PAINT! PAINT! PAINT! | Intervista a Beatrice Gelmetti

a cura di Alberto Ceresoli e Carmela Cosco

Alberto Ceresoli|Carmela Cosco/ Che cosa cerchi nella pittura e che discorso sostiene il tuo fare pittorico?

Beatrice Gelmetti/ Vivo la mia vita immersa e legata alle mia ricerca artistica come alla mia stessa pelle, il fare arte è per me un trovare più che un cercare, un ritrovare per ritrovarsi e far trovare. Il desiderio di continua scoperta e sperimentazione sostiene un ponte immaginario tra la realtà materica e quella figurativa, un punto di passaggio talmente vasto da non poterne vedere inizio nè fine e nel quale l’interazione tra queste due realtà dialoga con la medesima affinità dell’approccio tra due caratteri umani. Nelle loro differenze tutti i compositori di queste immagini respirano la stessa aria e camminano sulla stessa superficie, incontrandosi e dialogando in un nuovo linguaggio unico fatto di pittura. “La pittura è in rapporto sia con l’arte che con la vita. Nessuna delle due può essere costruita. Io tento di operare nello spazio che c’è tra le due”. Queste ultime parole “Io tento di operare nello spazio che c’è tra le due” della celebre frase dichiarata da Robert Rauscenberg rispecchia molto la mia percezione del mio fare arte

AC|CC/ Processi, tempi, impegno o disimpegno nel lavoro. Raccontaci del tuo approccio alla pittura. Come si articola il processo di formalizzazione dell’opera? Come vivi il tuo studio? Rigore o elasticità progettuale?

BG/ Per aiutarmi ad osservare il mio lavoro di tanto in tanto analizzo tutte le immagini dai miei primi giovani approcci con il mondo visivo sino alle ultime opere realizzate, mi piace osservarle come se fossero state altre le mani a toccarle, immaginando di avere altri e nuovi occhi cerco di dimenticare le tecniche utilizzate. Questo semplice esercizio palesa a me stessa la continua esigente necessità di ricercare le infinite possibilità dei materiali che ci circondano per poterli sfruttare a pieno, utilizzandoli anche nei loro aspetti più scomodi e complessi, vedendo in questo processo una nuova possibilità di conoscenza. Le fasi iniziali di lavoro variano a seconda dell’immagine che sto decidendo di realizzaare ma tendenzialmente inizio con la lavorazione a terra in orizzontale della tela a volte con qualche direzione appena tracciata a pennello, sia che si tratti di una tela o un progetto per un’installazzione o una scultura, amo sedermi a terra o su dei piccoli ceppi che mi sono portata in studio per preparare i materiali a me necessari e iniziare le prime fasi di lavoro. Con un approccio aniconico e molto gestuale vado rapidamente ad abbozzare la mia immagine lasciando sedimentare le grandi colate all’acqua o all’olio sulla superficie, qui la contaminazione reciproca dei materiali, lo stampo dello struscìo delle mie braccia diventano soggetti di uno studio quasi contemplativo e nascondono spesso suggerimenti importanti per il mio immaginario. Una volta portata in verticale proseguo con vari interventi più o meno materici andando ad inserire tutte gli elementi compositivi, spesso vado a sciogliere e ricomporre le varie ipotesi, giocando con l’ambiguità delle frome figurali nascoste o risaltate dalla pura materia cromatica. Seguendo il ritmo di lavoro tra intenventi orizzontali e verticali rendo la mia postazione di lavoro spesso caotica in apparenza, un caos però controllato dove qualche tazzina da caffè e delle scritte su dei fogli spasi a terra mi fanno sentire a mio agio e creano un luogo per me intimo e unico. Tra rigore e lasticità mi rispecchio in entrambe queste parole, è importante l’autodisciplina tanto quanto il saper essere elastici e saper ribaltare totalente la propria progettualità e le proprie abitudini se necessario.

AC|CC/ Ci interessa il tuo rapporto con la materia pittorica, con supporti e materiali. Scelte e affezioni?

BG/ Il colore ad olio è il mio grande amore, la sua capacità trasformativa mi affascina continuamente. Sono vari tuttavia i materiali con i quali ho sperimentato in questi anni e molti altri ne abbraccerò in futuro, la sperimentazione continua con i vari medium e supporti è una necessità nella mia ricerca. Ragiono molto attraverso i colori all’acqua e l’olio utilizzandoli contemporaneamente, la loro contaminazione reciproca e i vari pesi coesistono nel dialogo tra gli elementi materici e le leggerezze delle sedimentazioni sulla tela, ho sperimentato vari modi per fondere assieme tecniche e materiali differenti tra loro, medium che tendenzialmente non andrebbero utilizzati assieme, delle associazioni meno consone per trovare nuove possibilità sperimentali e nuovi linguaggi pittorici.

AC|CC/ Astrazione o figurazione?

BG/ Trovo che la reale differenza tra questi due “poli” sia la nostra memoria e il nostro sguardo, il rapporto tra un linguaggio a livello mnemonico noto e un linguaggio tendenzialmente più sconosciuto. A livello personale decido di non pormi confini o limiti nella mia ricerca, negli ultimi anni mi sono riavvicinata ad una figurazione più esplicita che va sempre a dialogare con i ritmi della materia pittorica, ma non escludo di poter realizzare domani un’opera totalemte astratta, piuttosto che una performance o dei ritratti.

AC|CC/ Ti chiediamo un pensiero iconografico rispetto alla tua produzione pittorica. Riferimenti e influenze?

BG/ Molti sono stati gli artisti e le opere ad aver contruibuito alla mia formazione e altrettante continueranno ad influenzarmi, la contaminazione reciproca tra gli eventi, i luoghi e le persone è ossigeno per il mio immaginario. Per quanto riguarda il legame che potrei avere con alcuni artisti o determinate influenze posso dire che ci sono molte ricerche pittoriche delle quali sono affascinata per esempio: Marlene Dumas, Anselm Kiefer, Joshua Hagler, Nathalie Djurberg, Gerhard Richter, Mark Rothko… di quest’ultimo specialmente le suo opere degli anni ‘45-’48, questi sono solo alcuni tra i tanti nomi che mi rimbombano in mente in questa fase della mia ricerca artistica. Altrettanti o più nomi potrei fare di giovani artisti, miei coetanei, con i quali ho avuto l’onore di condividere spazi di lavoro, esposizioni ed esperienze di vita.

Dall’alto: Dettaglio, Power Nap 36 degrees, 2022. Acrilico gesso e olio su tela, 145×200 cm. Dettaglio The bonde, 2022. Acrilico e olio su tela, 90×80 cm.

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