Fuori dall’angolo | Alberto Loro

a cura di Vera Canevazzi e Caterina Frulloni 

fino all’1 aprile 2022

Spazio Orso 16, Milano

Alberto Loro esce Fuori dall’angolo. Fino al 1° aprile allo Spazio Orso 16 sarà possibile visitare la mostra dell’eclettico artista milanese in esposizione con 21 dipinti.

Fuori dall’angolo è un percorso attraverso gli ultimi lavori di Alberto Loro, una mostra articolata nei due piani dello Spazio Orso 16: il luminoso piano terra, rischiarato dalle grandi finestre che si affacciano sul giardino interno e il piano interrato dall’atmosfera raccolta, con i mattoni a vista e le volte a botte.

Alberto Loro è l’inventore e il creatore di particolari quadri ad angolo, tridimensionali, per i quali viene soprannominato “l’Angolista”. Le sue opere sono il frutto di un lavoro di sperimentazione e relazione tra mitologia, design e architettura. Eclettico e poliedrico Alberto Loro – che ogni mattina indossava giacca e cravatta presso una delle sedi di Intesa Sanpaolo di Milano, dove occupava la poltrona di direttore – ha ottenuto con le sue opere numerosi riscontri non solo all’interno di importanti collezioni d’arte, ma anche tra privati e noti stilisti di alta moda. Per Giovanni Paolo II realizzò due mitrie ed un piviale studiando l’iconografia cristiana, mentre nell’aprile 2007 il Pontefice Benedetto XVI ha indossato, durante la messa in Coena Domini, la sua mitra di foggia classica e il Velo omerale. In onore di Papa Francesco ha anche realizzato un piviale contro le guerre.

Perché sì, Alberto Loro è un artista a tutto tondo: costumista teatrale, disegnatore di pellicce, illustratore. Una vocazione artistica decisamente controcorrente. “Mentre facevo carriera in banca disegnavo pellicce e costumi teatrali”, ha dichiarato in una passata intervista.

Ma è l’angolo il suo tema più caro.

L’angolo è luogo prospettico, polisemantico: può essere spazio intimo di riflessione, nido, riparo, ma anche vicolo cieco o luogo di abbandono per gli oggetti dimenticati. Fuori dall’angolo c’è il riscatto, la crescita. Alberto Loro attraverso i suoi quadri si pone come un tramite, un mezzo per farci entrare in contatto con la nostra realtà interiore. La destinazione finale del percorso nel quale ci accompagna siamo noi stessi. I suoi quadri altro non sono che un messaggio di riscatto.

Un tema caro all’artista che adesso abbandona i suoi dipinti angolari per cedere il passo a rigorose cromie quadrate dove la sovrapposizione centrale di quadrati più piccoli, talvolta centrati, talvolta ruotati alla maniera di rombi, conferisce una piacevole dimensione di sorpresa. Le sue tele restano oggetti-evento, consapevoli dell’eredità rigorosa e plastica dell’Op Art, delle sperimentazioni del Bauhaus e soprattutto della pittura oggetto italiana, che pur incorporano una variante emotiva, immediata e imprevista, un angolo che si piega. Che ci lascia uscire fuori per ciò che siamo.

