CAMPARI: L’ARTE DELL’INDUSTRIA

La produzione negli scatti dell’archivio storico di Galleria Campari e una nuova prospettiva di Jill Mathis

dal 2 giugno al 30 settembre 2024

Anteprima stampa: venerdì 31 maggio 2024 ore 11.30

Galleria Campari, Milano

L’esposizione presenta una serie di 29 scatti dall’archivio di Galleria Campari dall’inizio del XX secolo agli anni ’90. Le immagini, in prevalenza in bianco e nero, evocano i diversi luoghi e le fasi produttive della storia industriale di Campari ritraendo i lavoratori decennio dopo decennio.
 
Il racconto dell’attività produttiva dei giorni nostri è affidato alle inquadrature di Jill Mathis. Le sue fotografie, organizzate in dittici e trittici, compongono una sceneggiatura visiva ispirata all’eleganza celata nei processi di produzione e imbottigliamento, che quotidianamente prendono vita nell’impianto industriale Campari Group a Novi Ligure. L’uso sapiente di un tempo di otturazione dilatato, pensato per catturare il momento perfetto, trasforma i movimenti, i colori dei liquidi e le sagome delle bottiglie, tra cui la celebre silhouette tronco conica di Campari Soda, in elementi di una composizione astratta e dal sapore onirico. Raccogliendo l’eredità di autori come Ugo Mulas e Ralph Gibson, Mathis punta i riflettori sul linguaggio della forma e focalizza l’attenzione sui movimenti delle mani dei suoi soggetti, in una partitura visiva in bianco e nero interrotta a tratti da tocchi rossi, gialli e arancioni.
 
La serie ideata da Jill Mathis si inserisce nella selezione dell’archivio storico di Galleria Campari che, con il suo andamento cronologico, realizza un ponte tra tradizione e contemporaneità. Il rigore formale della sua storia, che ha visto il contributo di alcuni tra i più importanti artisti, designer e registi degli ultimi centosessant’anni, accoglie le immagini di Jill Mathis in un itinerario per immagini che, negli spazi di Galleria Campari, attraversa passato e presente

JILL MATHIS

Jill Mathis è cresciuta in Texas, e ha studiato scultura e fotografia all’University of Texas a San Antonio. Ha iniziato la sua carriera fotogiornalistica mentre era ancora a scuola, e ha lavorato per vari giornali nel Sud del Texas. Nel 1988, accede alla Scuola di Fotogiornalismo dell’University of Texas ad Austin in merito al portfolio che documentava sia la situazione dei senzatetto che la scena politica nel sud Texas.
Terminata la scuola, Jill inizia uno stage a New York City dove rimane e diventa assistente a tempo pieno di Ralph Gibson. Durante questo periodo inizia una serie sui Chassidim di Brooklyn, e questo lavoro lo si trova nel Jewish Museum di New York; queste fotografie sono spesso utilizzate come materiale di ausilio visivo nei corsi sull’ebraismo alla Columbia University. Successivamente una sua sequenza sul rodeo ha affinato il suo stile riconoscibile di visione del mondo, utilizzando idee sulla percezione e la linea ambigua tra realtà e astrazione.
Nel 1996 viene invitata a partecipare ad un simposio internazionale di artisti nella Repubblica Ceca dove incontra il suo futuro marito, lo scultore italiano Valerio Tedeschi.
Poco prima di trasferirsi in Italia, Jill inizia la serie Parallel Text che continua ancora oggi e che trova la sua base nell’etimologia. Dopo la sua prima mostra museale presso l’Aldrich Museum nel Connecticut, il lavoro attira l’attenzione di Olympus Cameras, Regno Unito, che nel 1997 le assegna un generoso finanziamento culminato nel libro Parallel Text.
Ritornando alle sue radici giornalistiche nel 2008 Jill riceve un incarico di un anno per documentare un’area del Piemonte finalizzato a una mostra in coppia con Ralph Gibson presso l’annex del Guggenheim, ARCA, a Vercelli. Quindi inizia la serie Art&Industria, dedicata all’industria italiana con la prima importante mostra nel 2011.
Jill ha pubblicato numerose monografie ed è inclusa in molti libri e riviste di fotografia, tra cui American Photo, Marie Claire ed Elle Decor. Espone sia in Europa che negli Stati Uniti e il suo lavoro si trova in numerose collezioni private e pubbliche, tra cui: Whitney Museum of American Art (NYC), The International Center of Photography (NYC), The Brooklyn Museum of Art (NYC ), Norton Museum of Art (Florida), Birmingham Museum of Art (Alabama), The Aldrich Museum (Connecticut), The Cleveland Museum of Art (Ohio), The Museum of Contemporary Art (San Diego), The Delaware Art Museum (Delaware), The Ross Art Museum (Delaware), The Albin O. Kuhn Gallery (Baltimora), The Buhl Foundation (NYC), Riva Yachts/Ferretti Group (Italia) e Schindler Group (Svizzera).
Il suo lavoro è stato citato in vari studi universitari e antologie sulla fotografia ed è incluso in molte collezioni accademiche tra cui Columbia University, Georgetown University, University of Pennsylvania, Vanderbilt University, University of Maryland, Brown University, Bryant University, City College of New York, George Washington University, Wake Forest University, Carleton College, Bucknell University e Baruch College.

