Alfredo Granata
sessantaperquarantatrè
Humus è un’autobiografia di un artista visivo circoscritta a un periodo che va dagli anni ’70 al nostro contemporaneo. La Presila Cosentina è una terra ricca e fertile impregnata da poesia e creatività, ha espresso storie che meritano di essere scritte con lo scopo di farle conoscere alle nuove generazioni perché, come scrive l’autore: “Nessuna conquista qualunque essa sia, avviene per caso”.
Un excursus affascinante che si snoda tra le sue storie personali, i suoi compagni di viaggio ed innumerevoli avvenimenti culturali, sociali e politici che hanno segnato e disegnato le cadute e le ripartenze di un artista e del suo territorio. Un viaggio reso possibile attingendo a “un archivio intimo, privato e relativamente segreto, custodito come un gioiello prezioso”.
Humus è un condensato sapiente tra immagini e parole, poste come segnali di libertà in cui le emozioni fatte di ricordi “emanano odori di cibo ben cotto che raccontano di lotte, etica, di estetica e di bellezza”. È un esplicito omaggio a Gioacchino da Fiore, primo poeta visivo, e al suo Liber Figurarum. Da Fausto Gullo, Rita Pisano e Oscar Cavaliere ad Aldo Moro e la strategia della tensione, dal Liceo Artistico di Cosenza all’Accademia di Belle Arti di Roma fino al ritorno nella sua “Periferia dell’Impero”.
Ricordi che si tramutano in un unico e immenso urlo liberatorio in cui la poesia efferata e controcorrente di Eduard Munch e Francis Bacon si materializza in tutta la sua folle genialità, nello spirito dell’autore “…che si fa carne e sangue del tempo…che gli consente sia di scendere nei gorghi paludosi e nei meandri melmosi della sua passività, che di emergere in superficie con tutta la forza catartica della sua umana, generosa fertilità…”