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LA RIFLESSIONE INTIMA SUELLE COSE

Enrico Cattaneo

– Loredana Barillaro

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Loredana Barillaro/ Enrico, quando hai capito che il cartone poteva essere il supporto più congeniale al tuo modo di lavorare?

Enrico Cattaneo/ Ho da sempre l’abitudine di accumulare cose, ho sempre pensato che qualsiasi oggetto, anche il più assurdo e che a primo impatto può sembrare inutile possa rivelare – prima o poi – il suo potenziale.
Non ricordo il momento esatto, è stata un’intuizione dettata principalmente dalla ricerca di nuovi stimoli e dalla disponibilità economica durante il periodo universitario a Firenze. In quella fase ho cercato di svincolarmi dal tradizionale foglio bianco preferendo supporti che di base avessero una propria anatomia da esaltare e su cui iniziare i miei lavori. All’inizio mi focalizzai sulla particolare linearità della texture, prima attraverso il disegno a gessetto poi con l’incisione analizzai ogni singolo strato fino a combinare xilografia e pittura al fine di ottenere un livello di percezione quasi scultoreo.
Il cartone continua ad affascinarmi, è un supporto pratico e facilmente reperibile. Solo nell’ultimo periodo mi sono davvero reso conto di quanto sia possibile indagare e sperimentare questo materiale, e ciò mi dà la carica per continuare il mio lavoro!

LB/ La resa prospettica e dei particolari è di grande effetto, mi spieghi un po’ come ottieni questi risultati, materialmente e concettualmente?

EC/ Beh, diciamo che la ricerca del più accurato realismo o verosimiglianza nella resa dei soggetti è una caratteristica presente in tutti i miei lavori, in cui da sempre ho cercato di affinare la mia manualità verso il più stimolante gioco chiaroscurale. Ovviamente le nuove tecnologie hanno permesso di facilitare l’approccio con il complesso supporto e col tempo ho cercato di perfezionare la tecnica incisoria e quella pittorica, ottenendo minuziosi e definiti effetti fotografici.
Al di là del semplice senso estetico, l’idea è quella di scatenare una riflessione su quanto si possiede e che troppo spesso si trascura, che sia un oggetto o un ricordo, dirigendo lo spettatore verso l’importanza del “recupero” nei suoi molteplici significati, di memorie, di emozioni… Operazione resa possibile attraverso l’allontanamento dalla routine e, come nei miei lavori, prendendo la giusta distanza per ottenere una visione nitida e chiara.

LB/ Parliamo dei soggetti che, in effetti, sembrano giunti a noi da una vecchia scatola dei ricordi, immagini di gente lontana vissuta chissà dove, impregnate di storia, quella spicciola, quotidiana, in cui ognuno di noi riconosce un po’ il proprio passato…

EC/ Vero, mi hanno sempre affascinato le foto di una volta, passavo i pomeriggi a rovistare tra le foto di famiglia e rimanevo colpito della forza con cui la carta ingiallita e i colori sbiaditi testimoniassero l’inarrestabile passaggio del tempo… Quando cominciai a lavorare con i cartoni l’utilizzo di queste vecchie immagini è nato in maniera del tutto spontanea, trovo infatti che il cartone si combini perfettamente con questi soggetti, il carattere instabile del supporto è capace di reinterpretare queste vecchie foto e di dare loro una nuova vita, un po’ come la memoria, dove l’affollamento dei ricordi finisce per fare emergere quelli più cari.”

LB/ Il tuo viaggio in Australia pare sia stato determinante nell’affermazione del tuo nome nel famigerato sistema dell’arte, raccontami…

EC/ Il mio viaggio è stato prima di tutto un’indimenticabile esperienza di vita, mi sono messo in discussione e ho approfondito la conoscenza di me stesso sia come persona che come artista. Sono stati mesi di tentativi, ho provato a raccontarmi e vedere la reazione di un “pubblico” così lontano, prima come busker in strada poi in galleria. È stata un’esperienza davvero entusiasmante, stendendo un cartone per terra e lavorandolo mi ha permesso di entrare in contatto con realtà e persone diverse che mi hanno arricchito sia professionalmente che umanamente, stimolando e incentivando la mia voglia di produrre ed esporre. Una volta tornato mi sono posto molte domande su quanto ho fatto, lo definirei un buon punto di partenza, non di arrivo.

 CENERE ALLA CENERE, 2015. Installation, 500×450 cm ca. Courtesy dell’artista.

© 2015 Civico115 Edizioni

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