Equilibri | Gianlorenzo Gasperini

con testo di Chiara Spangaro

fino al 23 aprile 2022

Galleria Antonia Jannone, Milano

In esposizione undici sculture in bronzo, miniature filiformi di figure sospese alla ricerca di equilibri sorprendenti, e tempere su carta, delicati studi di soggetti femminili colti nei loro movimenti. L’opera di Gasperini presenta infatti anatomie deindividualizzate, uomini e donne, la cui stabilità giocosamente precaria è ricercata sulla linea di confine che separa spazio e figura. I materiali di cui l’artista fa uso sono resina, bronzo e gesso. Le sue sculture, caratterizzate da un forte senso della linea e del movimento, esplorano il tema del bilanciamento e dell’equilibrio. L’ironia è una componente importante della sua ricerca: essa gli dà la possibilità di liberarsi dal pesante carico della tradizione e di operare in un presente instabile dove tutte le certezze si dissolvono.

«Il bronzo, per la sua qualità di assorbire la luce ma soprattutto di rifletterla, è un materiale che sfida lo scultore a cercarne l’equilibrio nella superficie oltre a quello compositivo.» Chiara Spangaro

Gianlorenzo Gasperini, nato a Civitavecchia nel 1967, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver studiato sociologia all’Università La Sapienza. Dal 2001 al 2012 le sue sculture in bronzo hanno fatto parte dell’esposizione permanente dell’Opera Gallery di New York e dal 2012 lavora con la galleria Von Buren Contemporary di Roma. Dal 2017 partecipa al progetto espositivo MA ART dello studio Morris Adjimi Architects di New York.

Le figure in bronzo di Gianlorenzo Gasperini stanno in bilico in un gioco di contrappesi che è tanto fisico quanto esistenziale. I suoi soggetti sono il risultato dello studio di elementi generalmente tipici di un fare astratto – linee e superfici, pieni e vuoti – che si equilibrano in una narrazione tra gravità e ironia. Essa descrive la mutevole situazione in cui si trovano i suoi personaggi, più che la loro statica anatomia. Gasperini si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma dopo aver studiato sociologia all’Università La Sapienza. Ha appreso le tecniche della scultura con Bruno Liberatore – suo docente e artista – assistendolo in studio e lavorando in parallelo al proprio immaginario poetico. Assimilati i rapporti materia-luce e forma-spazio, li applica a una ricerca figurativa che mette al centro l’essere umano, il suo movimento e la sua instabilità, che continua a studiare anche con resina e legno. La serie di sculture in bronzo presentate alla Galleria Antonia Jannone, permette di mappare alcuni di questi equilibri materiali e psichici che parlano di diverse vicissitudini umane. Alcune composizioni più domestiche sono accomunate dalla presenza scultorea di una sedia, dove loggetto duso ha molteplici e contraddittorie funzioni: ora è un sostegno per la figura che vi si appoggia in Sala d’attesa (2020), ora è un fattore di sbilanciamento ne L’uomo seduto (1997 e 2018) o Uomo su sedia (2018). Altrove diventa invece un fatto puramente plastico che unisce le due donne colte nell’attendere e le mette in relazione in Sala d’attesa 2 (2020). La seduta è un elemento che per lo scultore introduce anche un senso enigmatico: esiste ma non è visivamente pesante, ha uno scheletro, fa parte del quotidiano, può cambiare posizione e quindi relazione con la figura – come si vede anche negli studi a tempera su carta della serie Ragazza con sedia (2013).

