di Loredana Barillaro
Si è concluso qualche settimana fa il progetto espositivo che ha visto il suo terzo step al MAON, Museo d’arte dell’Otto e Novecento, a Rende (Cs) dal titolo “Parti | Visioni del Tutto” con le opere di Francesca Ferraiuolo, Antonella Rocca e Domenico Mendicino, e curato da Tonino Sicoli e Gregorio Raspa.
Tre tappe dunque, a partire da Roma passando per Bologna, in cui i tre artisti hanno presentato lavori stilisticamente molto diversi, ma la cui reciproca “vicinanza” rafforza i contenuti di ognuno. E un titolo che fa pensare al frammento e all’insieme, al singolo e al tutt’uno.
Francesca Ferraiuolo utilizza la manipolazione digitale per comporre immagini costituite da ambienti o creature dalle apparenze umanoidi; un piccolo particolare da cui partire, un singolo minuscolo fattore innescante, da ripetere all’infinito, amplificandolo visivamente.
Le fotografie di Domenico Mendicino hanno un che di perfetto, di algido distacco, tanto nella figura umana, immobile, colta in contesti in cui il tempo ne blocca la memoria, quanto nei luoghi della natura in cui la voce silenziosa e impercettibile del bosco irrompe nella dimensione di rappresentazioni in cui, attraverso uno sguardo verso l’alto, chiunque può ascoltare e sognare.
Antonella Rocca fa un utilizzo fuori dall’ordinario di oggetti, al contrario, estremamente ordinari – posate e utensili da cucina – attraverso un’azione, quella della saldatura esibita, che si ripete più e più volte. Tutte quelle volte in cui risulta necessaria per creare forme tanto riconoscibili quanto pregiate dal punto di vista estetico. Mostrando dimestichezza e maestria nella capacità di gestire la materia, non certo trasformandola o modellandola, ma accompagnandola in un susseguirsi di percorsi scultorei che oggi sono così, domani potrebbero, chissà, decidere di cambiare forma. Una scultura libera di essere se stessa, dunque perfettamente riconoscibile e quindi scevra da condizionamenti concettuali talora imperanti.
Dall’alto opere di: Antonella Rocca, Francesca Ferraiuolo. Courtesy Martina Ceravolo. In basso Domenico Mendicino.
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