PAINT! PAINT! PAINT! | Intervista a Flavia Dal Grande

a cura di Alberto Ceresoli e Carmela Cosco

Alberto Ceresoli|Carmela Cosco/ Che cosa cerchi nella pittura e che discorso sostiene il tuo fare pittorico?

Flavia Dal Grande/  Quello che cerco nella pittura? Indubbiamente me stessa. Quando parlo dei miei lavori pittorici cerco sempre di non fare riferimenti ad altri pittori, o a scuole o a correnti pittoriche… gli esempi e le ispirazioni ci sono state, ma con gli anni si matura la propria cifra stilistica e con essa si inizia a trasmettere la propria personalità. Il gesto e l’atto pittorico sono ciò che fanno la composizione, la scelta dei colori e delle tecniche è un equilibrio tra il casuale e la conoscenza. La mia politica è quella di utilizzare la pittura come un mezzo espressivo capace di suscitare bellezza e piacere visivo.

AC|CC/ Processi, tempi, impegno o disimpegno nel lavoro. Raccontaci del tuo approccio alla pittura. Come si articola il processo di formalizzazione dell’opera? Come vivi il tuo studio? Rigore o elasticità progettuale?

FDG/ Il rigore dev’esserci, ma come in tutte le cose mi piace trovare un certo equilibrio. La pittura richiede concentrazione e un tipo di impulsività istintiva che puoi avere in alcuni giorni ma che puoi anche non avere in altri. Ho imparato ad ascoltare il mio corpo e le mie esigenze, se una mattina mi sveglio e sento di non essere propensa alla pittura, mi dedico ad altro e cerco di recuperare nei giorni successivi. I tempi d’impiego dipendono dunque dalla predisposizione al lavoro, da quanto una traccia iniziale susciti in me interesse e da quanto mi sento stimolata. Non mi piace costringermi a stare ore e ore in studio a dipingere, dev’essere un piacere e un’esigenza che non devo giustificare a nessuno. Lo studio condiviso è un’esperienza che non tutti riescono a vivere: gli spazi sono limitati e il tuo lavoro si mescola con quello degli altri, ma è una realtà che indubbiamente ti aiuta a crescere e a lavorare nel rispetto delle esigenze altrui. E’ un luogo quasi sacro per noi, è il luogo dove avviene la pittura.

AC|CC/ Ci interessa il tuo rapporto con la materia pittorica, con supporti e materiali. Scelte e affezioni?

FDG/ Anche se la scelta dei supporti rimane spesso nella sfera del tradizionale, tela e carta, a volte mi piace osare con dimensioni del supporto che vanno oltre allo standard. Negli ultimi anni ho usato prevalentemente la carta, un materiale forse troppo scontato e poco usato, mi sono chiesta come potesse mutare la mia pittura su una superficie non grande, ma grandissima. Il risultato è stato soddisfacente. Ho imparato a darmi dei limiti grafici, ho esercitato il gesto e il rapporto con la materia pittorica si è fatto più intenso. Ultimamente sono tornata alla tela, un supporto per me più contemplativo e che richiede più tempo di lavorazione e asciugatura, l’effetto finale è di gran lunga migliore ma sto iniziando a pensare che la carta mi dia più sicurezza ed elasticità.

AC|CC/ Astrazione o figurazione? 

FDG/ Astrazione. E’ bello viaggiare con la fantasia.

AC|CC/ Ti chiediamo un pensiero iconografico rispetto alla tua produzione pittorica. Riferimenti e influenze?

FDG/ Come ho già detto non ho riferimenti specifici se non l’ambiente che mi circonda; abitando a Venezia molte volte appaiono degli interessi verso il mondo lagunare: vegetazione, animali marini, molluschi, nebbie e paesaggi in movimento, ma il colore verde che spesso appare nei miei lavori, sento essere fortemente legato all’ambiente in cui sono cresciuta, un paese immerso nella natura che porto sempre con me con amore e nostalgia. Se proprio devo fare dei nomi… bhe, ho sempre amato molto V. Van Gogh. Sembra scontato… ma mi sono letta quasi tutti i suoi diari e mi sono vista tante suo mostre; lui aveva una forza interiore incredibile e aveva un padronanza assurda del colore. Le sue piccole tele racchiudono non solo paesaggi e soggetti, ma anche forti emozioni e sentimenti, questo è per me ciò che la pittura ha il dovere di trasmettere. Mi piace molto il pensiero Junghiano, che ci dice che tutto succede per un motivo (causa-effetto), anche il processo pittorico è così: un segno ”fatto a caso” può trovare il suo significato a pari merito di qualcosa che è stato pensato e abbozzato. La vita e la pittura hanno per me gli stessi sviluppi, puoi passare intere giornate a fare dei disegni preparatori ad immaginare cosa potrebbe esserci in più o in meno nel progetto, ma alla fine un segno casuale, la scelta di un colore sbagliato può cambiare tutto e rendere il corso della composizione più interessante e diverso da come te l’eri immaginato.

Dall’alto: La laguna, 2022. Olio e acrilico su carta, 143 x 287 cm. Il bruco verde, 2022. Olio e acrilico su carta, 144 x 350 cm.

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