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IL VERO E IL FALSO NEL CONTEMPORANEO

con Angela Saltarelli, Chiara Casarin

– Loredana Barillaro

In tempi in cui la parola fake è entrata a far parte del nostro linguaggio quotidiano, sempre più spesso si parla di fake anche nel mondo dell’arte contemporanea in virtù, talora, dell’utilizzo di media e strumenti facilmente reperibili e dunque facilmente riproducibili. Quanto si parla del fenomeno contraffazione nell’ambito del contemporaneo? Ebbene, quanto è facile incorrere nell’errore, quanto è facile scambiare un’opera d’arte autentica con il suo falso? E il mercato, come si tutela, è forse, esso stesso, causa ed effetto al contempo? Scopriamo quindi che – cifre alla mano – il dato che emerge è particolarmente allarmante. Ma scopriamo anche che i concetti di “autentico” e “falso” appaiono sovente relativi, ossia, quando il falso diventa vero, e quando non tutto è sinonimo di tutto…

Si parla molto del problema della contraffazione delle opere d’arte contemporanea, trattandosi di un fenomeno piuttosto diffuso.  Secondo quanto recentemente comunicato dal Comandante della Sezione Falsificazione ed Arte Contemporanea del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, nel 2018 quasi il 70% delle opere d’arte contemporanea in circolazione in Italia sarebbe stato costituito da falsi. La contraffazione delle opere d’arte contemporanea sembra, poi, un fenomeno in crescita: il valore delle opere sequestrate lo scorso anno da parte dei Carabinieri ammontava a circa 218 milioni di euro, quasi quattro volte in più rispetto al 2016. Recentemente, il mercato dell’arte contemporanea italiano è stato scosso da alcuni significativi casi di contraffazione: un centinaio di opere attribuite a Michelangelo Pistoletto sequestrate in tutta Italia, i falsi Dadamaino e De Dominicis. Un caso che ha destato particolare scalpore è stato, poi, l’esposizione di alcune opere false di Modigliani durante due mostre tenutesi rispettivamente a Genova e a Palermo.  L’arte contemporanea è sicuramente la tipologia d’arte più falsificata sia per la facilità dei falsari nella riproduzione di tali opere (a differenza di quelle di arte antica), sia per la maggiore richiesta da parte del mercato. È, quindi, piuttosto facile incorrere in errore e acquistare un’opera d’arte non autentica, soprattutto qualora non venga svolta un’accurata due diligence sull’opera prima del suo acquisto.  La due diligence consiste nello svolgimento di adeguati controlli in materia: di provenienza, autenticità, vincoli sull’opera e stato di conservazione della stessa.  Il mercato dell’arte, pur presentando ancora molte zone grigie, sta cercando di tutelarsi contro il fenomeno della contraffazione che incide negativamente sulla fiducia dei collezionisti e sull’ingresso di nuovi possibili player. In particolare, si stanno sviluppando alcune iniziative, come il Responsible Art Market che mira a fornire linee guida e standard comuni per gli operatori e i privati al fine di garantire un corretto acquisto. Inoltre, anche la tecnologia, in particolare la blockchain, aiuterà il mercato dell’arte consentendo una maggiore tracciabilità delle transazioni e delle opere stesse.   

Angela Saltarelli è Avvocato specializzato in Diritto dell’arte e dei beni culturali, oltre che in tematiche ip. Collabora con lo studio Chiomenti.

Per capire cosa sia l’autenticità è necessario dare una definizione di falso. Lo si vede in controluce. In arte, diversamente da altri ambiti come ad esempio quello della numismatica, l’autenticità è il riconoscimento di una precisa relazione che l’oggetto artistico intrattiene con il suo autore. Ora generalizzerò per chiarezza ma il tema è molto denso e nel saggio L’autenticità nell’arte contemporanea, Zel Edizioni del 2015, lo affronto dettagliatamente. Se in passato gli artisti eseguivano materialmente il loro lavoro, da circa cento anni non è più così: object trouvé, land art, arte povera etc. prevedono l’uso di materiali e oggetti preesistenti all’opera. Come si definisce dunque questa relazione? Fino a quando può essere considerata autentica un’opera eseguita da altri – non dall’artista – dove per altri intendiamo anche il caso o, perché no, Madre Natura? Definire l’autentico in arte equivale a definire l’arte ma non è vero il contrario. Ciò che non è autentico non può automaticamente essere definito non-arte. Le opere di Van Meegeren ora sono autentiche, quando le si voleva riconoscere come opere di Vermeer erano false. Le stesse! Può un concerto di Keith Jarrett essere più autentico di un concerto di Schumann solo perché il compositore lo sta eseguendo davanti a noi? Le copie che Monet eseguiva al Louvre quando era un giovane e sconosciuto pittore, ora valgono più degli originali da cui sono state tratte. Vedete dunque che la risposta non è nemmeno di tipo economico. Studiando i falsi, tutti i tipi di falsi, studiando l’autenticità, in tutte le sue sfumature ho capito che il valore estetico appartiene ad entrambi, il valore storico artistico è equivalente (i falsi non sono forse sintomo del gusto di un’epoca? Infatti si falsificano solo le opere di grande successo) solo il valore economico cambia. E questa faccia della medaglia non è poi così interessante. Il fake equivale alla contraffazione. Contraffare significa ingannare volutamente, sostenere l’autenticità laddove si sa che non è così. Il fake è un problema d’intenti, non d’arte. Bisogna stare attenti alle parole!

Chiara Casarin è Direttore dei Musei Civici Bassano del Grappa. Dottore di ricerca in semiotica dell’arte, ha pubblicato L’Autenticità nell’arte contemporanea, Zel Edizioni.

Dall’alto: Un ritratto di Angela Saltarelli. Courtesy Angela Saltarelli. Un ritratto di Chiara Casarin in una delle sale dei Musei Civici Bassano del Grappa. Courtesy Chiara Casarin.

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