ARTASERSE: un film di Cristiano Carotti e Desiderio

di Davide Silvioli

Arte e pugilato, mente e corpo, rassegnazione e sforzo, sconforto e speranza. Queste sono solo alcune delle antitesi, tuttavia non inconciliabili, che possono essere colte dallo spettatore durante la visione di Artaserse, film d’artista realizzato da Cristiano Carotti e Desiderio, con colonna sonora di Alessandro Deflorio in collaborazione con gli Afterhours. Già presentato alla Cineteca di Bologna e al centro culturale Angelo Mai di Roma, si tratta di una pellicola che, per l’appunto, gioca molto sul senso del paradosso e dell’assurdo fino a sfociare nel surreale, poggiando saldamente sull’efficacia di una figura già di per sé dall’eccezionale potenziale narrativo. Difatti, il personaggio principale, Artaserse Conti, oggi settantaquattrenne, nel corso della sua vita è stato pugile, allenatore, operaio e, coltivando intimamente la passione per la pittura, ha sempre nutrito il sogno di ritagliarsi un proprio spazio nel mondo dell’arte. Soggetto, dunque, straordinariamente anticonvenzionale, il protagonista è affiancato da figure ugualmente particolareggiate per arricchire, con ulteriore curiosità, la storia in questione quali un collezionista compulsivo e faccendiere, un oste che si fa pagare pranzi e cene in quadri, un grillo parlante amico di vecchia data e un musicista elettronico talentuoso ma dalla vita decisamente tormentata. Tutto questo nella cornice di una provincia centritaliana ora decadente e scoraggiante, ora libera e prodiga di promesse (o illusioni), dove il nostro Artaserse, nello svolgimento della narrazione, si muove in parallelo ad altri personaggi dalle vicende improbabili che con la sua si intrecciano, generando situazioni inaspettate. Sullo sfondo, vi è la costante presenza di un sistema dell’arte descritto nel film come un universo fatto di vanagloria, interessi e opportunismo, alimentato da personalità senza scrupoli solite al sotterfugio e al lucro incondizionato. Certamente, una lettura tanto disincantata del settore artistico male si sposa con la natura schiettamente autentica e un po’ naif del protagonista il quale, dopo aver lottato per una vita intera, non solo sul ring, si accinge ora a intraprendere – con il suo stile unico – lo scontro probabilmente più difficile della sua carriera; quello contro l’art system e i suoi vassalli. Significativo, infine, sottolineare come i due autori siano stati sia registi, che creatori, che operatori di macchina che sceneggiatori dell’intero progetto. Questo modus operandi ha permesso loro di diventare parte integrante della storia e di vivere a stretto contatto con i protagonisti, abbattendo completamente il muro che si viene a creare tra chi guida la macchina da presa e chi recita, al punto di conferire un’eccezionale naturalezza a tutto il racconto. Da vedere!

Per tutte: Artaserse, scene del film. Courtesy Cristiano Carotti.
 
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