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IL CARATTERE DELLE COSE

Francesca Ferreri                                                              

– Gregorio Raspa

Gregorio Raspa/ Alcuni tuoi lavori, caratterizzati da un senso di precarietà e metamorfica incompiutezza, sembrano il frutto di un’esecuzione urgente, di un gesto estemporaneo; altri, connotati da un maggior rigore formale e compositivo, sembrano invece concepiti dopo un attento studio preparatorio. Più in generale, come nasce una tua opera?

Francesca Ferreri/ Agisco in modo diverso. Nella serie Eterocronie, avviata a partire dal 2013, il mio intento è quello di colmare “lacune” fra oggetti/frammenti che potenzialmente appartengono ad un tutto più ampio. La scultura che si viene a formare coglie la relazione fra questi oggetti, rappresenta la visualizzazione di un momento, la descrizione di un intervallo temporale in cui gli elementi si incontrano condividendo uno spazio unico, in cui vicendevolmente si contaminano. In questo approccio operativo lo spazio d’azione è minimo e gli oggetti sono in stretta relazione fra essi e con le mie mani che guidano il processo. Altre volte lo spazio d’azione inevitabilmente si allarga. Un oggetto reagisce in maniera autonoma alle sollecitazioni della materia, manifestando un carattere totalizzante, espansivo, producendo un’emanazione. In questo caso è l’oggetto stesso che domina il processo e suggerisce le azioni di composizione/ricostruzione.

GR/ Nel tuo lavoro la rigenerazione degli oggetti di uso quotidiano assume un ruolo centrale. Come avviene la loro selezione?

FF/ Accumulo oggetti in modo spontaneo, selezionando elementi di recupero e di consumo, materiale elettrico e tecnologico, ceramiche prese nei mercatini dell’usato o da me realizzate. Spesso è il materiale già a disposizione che mi fornisce le coordinate di ciò che invece vado a ricercare. Divido gli oggetti per “temperamento” e, nell’assemblarli, tengo conto degli equilibri dominanti. Ciò che mi interessa non è tanto il portato semantico dell’oggetto in sé, quanto il suo potenziale generativo, il suo “carattere”.

GR/ Le caratteristiche di malleabilità, duttilità e reattività proprie di alcuni dei materiali da te utilizzati con maggior frequenza – come il gesso, la ceramica o la resina consolidante – favoriscono l’identificazione della matrice processuale del tuo lavoro. Nello specifico, osservando alcune tue opere mi sembra di cogliere una tua naturale predilezione per tutti quegli elementi materici in grado di preservare con maggior fedeltà gli intenti originari del gesto scultoreo. È realmente così? 

FF/ Hai colto un aspetto per me molto importante. Anche nelle opere dove la superficie è più lavorata, e la levigatura si spinge a una ricerca di continuità quasi mimetica con l’oggetto, il gesto scultoreo è quello che più conta. È come bloccare un momento transitorio con l’intento di conservarlo, di restituirne la sua essenza focalizzata sul presente.

GR/ Singolare nel tuo lavoro appare il rapporto con la memoria e i suoi processi di trasmissione. Ogni tuo intervento produce un effetto metanarrativo in grado di conferire inedite potenzialità olistiche alle storie dei singoli oggetti impiegati nella composizione. Un simile processo di reinvenzione dei percorsi identitari della materia, a quali risultati ambisce? 

FF/ Metto in relazione questo mio processo con un atto di restauro, un mero tentativo di cura, non un’operazione volta a riportare in vita un “originale” perduto. Non intendo recuperare memorie passate, sono più interessata a scoprire il carattere formativo e immaginifico dell’azione di restauro. Così funziona anche il nostro archivio mentale, ricostruito ad ogni richiamo, spesso reinventato, modificato, a volte adattato ma mai recuperato per intero.

GR/ Origini della geometria è, forse, una delle tue serie più ambiziose. In essa registri, coniugando lirismo e senso pratico, suggestioni connesse ai meccanismi di trasposizione e formalizzazione del pensiero razionale. Come e quando è nato questo progetto?

FF/ Il progetto nasce a Roma nel 2017, durante una residenza presso il MACRO. È forse una delle opere più complesse che abbia mai realizzato, sia dal punto di vista concettuale che tecnico-formale. Questo lavoro è stato concepito come approfondimento dell’opera Vivere Accanto, un dittico scultoreo presentato ad Artissima nel 2016. Esso riflette sul momento della formazione creativa, su quel preciso frangente in cui un’idea si traduce in azione, evidenziando lo scarto esistente tra un concetto e la sua messa in opera.

GR/ Nel corso del tempo, con opere come Prove d’ascolto, Items e la serie Ritratto a tempo e luogo, ti sei cimentata in esercizi metapittorici, analizzando da una prospettiva diversa temi a te cari come la percezione della realtà e la rigenerazione delle forme. A tal proposito, mi parli del ruolo che il disegno e la pittura svolgono all’interno del tuo più ampio percorso di ricerca?

FF/ Disegno e pittura sono sempre presenti, e si traducono sia nel rapporto con la materia – dove il gesso assume, contemporaneamente, la funzione di elemento pittorico e strutturale – sia in opere che riflettono sulle potenzialità espressive del medium. In Prove d’ascolto e Ritratto a tempo e luogo il disegno è inbetween-drawing, rintraccia il rapporto fra soggetto e oggetto e la loro reciproca interazione. In Items, la “lacuna” diventa protagonista, è utilizzata come spazio e accoglie rarefatte integrazioni pittoriche in “sottotono”, attivate da frammenti ceramici.

GR/ Ti esprimi attraverso un linguaggio discreto, a tratti mimetico, che rimane tale anche quando ti confronti con opere di grandi dimensioni, installazioni, interventi ambientali e site-specific. Più in generale, il rapporto con lo spazio in che misura condiziona la tua ricerca e i suoi esiti?

FF/ Ritengo sia determinante. Quando affronto un lavoro nuovo in uno spazio dedicato ricerco in esso alcuni caratteri, o sedimenti, che selettivamente riattivo, come ad esempio nell’opera site-specific The fall (repair III), realizzata a Ghent in occasione della mostra di fine residenza presso THE HISK: un intervento di “disegno” nello spazio che, producendo un’apertura nel muro divisorio, genera una scultura.

Dall’alto: THE_FALL (REPAIR III), 2019. Intervento Site-specific, Ghent (BE). Taglio nella parete, tessuto, lana, gesso, pigmenti, dimensioni ambiente. Courtesy dell’artista e THE HISK. ORIGINI DELLA GEOMETRIA, 2017. Installation view presso MACRO, Roma. Ferro, cemento, pigmenti, legno, gesso, oggetti, resina consolidante. Courtesy dell’artista e Galleria Alberto Peola.

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