BABY 3.0 | Lorenzo Quinn

a cura di Amira Gad

dal 15 luglio sino al 31 ottobre 2022

Incontro con la stampa giovedì 14 luglio ore 17.30

Palazzo Ca’ Corner, Venezia

Si chiama “Baby 3.0” – simbolo di rinascita, tributo verso il mistero della vita che accomuna ogni essere umano e dà speranza per il futuro – la nuova creazione monumentale di Lorenzo Quinn che sarà esposta a Venezia, a cura di Amira Gad, dal 15 luglio al 31 ottobre 2022.

L’opera sarà collocata nel giardino di Palazzo Corner della Ca’ Granda a San Marco, lo splendido e imponente edificio affacciato sul Canal Grande, progettato da Jacopo Sansovino, sede storica della Città metropolitana di Venezia – che ha concesso il patrocinio alla mostra – e sede anche della  Prefettura: una scultura sorprendente e iconica che si staglierà sul Canal Grande intessendo con le sue acque magici riflessi.

“Venezia la sua rinascita, dopo l’acqua alta del Novembre del 2019 e la pandemia, l’ha già iniziata da tempo; la nuova opera di Lorenzo Quinn non è altro che un atto concreto che traduce lo spirito di una comunità in una creazione artistica – è il commento di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e della Città metropolitana – È un piacere poter ospitare l’ultimo lavoro di Quinn, che dimostra ancora una volta un amore smisurato per questa città”.

Artista figurativo ormai di fama internazionale formatosi all’American Academy of Fine Arts di New York, Lorenzo Quinn (Italia ROMA, 1966) avvia così una nuova fase del suo percorso senza abbandonare le tematiche e le istanze che gli sono più care, compresi la salvaguardia e il destino della città lagunare, alla quale è da sempre molto legato, e i valori più profondi della nostra Umanità.

La potenza comunicativa e l’immediatezza del messaggio sono del resto gli elementi che connotano le sue sculture, soprattutto le monumentali opere di arte pubblica che Quinn ha esposto in tanti prestigiosi contesti internazionali affascinando il pubblico mondiale, spesso anche con finalità benefiche e filantropiche: a Park Lane, Barkely Square e nei Cadogan Gardens a Londra, nel cortile del Museo Ermitage a San Pietroburgo, al Windsor Castle nel Berkshire, presso la Casina Valadier a Roma, nel Giardino dei Boboli parte delle Gallerie degli Uffizi a Firenze, a Palazzo Sagredo sul Canal Grande a Venezia; e ancora davanti alla Chiesa di San Martino a Birmingham, dinnanzi alla Cattedrale di Palermo, al grattacielo del Paramount Group in Avenue of Americas a New York e al Museo d’Arte Moderna di Palma di Maiorca; sul lungomare di Doha in Qatar, sul tetto del Museo di Arte Moderna di Shanghai con vista sul fiume Huangpu e, ultima realizzazione, ai piedi delle Piramidi di Giza.

“Baby 3.0”, in rete d’acciaio inossidabile e fusione di alluminio, alta 7 metri e larga quasi 9, con la poesia e la forza evocativa delle sue forme, si svelerà al pubblico il prossimo 14 luglio e sarà anche per Venezia, che ha appena celebrato i suoi 1600 anni di storia, l’auspicio di una nuova Ri-nascita.

“Ora più che mai – spiega Lorenzo Quinn – dopo la pandemia, di fronte al dramma delle guerre e della povertà diffusa e ai gravi problemi ambientali, c’è bisogno di ribadire il valore della vita, di lavorare al cambiamento e alla creazione di una nuova Umanità. Quest’opera è una dichiarazione di speranza per il futuro, anche per Venezia. Un bimbo ancora nel grembo materno ma già pronto alla vita”.

