EROS | Bruno Cattani

Recensione di Loredana Barillaro

Il lavoro di Bruno Cattani ci insegna che un’opera d’arte ci può aiutate nella lettura di infinite altre opere d’arte, egli ci presta il suo occhio, facendosi strumento di osservazione e di indagine. Guida lo spettatore, lo prende per mano e lo aiuta a farsi partecipe della parte più profonda e intima della statuaria classica quale traduzione alta della figura umana. Quelli che osserviamo nel lavoro di Bruno Cattani sono dei corpi idealizzati che portano il segno dell’azione di chi ne ha plasmato la materia, quindi dell’artista. Ogni dettaglio, visto mediante il suo sguardo, è come una sorta di colonna sonora che accompagna il nostro atto visivo, quasi a farsi mano, a farsi gesto, quasi a simulare la pressione della carne sulla carne. La fotografia da sempre ha lo scopo, oltre che il privilegio, di poter fermare la realtà, fornendoci sempre plurime chiavi di lettura, quindi non una visione univoca ma filtrata da una molteplicità di approcci, i quali possono, in un certo senso, corrispondere agli infiniti dettagli che siamo invitati a cogliere.

EROS è un lavoro intenso non solo per il tema affrontato ma anche per la forza che esige affinché l’immagine bidimensionale possa restituire la morbidezza delle membra trattate, in origine, nella loro tridimensionalità. Credo che la riflessione che scaturisce da queste immagini possa inserirsi a pieno titolo nel bisogno, tipico della contemporaneità, di ripensare il corpo, di ripensare l’approccio ai quei cosiddetti canoni estetici troppo spesso oggetto di un’erronea considerazione, di una discutibile interpretazione, che gradatamente ha condizionato e interferito con una sana valutazione del corpo stesso, inteso anche come corpo sociale, in una visione che da intima diviene necessariamente collettiva. Un lavoro dunque che credo possa percorrere più strade, possa acquisire più significati, che a partire dalla statuaria classica, possa condurci ad un’analisi dell’ideologia del corpo, se di ideologia possiamo parlare, ancora più ampia e necessariamente in divenire.

Bruno Cattani tratta la statuaria classica quale strumento di riflessione sulla contemporaneità, e lo fa con occhi da contemporaneo. E allora ci si chiede come può questo lavoro inserirsi in una visione contemporanea? E la risposta è che le immagini di Bruno Cattani ci dicono che è possibile riportare la bellezza, la sensualità, l’attrazione per il corpo altrui, in un sistema di pensiero che sia in grado di recuperare quella parte, così importante, dell’accettazione del sé. Immagini che possono fungere da monito dunque, che ci consentono di leggere, in una maniera diversa, inaspettata, noi stessi, il nostro approccio all’altro, ci consentono di mutare il nostro punto di vista su una società che ha perso i suoi riferimenti. Ecco, io penso che questo lavoro ci inviti, in maniera forte, a fermarci, a rallentare, a pacificare la nostra visione, a fare quel necessario passo indietro per capire, e forse anche per rifondare, l’epoca in cui viviamo, un’epoca in cui l’elemento estetico deve farsi, con urgenza, elemento etico.

© 2020 BOX ART & CO.

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