L’INTERRUTTORE CHE UCCISE DIO

Intervista ad Alessandro Fara

di Linda Azzarone

4 luglio 2019    

Linda Azzarone/ Electri-City è il titolo della tua personale alla Fusion Art Gallery/INAUDITA di Torino. Il progetto, a cura di Barbara Fragogna, invita lo spettatore a riscoprire il potere arcano dell’elettricità. Raccontami la genesi dell’opera.

Alessandro Fara/ Electri-City è un lavoro che nasce in Sardegna nel 2016, e in un certo senso è ancora aperto. Da allora mi sono interrogato sull’energia elettrica e su come viene percepita ai giorni nostri. Durante la mia ricerca è venuto fuori che l’elettricità è spesso data per scontata. Invece agli albori dell’umanità era qualcosa di sacro, di divino. Infatti i temporali erano visti come fenomeni incontrollabili e spaventosi. Non a caso la divinità massima dell’Olimpo greco è Zeus, il signore del cielo e del tuono, che possiede un’arma terribile: il fulmine. Dunque lo scopo di Electri-City è dimostrare che l’elettricità non è affatto scontata. Quasi tutto ciò che ci circonda è alimentato dalla corrente elettrica. Basti pensare a cosa succede durante un black-out! L’elettricità è ancora qualcosa di “sacro”, anche se non ce ne rendiamo conto.

LA/ L’elettricità è un’energia potentissima che ora più che mai abbiamo “addomesticato”. Ma come dici tu, forse si tratta di un dominio illusorio. Quali mezzi hai usato per mostrare alla gente il suo valore?

AF/ Mostrandola appunto, in particolare attraverso i temporali che ancora oggi incutono timore. Un’altra cosa che ho fatto è privare lo spettatore della luce. All’ingresso della galleria ho appeso alcune fotografie di pali elettrici immersi nella natura. Sopra di esse ho installato una luce a intermittenza per dare una visione disturbata delle immagini. In questo modo si crea “vedo non vedo” che fa capire al pubblico l’importanza dell’elettricità. Perché se di notte salta la luce non vediamo più nulla.

LA/ Nella prima sala ci sono quattro sculture luminose dall’aspetto mostruoso, di cosa si tratta?

AF/ Sono Idoli elettrici, fatti con teschi di animali da cui fuoriescono lampadine colorate. L’idea è quella di rappresentare un “dio dell’elettricità” attraverso oggetti di adorazione, che creano un ponte tra l’antico e il contemporaneo. Infatti se da un lato, la funzione dell’idolo ci proietta in un passato lontano; dall’altro, le lampadine ci riportano nella nostra epoca, l’unica ad avere il dominio quasi assoluto sull’elettricità.

LA/ Parlami di Electri-City, il video che dà il titolo alla mostra, accompagnato da una serie fotografica illuminata da una luce rossa.

AF/ Electri-City è il punto di partenza del progetto. È formato da 10 cortometraggi (8 + 2 reprise) realizzati nell’arco di tre anni. Il primo video risale alla primavera del 2016. Dopo la tesi di laurea triennale sono tornato in Sardegna in cerca di ispirazione. E una notte mi sono ritrovato in un parco davanti a un bar chiuso completamente illuminato. Subito ho pensato allo “spreco di elettricità”, che è sempre un modo per non riconoscerne il valore. Perché se non dai per scontata l’energia elettrica non la sprechi. Da quel momento ho deciso di mostrare l’onnipresenza dell’elettricità e le sue varie manifestazioni: dalla Metro di Torino, alle antenne paraboliche, al fulmine e così via. Le fotografie sono parte integrante del video. Si tratta di still-frame che ho illuminato con una luce bianca ricoperta da una gelatina rossa. Ancora una volta per dare una visione parziale e alterata delle immagini.

LA/ Che cosa ti aspetti dal pubblico che visita la tua mostra?

AF/ In realtà non ho aspettative, perché Electri-City è un progetto molto personale. Sono convinto che l’artista lavori soprattutto per se stesso. Anche se c’è l’intenzione di comunicare un messaggio “universale” all’esterno, il motore dell’opera è sempre un’idea “personale”. Ovviamente mi fa piacere che ci siano tante persone a vedere la mostra. Di fatto l’inaugurazione è una grande opportunità per confrontarsi con il pubblico. Tuttavia è un peccato che si risolva tutto durante la serata di apertura, e che non ci sia un flusso continuo di visite. Questo mi dispiace molto, ma credo che sia un pensiero condiviso da molti artisti.

© 2019 BOX ART & CO.

                                                                     

NEWS

Archivio

SMALL ZINE da sempre si  connota per una linea editoriale sobria, rigorosa e per una costante attenzione alla qualità dei contenuti. Semplice, chiaro, immediato e di efficace fruizione. Un progetto che pone attenzione alla scena artistica contemporanea del panorama nazionale e internazionale, per andare alla ricerca di artisti interessanti, ma spesso privi di una concreta visibilità, e fornire loro opportunità di crescita professionale.

SMALL ZINE – Magazine online di arte contemporanea © 2024 – Tutti i diritti riservati.