di Davide Silvioli
Storicizzare gli anni Novanta: una grande mostra al Museo Ettore Fico di Torino, per inquadrare artisticamente quanto accaduto in Italia dal crollo del muro di Berlino a quello delle Twin Towers.
Sembra indispensabile, allo stato delle cose e per comprendere a pieno quanto oggi ci offre la contemporaneità artistica, ricordando che la storia dell’arte si muove, da sempre, secondo rapporti di causalità e non per momenti fra loro impermeabili, riporre lo sguardo su quello che ci ha proposto il passato recente. Riferendoci all’attualità non si può non parlare, dunque, degli anni Novanta, un decennio di non facile analisi poiché erede dell’eclettismo postmoderno di quello precedente e, al contempo, portatore di quella straordinaria tensione verso il nuovo e lo sperimentalismo che solo le realtà di vero cambiamento recano in sé.
A fronte di una premessa della fattispecie, la mostra “Liberi tutti! Arte e società in Italia: 1989-2001” rappresenta un’imperdibile occasione per approfondire quanto accaduto nel campo delle arti visive durante un decennio forse ancora poco conosciuto, ma di determinante importanza per le sorti e la corretta lettura dei linguaggi estetici del presente. L’evento, a cura di Luca Beatrice, Adrea Busto e Cristiana Perrella, ospitato negli spazi del Museo Ettore Fico di Torino e visitabile fino al 18 ottobre, tramite l’esposizione in sequenza cronologica delle opere di ben sessantatre artisti fra cui, solo per citarne alcuni, Maurizio Cattelan, Stefano Arienti, Adrian Paci, Eva Marisaldi, Francesco Vezzoli, Paola Pivi, Vanessa Beecroft e Grazia Toderi, mira a delucidare criticamente il periodo in questione. Quest’ultimo appare connotato da un marcato individualismo, probabilmente derivante dal fatto che le nuove generazioni di artisti emergenti, avvertivano come limitativa e vincolante l’adesione a uno statuto teorico che guidasse il loro operare, preferendo dare libera espressione alle proprie interpretazioni soggettive. Ne deriva, come è possibile evincere dall’allestimento, un pluralismo tecnico molto diffuso che varia dalla pittura alla scultura e dalla fotografia all’installazione, senza scordarci, inoltre, che è proprio in questa fase storico-artistica che si affermano definitivamente dialettiche stilistiche alternative come la Posthuman art, la Net Art e la Cracking Art. La succitata disposizione cronologica dei lavori presenti – denotabili per l’elevato livello qualitativo – risulta totalmente congruente con l’intento divulgativo della manifestazione, dal momento che ci consente di tracciare una linea fenomenologica ideale, in grado di condurci attraverso la poetica dei vari interpreti e di farci riconoscere alcune tendenze comunicative. Pertanto, il progetto teorico che si trova alla base di questa riuscitissima mostra, ovvero quello di sistematizzare criticamente una siffatta moltitudine di sintassi visive all’interno di una scrittura espositiva organica e coerente, donando, per di più, alle opere presenti un certo rapporto dialogico, si rivela ambizioso e, soprattutto, perfettamente in linea con quelle che sono le esigenze critiche e conoscitive dello scenario artistico coevo.
Ebbene, “Liberi tutti! Arte e società in Italia: 1989-2001” coincide, sotto tale ottica, con un momento di ricognizione ed approfondimento molto importante per chiarire alcuni aspetti estetici della recente cultura visiva nazionale, utile a favorire la conoscenza di artisti che, tutt’ora, non godono del riconoscimento internazionale che meriterebbero e, infine, che prende luogo in un periodo – questo di inizio millennio – in cui appare fondamentale identificare le proprie origini artistiche.
Per entrambe le immagini courtesy Museo Ettore Fico.
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