IL MUSEO AZIENDALE CAMPARI E LA SUA STORIA

La Galleria Campari, aperta nel 2010 in occasione dei 150 anni di vita dell’azienda, è un museo aziendale di nuova concezione: uno spazio dinamico, interattivo e multimediale, interamente dedicato al rapporto tra il marchio Campari e la sua comunicazione attraverso l’arte e il design. Il progetto nasce nell’ambito della riscrittura architettonica e funzionale dello storico stabilimento di Sesto San Giovanni creato da Davide Campari nel 1904. Tra il 2007 e il 2009 il complesso è stato interamente trasformato su progetto dell’architetto Mario Botta per la realizzazione dei nuovi Headquarters del Gruppo Campari e del museo aziendale.
La Galleria Campari deve la propria forza all’unicità e alla ricchezza dell’Archivio Galleria Campari , vero e proprio giacimento culturale trasversale che raccoglie oltre 4.000 opere su carta, soprattutto affiche originali della Belle Époque, ma anche manifesti e grafiche pubblicitarie dagli anni ‘30 agli anni ‘90, firmate da importanti artisti come Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Fortunato Depero, Guido Crepax, Bruno Munari, Ugo Nespolo; caroselli, spot e progetti di noti registi come Federico Fellini, Singh Tarsem, Paolo Sorrentino, Stefano Sollima, Matteo Garrone; oggetti firmati da affermati designer come Matteo Thun, Dodo Arslan, Markus Benesch e Matteo Ragni.
Quella di Campari è una storia fatta di brillanti intuizioni, di campagne pubblicitarie raffinate, di una strategia comunicativa all’avanguardia che ha vestito il prodotto di arte e design e ha saputo associarlo alla cultura e alla creatività italiane: la visita alla Galleria Campari è un’immersione sensoriale nei principi di vitalità e proiezione verso il futuro che da sempre hanno caratterizzato il marchio.
Le opere sono esposte sia in originale sia in versione multimediale, rielaborate da Interaction Designer di Cogitanz utilizzando un video-wall con 15 schermi dedicato ai caroselli dagli anni ‘50 agli anni ‘70, otto proiettori in alta definizione che gestiscono una parete di 32 metri con bozzetti d’epoca animati, video dedicati progetti speciali, immagini tratte dai calendari Campari e spot pubblicitari dagli anni ‘80 a oggi. Un tavolo interattivo con 12 schermi touch screen consente ai visitatori di fruire gran parte del vasto patrimonio artistico dell’azienda.
La Galleria offre anche servizi di prestito a musei ed esposizioni, consulenza storico-critica a sostegno di progetti curatoriali che includano materiale della collezione Campari e visite guidate per privati, studenti ed esperti del settore.

 

Contatti per la stampa e info:

PCM Studio di Paola C. Manfredi

Via Farini, 70 | 20159 Milano | www.paolamanfredi.com

Francesca Ceriani | francesca@paolamanfredi.com | +39 340 9182004

Ludovica Cozza Caposavi | ludovica@paolamanfredi.com 

 

dall’alto: Laboratorio chimico di analisi e ricerca stabilimento Campari Sesto San Giovanni, anni ’40. Archivio Galleria Campari. Filtrazione campione Crodino, laboratorio analisi. Stabilimento Campari Novi Ligure. Jill Mathis, 2024.

 

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