». Ha vinto i premi: Dario Bellezza per l’opera prima con la raccolta “Il sogno, la follia, l’altra morte” (1998); Premio Montale con la plaquette “Le spoglie divise” (2002). Tra le sue pubblicazioni: le raccolte poetiche “Il dono dell’occhio” (Poiesis, 2011); “Irpinia” (Poiesis, 2012); “Luogo del sigillo” (Fallone 2016); “Conversari”( Round Midnight Edizioni, 2021); “Il tassidermista” ( Terra d’Ulivi, 2022).

Per info:

Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea, Matera

+ 39 0835 240348

info@southeritage.it

www.southeritage.it

 

 

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