«Fuori dall’angolo è un titolo paradigmatico. Appartiene così profondamente alla duplicità ironica di Alberto Loro, alla sua personalità che, pur nella leggerezza è capace di profonda resilienza. L’angolo è luogo prospettico, polisemantico: può essere spazio intimo di riflessione, nido, riparo, ma anche vicolo cieco, o luogo di abbandono per gli oggetti dimenticati. Fuori dall’angolo c’è il riscatto, la crescita. Un tema caro all’artista, dalla creatività estremamente eclettica: costumista, illustratore e disegnatore. Ora è il celebre Angolista ad abbandonare i suoi dipinti angolari per cedere il passo a rigorose cromie quadrate dove la sovrapposizione centrale di quadrati più piccoli, talvolta centrati, talvolta ruotati alla maniera di rombi, conferisce una piacevole dimensione di sorpresa. L’esperienza emotiva si traduce in schemi cromatici, in tele, dove è il colore nella sua uniforme schiettezza a raccontare. I dipinti sono allora ricordi, frammenti di vita che conservano l’enigma di ciò che sono. Come in “Omaggio a Della Robbia”, dove l’emozione potente di una visita fiorentina si traduce nella trasmissione essenziale e confortante dei colori principi di un dipinto rinascimentale. E poi ci sono quelle pieghe agli angoli delle tele che riportano alle infinite increspature delle stoffe e sembrano parafrasare una realtà propulsiva, imprevedibile e porosa eppure dinamica come un tessuto, in un infinito brulicare di grinze e rughe che non può mai appiattirsi, mai distendersi. Nelle ultime produzioni – in “Rosso Scoperto” ad esempio – l’artista aggiunge un dettaglio di telina al corpo della piega: quasi a voler celare o addolcire una verità che deve restare velata. Allo stesso modo, su una superficie mai immobile e sempre sfuggente, anche il colore nei suoi accostamenti rivela esiti sempre imprevisti. Riportando alle sperimentazioni ottiche di Josef Albers, Loro ci ricorda con lucidità e gaiezza come Il colore stesso sia “il mezzo più relativo in campo artistico”, eterna sfida con la tela nel mostrarsi “rassicurante nei suoi confini geometricamente definiti, (…) con una lentezza e una delicatezza disarmanti, ed una bellezza inebriante” (J. Albers, “Interazioni del colore”, p.16). Infatti, le collezioni di opere di Alberto Loro sembrano tradurre i momenti pittorici dell’artista in una dimensione sartoriale, quasi stilistica, dettata dalla luce e dalle gradazioni cromatiche. Alle volte avviene quello che Albers nominava come effetto di Bezold: come accade in “Il Giorno e “La Notte” i colori delle tele si alterano, si schiariscono o si incupiscono se attraversate da linee chiare o scure; l’effetto psichico è invece spesso tutto concentrato sul violento contraccolpo tra colori, primari o secondari. Le sue tele restano oggetti-evento, consapevoli dell’eredità rigorosa e plastica dell’Op Art, delle sperimentazioni del Bauhaus e soprattutto della pittura oggetto italiana, che pur incorporano una variante emotiva, immediata e imprevista, un angolo che si piega. Il guardare di Loro alle campiture di Rothko ha forse tradotto quelle forme fluttuanti e intense nelle presenze fisiche dei quadrati sovrapposti, dove è il dialogo tra il colore nella sua gravida pienezza a parlare».  Caterina Frulloni

Alberto Loro vive e lavora a Milano. Dopo il diploma in design presso l’Istituto Tecnico Marangoni e in modellismo industriale presso l’Istituto Secoli, Loro diventa costumista teatrale, disegnatore di pellicce e illustratore. Nella sua creatività eclettica lavora trasversalmente nell’ambito della moda, dell’arte e del design: tra il 2001 e il 2013 disegna per i tre Santi Padri due Piviali, tre Mitrie e il Velo Omerale per la Coena Domini. Dal 2004 inizia a esporre le sue opere con continuità e a prendere parte a diverse attività artistico-culturali, con la prima mostra personale nella galleria di Jean Blanchaert a Milano e la partecipazione alla collettiva Sul filo della lana, a cura di Philippe Daverio (Biella, Ex Lanificio Pria). Nel 2005 partecipa alla collettiva ESSERCI a cura di Philippe Daverio, nel padiglione off della LII edizione della Biennale di Venezia (Venezia, chiesetta di San Gallo), che poi diventerà esposizione itinerante fino al 2007. In quell’anno Alberto Loro partecipa nuovamente al progetto, esponendo una sua opera 7×13 presso l’Ex Lanificio Pria di Biella; da segnalare inoltre l’esposizione Rigorismo (Milano, 2011) presso la Lattuada Gallery, dove le opere di Loro vengono accostate a quelle di Fontana, Scheggi, Castellani, Bonalumi, Pinelli. La stessa esposizione viene poi ospitata nel 2015 presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York. Tra le principali mostre personali si ricordano: The Corner, Galleria d’arte Il Mappamondo (Milano, 2010); I miti, Lattuada Gallery (Milano, 2014); Un angolo contro, Spazio Ridotto dell’Hotel Bauer  (Venezia; in seguito Teatro Franco Parenti, Galleria Glauco Cavaciuti, Milano, 2015-2016) curata da Giacomo Nicolella Maschietti; The Ugly, The Unloved, The Unwanted curata da Giacomo Nicolella Maschietti, Spazio Natta (Como, 2017), Dimore all’angolo, Villa di Corliano (San Giuliano Terme, 2018); La Mitologia di un angolo, Istituto Auxologico (Milano, 2019). Nel 2012 viene invitato dal Governo dell’Azerbaijan come unico artista italiano nell’ambito del Terzo Concorso Internazionale a Baku, dove dipinge una delle dodici Maiden Tower in scala, proseguendo la collaborazione con la commissione di un’opera per la First Lady Mehriban Aliyeva e con la realizzazione della mascotte per i primi European Games a Baku. Le sue opere si trovano in prestigiose collezioni pubbliche e private, tra cui l’Istituto Italiano di Cultura a New York, i Musei Vaticani, il Heydar Aliyev Center a Baku e il Museo di Arte contemporanea di Nocciano (PE).