Amira Gad, curatrice e scrittrice con sede a Rotterdam nei Paesi Bassi, ha organizzato mostre in tutto il mondo e pubblicato numerosi scritti sull’arte contemporanea. In precedenza ha lavorato come curatrice anche alla Serpentine Gallery di Londra e al Witte de With Centre for Contemporary Art di Rotterdam; nel 2021 è stata nella giuria del Prix de Rome Visual Arts e degli Ammodo Tiger Short Awards dell’International Film Festival di Rotterdam.

“Baby 3.0 – scrive Amira Gad – ci porta alle nostre origini per ricordarci che veniamo tutti dallo stesso luogo: nel grembo materno siamo tutti uguali. Il bacino della donna è incredibile. E’ l’unica struttura ossea del corpo umano che ha la capacità di estendersi e di adattarsi per poter favorire la vita.   Paradossalmente per l’attività artistica di Lorenzo Quinn, questa scultura di 7 metri è ad un tempo monumentale per dimensioni ma intima nel sentimento che genera. Ci invita ad entrare in un bozzolo…e ci mette di fronte all’immensità delle domande che ne sono al centro e che sono l’essenza di tutto ciò che facciamo, della cultura, della scienza, della filosofia, dell’innovazione: Perché siamo nati? Perché siamo qui? Qual è il nostro scopo nella vita? Con il titolo, l’artista suggerisce una umanità migliore ed evoluta, una versione 3.0 di noi stessi alla quale mirare.”

Ma i richiami e le suggestioni, come tipico delle opere di Quinn, sono molteplici: come non pensare a una connessione tra il bacino della donna che fa da culla al Baby 3.0 nell’opera dell’artista italiano (le ossa pelviche che sostengono il feto) e il bacino di San Marco della città lagunare, che ha nel Canal Grande il suo “cordone ombelicale”, segno del rapporto vitale tra Venezia e l’acqua, così com’è nell’acqua che nasce la vita?

Lorenzo Quinn è uno scultore figurativo italo-americano di fama internazionale, nato a Roma nel 1966 dall’attore messicano-americano premio Oscar Anthony Quinn e dalla sua seconda moglie, la costumista Iolanda Addolori. Durante gli anni di studio all’American Academy of Fine Arts di New York, Quinn realizza che, tra tutte le arti, il suo futuro sarebbe stato la scultura. Le sue opere monumentali di arte pubblica, come anche i suoi pezzi più piccoli, trasmettono la sua passione per i valori eterni e le emozioni autentiche. In particolare, molte delle sue opere più famose rappresentano espressive ricostruzioni delle mani umane: “volevo scolpire quella che è considerata la parte del corpo umano più difficile e tecnicamente più impegnativa. – afferma Quinn – La mano detiene così tanto: il potere di amare, di odiare, di creare e di distruggere”. Nel 1988 Quinn sposa Giovanna Cicutto e, dopo la nascita del primo figlio, decidono di lasciare New York per trasferirsi in Spagna. Negli ultimi due decenni, le opere di Lorenzo Quinn sono state esposte in tutto il mondo. Tra le sue opere monumentali si ricordano “Support” (2017), esposta a Venezia – le mani di un bambino che dall’acqua del Canal Grande sorreggono Ca’ Sagredo, in una denuncia contro l’inquinamento della città – “Give” (2020) installata anche nel Giardino dei Boboli degli Uffizi a Firenze.

Dal forte impatto è sicuramente “Together” (2021), opera di land art presentata prima a Cannes e poi nell’esposizione “Forever is Now” in Egitto, in occasione del primo evento di arte contemporanea tenuto nel sito UNESCO delle Piramidi di Giza.

“Force of nature” (2017), opera di cinque metri installata sulla sommità del Museo di Arte Moderna di Shanghai,  vuole ricordare il grande potere della natura e ciò che Quinn descrive come il nostro “falso senso di sicurezza” nei suoi confronti.

Ufficio stampa:

Villaggio Globale International

Antonella Lacchin

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lacchin@villaggio-globale.it

 

Lorenzo Quinn – Schizzo baby 3.0 visto dall’alto.

Lorenzo Quinn exhibition portrait.

 

 

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