BLACKOUT | L’intervento pubblico dell’artista digitale Skygolpe tra arte, intelligenza artificiale e filosofia

dal 19 maggio al 1° giugno 2025
 
Sedi varie, Milano
 

BLACKOUT, il progetto pubblico ideato dall’artista digitale Skygolpe, (al secolo Mattia Sommovigo), invade le strade e le piazze di Milano dal 19 maggio al 1° giugno 2025.
 
Nella giornata di ieri, martedì 20 maggio 2025, presso gli spazi di SPAZIO WUF a CityLife, Milano, dalle ore 11.00 alle 16.00, giornalisti e creator digitali sono stati invitati a partecipare a un’esperienza immersiva e a produrre interviste e materiali audiovisivi su BLACKOUT direttamente in loco, con il supporto della tecnologia WUF. Tutti i contenuti saranno post-prodotti e resi immediatamente disponibili, liberi da diritti, per una pubblicazione agile e autonoma su canali editoriali o digitali.
  
BLACKOUT: arte pubblica per un tempo incerto
Blackout è un’installazione pubblica che trasforma il tessuto urbano milanese in un cortocircuito visivo e filosofico. Utilizzando i canali dell’advertising urbano (maxi billboard), Skygolpe dissemina per la città visioni generate da intelligenze artificiali e slogan enigmatici come “INGOIA IL PROGRESSO”, “LE MACCHINE SONO FEDELI”, “IL FUTURO È GENERATO”. Per 14 giorni, i sei maxi billboard saranno dislocati in punti strategici di Milano che tracciano un itinerario che collega: Via G. B. Grassi, Piazzale Istria 2, Via Rogoredo, Viale Sarca (fronte C.C. Sarca), Via Bodio, Via Canonica.
Attraverso questo linguaggio provocatorio, il progetto mette in discussione il rapporto tra tecnologia, identità e immaginario collettivo, restituendo una riflessione critica sull’ambivalenza del progresso. Le frasi – brevi, evocative, ambigue – sono concepite per insinuare dubbio e stimolare pensiero, seguendo una logica maieutica che rovescia l’interrogazione socratica: non più la domanda, ma l’affermazione genera il dubbio.
 
Un progetto in evoluzione, tra filosofia, AI e arte pubblica
Milano, capitale della comunicazione visiva italiana, è la prima tappa di un intervento destinato a espandersi in altri centri urbani in Italia e all’estero. L’opera nasce dalla co-creazione tra Skygolpe e un’intelligenza artificiale autonoma, che ha generato immagini ibride ed enigmatiche e testi destinati a convivere nello spazio pubblico.
Un atto che interroga la natura dell’autorialità e della creatività nell’era dell’automazione, dove il confine tra produzione umana e artificiale si fa volutamente ambiguo. In questo senso diventa emblematica la frase “ARTE SENZA ARTISTI”, tra le varie protagoniste del progetto.
 
BLACKOUT si ispira alla maieutica socratica, fulcro del processo artistico di Skygolpe, portata in un contesto contemporaneo. Se nella tradizione socratica è la domanda a instaurare il dubbio, in BLACKOUT è l’affermazione a svolgere questo ruolo. Scolpiti nello spazio urbano, gli slogan insinuano incertezza in chi li legge e attivano una riflessione silenziosa.
 
Il progetto è disseminato di riferimenti filosofici, a partire dall’adesione al pensiero di Martin Heidegger che, ne La questione della tecnica (1954), definisce la tecnologia capace di rivelare e al tempo stesso nascondere il reale. L’opera riprende questa intuizione suggerendo che ciò che la tecnologia produce non è mai del tutto neutra né completamente trasparente.
BLACKOUT si confronta anche con il pensiero di Emanuele Severino che nel testo Tecnica e destino (1998) individua nella supremazia tecnologica un carattere contraddittorio: è insieme promessa di salvezza e minaccia di smarrimento, forza che amplifica l’umano ma che lo rende anche vulnerabile.
Sul piano artistico, l’intervento si collega alle più radicali sperimentazioni artistiche del secondo Novecento e a figure come Jenny Holzer, Barbara Kruger e Lawrence Weiner. Come nei loro lavori, il linguaggio è nel progetto di Skygolpe un elemento visivo e critico, privo di un significato univoco.
I messaggi di BLACKOUT sono brevi, ambigui, provocatori, volutamente contraddittori. Infrangono le logiche lineari della comunicazione pubblicitaria e generano un corto circuito tra contenuto e forma.
 
Milano è la prima tappa di BLACKOUT, scelta per il suo ruolo centrale nel panorama della comunicazione visiva e pubblicitaria italiana. Città simbolo dell’innovazione e della sperimentazione culturale, Milano rappresenta il contesto ideale per innescare una riflessione collettiva sull’impatto della tecnologia nell’immaginario urbano. Dopo il debutto nel capoluogo lombardo, il progetto si estende in altri centri urbani, sia in Italia che all’estero, con l’obiettivo di attivare nuovi spazi di confronto e provocazione visiva.

 

Installation view, Skygolpe, Blackout (2025).

 

Ufficio stampa:

PCM Studio di Paola C. Manfredi

 

 

 

 

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