Vera Canevazzi è una Art Consultant e curatrice indipendente di Milano. Si è formata come storica dell’arte, specializzandosi in arte rinascimentale, presso l’Università degli Studi di Milano e la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze. Ha lavorato con diverse istituzioni culturali e gallerie d’arte in Italia e all’estero, tra cui il Chelsea Art Museum, la galleria Lia Rumma e la galleria Mimmo Scognamiglio. Nel 2012 ha collaborato all’apertura della Cortesi Gallery (Lugano, Londra, Milano), che ha diretto fino al 2017; mentre nel 2018 apre lo studio milanese Vera Canevazzi Art Consulting: un’attività rivolta a privati, aziende, gallerie, artisti e studi di Interior design e architettura. Diventa docente all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia nel 2019, è inoltre Lecturer presso il Master di Economia e Management dell’Arte e della Cultura della 24Ore Business School e presso il Master di Arts Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2020 è perito tecnico per il Tribunale di Milano, nel 2020 autrice del volume “Professione Art Consultant”, edito da FrancoAngeli. 

Caterina Frulloni ha conseguito la laurea triennale in Filosofia Estetica all’Università degli Studi di Firenze, dopo un periodo di ricerca alla Eberhard Karls Universität di Tübingen (DE) sulla nozione romantica di Ideale. È stata co-curatrice del progetto espositivo annuale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano tra il 2019 e il 2020, dove ha acquisito la laurea magistrale in Filosofia Estetica. Ha frequentato il Master Specialistico in Arts Management and Administration alla SDA Bocconi e dal 2020 collabora come curatrice e consulente d’arte con artisti emergenti e diverse realtà, tra cui lo studio milanese Vera Canevazzi Art Consulting. Da febbraio 2021 fa parte del dipartimento di Sales and Operation di Weng Contemporary (CH).

Lo spazio Orso 16 è uno spazio polifunzionale dedicato alle esposizioni di arte, design e moda. Si trova nel cuore di Brera all’interno di un palazzo storico in Via dell’Orso, nello stesso cortile che ha visto nascere una delle realtà più interessanti del panorama dell’arte milanese, la Galleria Francesca Kaufmann (oggi kaufmann repetto).

Per info:

info@vera-artconsulting.com

Ufficio stampa:

Ludovica Monarca 

+ 39 349 0662992

ludovica.monarca@gmail.com

 

Alberto Loro, Installation view della mostra Fuori dall’Angolo, Spazio Orso 16 Milano, foto Gaetano Trovato.

 

 




NEWS

Archivio

SMALL ZINE da sempre si  connota per una linea editoriale sobria, rigorosa e per una costante attenzione alla qualità dei contenuti. Semplice, chiaro, immediato e di efficace fruizione. Un progetto che pone attenzione alla scena artistica contemporanea del panorama nazionale e internazionale, per andare alla ricerca di artisti interessanti, ma spesso privi di una concreta visibilità, e fornire loro opportunità di crescita professionale.

SMALL ZINE – Magazine online di arte contemporanea © 2024 – Tutti i diritti riservati.