Il Facchino (resina, 2017) ha una duplice possibilità visiva: sbilanciato in avanti porta il suo carico ma può finire per essere soverchiato dal suo peso che lo trascina all’indietro. È un’immagine anti-eroica che riporta alla comicità corporea di Charlie Chaplin o di certi film dei Fratelli Marx o anche, in Sequenza Polifasica Monomorfa (2012), alle ricerche di Eadweard Muybridge sul movimento in fotografia. Forse qualcuno potrebbe anche ripensare al volo de L’Aviatore (1932) di Arturo Martini, terracotta che sicuramente Gasperini conosce e che rievoca il mito di Icaro più che all’immaginario glorioso di velocità e innovazione tipico del periodo. La caduta / volo ha nella scultura di Martini una complessità tecnica che sfida la materia e la statica e che si risolve in una tensione compositiva ed emotiva impareggiabile, a cui Gasperini ha guardato con l’interesse e l’attenzione di chi osserva un maestro.

Con Rebus. Disequilibri statici (2 parole 12-7) del 2018, lo scultore costruisce un gioco enigmistico dove il funambolo si muove tra due elementi alfabetici (dis e tici) incisi nel cornicione sul quale cammina. Il titolo della scultura è la chiave del gioco e insieme contraddice la composizione – sospesa nel tempo, statica eppure instabile.

Lo stesso senso di pausa si avverte in Contraerea (resina, 2017) dove le quattro figure sono fermate nella tensione di capire chi sarà la prima a sferrare l’attacco. La minaccia costituita dagli aeroplani di carta rende questa circolarità insieme ironica e quasi fanciullesca ma anche reale, per il diretto riferimento alla guerra: Gasperini stesso ammette che queste “divinità olimpiche sbiadite sembrano ripetere da sempre la stessa cosa: ‘il tempo non esiste perché la storia è sempre la stessa.’”

Anche David si lega all’attualità che lo scultore trasporta in bronzo e mette in relazione al simbolo della fede e del coraggio che trionfano sulla violenza. Il titolo si riferisce alla storia biblica del pastorello Davide che armato di una fionda uccide il gigante dei Filistei Golia, in guerra con il popolo di Israele ma Gasperini si è ispirato per il suo eroe ad una foto trovata nel quotidiano “l’Unità”: “era probabilmente la seconda intifada e mi ha colpito l’immagine in controluce di una sagoma armata di fionda che andava contro i carri armati israeliani. Ho voluto in qualche modo dissacrare il mito biblico, per rendere evidente l’assurdità e l’incoerenza che il mondo propone ogni giorno e che si aggiunge all’instabilità che è di ogni essere umano.”

Il bronzo, per la sua qualità di assorbire la luce ma soprattutto di rifletterla, è un materiale che sfida lo scultore a cercarne l’equilibrio nella superficie oltre a quello compositivo5. Allo stesso modo, gli studi dal vero del 2012 concorrono a sondare peso e distribuzione, che Gasperini traspone poi nella composizione tridimensionale: Angelica, Anna, Vera e le altre “Sirene, sobriamente nude, quasi scultoree … hanno lo sguardo sempre rivolto altrove, verso il verde.”

I risultati di questa ricerca si trasferiscono dalla carta alla scultura e, come ha scritto Ilaria Schiaffini, “nella serie Piroghe la torsione del busto si puntella su un remo lungo come unasta, che diventa lasse di equilibrio attorno alla quale la spinta del corpo, la resistenza dellacqua, il solco della piroga si dispongono come un repertorio di possibili variazioni nello spazio.”

Questi viaggiatori solitari, o traghettatori dell’idea poetica del muoversi, ben interpretano l’apertura del mondo figurativo di Gasperini che dà a cambiamento e disequilibrio un accento positivo come di chi, nel movimento, vuole indagare le possibilità che si oppongono alla stasi, fuori da ogni dogmatica idea precostituita.

Per info:

Galleria Antonia Jannone, Milano

+39 02 29002930

info@antoniajannone.it | www.antoniajannone.it

Ufficio stampa:

Piera Cristiani

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info@pieracristiani.com | www.pieracristiani.com
 
 
Gianlorenzo Gasperini, Uomo su sedia 2018, bronzo, cm 23×10,3×24,5. ©Olivia Gozzano. Courtesy Galleria Antonia Jannone.

 

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