PEOPLE ART

GLI ORIZZONTI DI UNA VISIONE COLLETTIVA

Teresa Carnevale | Giuseppe Morra

Era il luglio 2003 quando giunsi alla Fondazione Morra. In quel momento il Living Theatre – Labirinti dell’immaginario riempiva le sale del Castel Sant’Elmo di Napoli. L’evento, a cura di Lorenzo Mango e Giuseppe Morra, nel quadro degli Annali delle Arti progettati e diretti da Achille Bonito Oliva e curati da Eduardo Cicelyn, illustrava in modo multiforme quello straordinario fenomeno artistico e culturale, teatro di arte e di vita, fondato da Julian Beck e Judith Malina negli anni Cinquanta. Mi avviavo a frequentare l’ultimo anno dell’Accademia di Belle Arti, con il mio mentore il prof. Vincenzo Bergamene. In un solo momento mi trovai accolta e impegnata in una storia artistica e filosofica che avrebbe cambiato il percorso alla vita avuto sino ad allora. Un’opportunità, un’idea di formazione fuori dalle logiche tradizionali. La “formazione” che Giuseppe Morra ha sempre portato avanti, la cosiddetta “Terza Missione”: l’insieme di quelle attività che non riguardano né la formazione né la ricerca solitamente sviluppate in ambito accademico, ma la conoscenza di interventi capaci di favorire la diffusione dei risultati dell’attività di ricerca affinché questi contribuiscano allo sviluppo socioculturale del territorio, coinvolgendo attori esterni, giovani talenti, saperi, prospettive e competenze attraverso la partecipazione diretta. Migliaia di eventi, mostre, convegni, pubblicazioni, incontri con istituzioni. Da diciassette anni con la Fondazione Morra, la mia crescita ha proceduto con traguardi e soddisfazioni. Ho conosciuto tante persone lungo questo periodo e tutti hanno contribuito ad aggiungere un tassello al grande progetto che Giuseppe Morra ha concepito per il mondo e il futuro di esso. Gli archivi, ad esempio, conducono alla chiarezza e alla consapevolezza conoscitiva che aprono, sempre più, nuovi orizzonti al cambiamento collettivo. Lavoriamo affinché un numero sempre più ampio di persone possa perseguire nuovi modelli gestionali con ricadute autonome sul territorio di appartenenza. Richiamando con forza le finalità sociali che vedono nella promozione culturale l’orizzonte di senso da seguire per rivalutare le aree a forte de- grado sociale, il 13 settembre 2008 viene collocato il primo tassello del progetto- processo Il “Quartiere dell’Arte” (ideato da Giuseppe Morra, Pasquale Persico, Roberto Paci Dalò, Nicolina Ricciardelli, Francesco Coppola), di cui la Fondazione Morra è promotrice: nel quartiere Avvocata di Napoli viene inaugurato il Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contem- poranee Hermann Nitsch, un luogo di raccolta e di esposizione del lavoro di Hermann Nitsch, ma anche soggetto culturale attivo, impegnato nella riflessione critica e teorica attorno al grande artista austriaco. La sede museale rappresenta un intervento di riutilizzo e valorizzazione del tessuto urbano cittadino attraverso il restauro e l’apertura alla fruizione pubblica della Stazione Bellini, una ex fabbrica edificata nel 1892 per la produzione di energia elettrica, con annessa scala e l’ampio cortile panoramico. Il 28 ottobre 2016 è posto il secondo tassello con l’inaugura zione di un nuovo spazio laboratorio “Casa Morra Archivio d’Arte Contemporanea”, a Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano, un complesso di 4.200 mq, gradualmente ristrutturato per ospitare l’ampia collezione Morra, composta da oltre 2000 opere, per realizzare mostre dedicate agli artisti della Fondazione e a quelli dell’ultima generazione. Ed è così che il progetto “Fondazione Morra” allarga la prospettiva a tutto quello che può avvenire in una città che cerca nuovi orizzonti di collaborazione tra arte, formazione e cultura; una città che, rifiutando impegni meramente decorativi o aggiuntivi, apre a processi sociali inattesi. Si apre così la prospettiva di non accontentarsi più di un’arte immobile e di edifici conclusi, ma di riconsiderare il ruolo dell’arte e degli artisti in una visione nuova di responsabilizzazione immaginativa e professionale, nella progettazione di un nuovo umanesimo oramai indispensabile. Alla Fondazione Morra spetta il compito di stare in questa complessità con occhi nuovi e una creatività spiazzante.

Teresa Carnevale

Affascinato da sempre dal potenziale eversivo delle avanguardie, ho colto l’occasione di proporre incontri con la nuova arte, a partire dagli artisti dell’Azionismo Viennese e della Body Art. Negli anni Settanta dallo Studio Morra passano artisti come Hermann Nitsch, Günter Brus, Urs Lüthi, Joe Jones, Marina Abramović, Bob Watts, Peter Kubelka e Gina Pane. E ancora, nei primi anni Ottanta seguono le esposizioni dedicate al gruppo Fluxus che intende l’arte fuori dal tempo, dalle strutture come opera di intervento nel presente, nello spazio reale. Nella seconda metà degli anni Ottanta la mia crescita è dedicata principalmente alla Poesia Visiva, grazie alle numerose mostre e alla presenza dei più significativi poeti visivi come Balestrini, Carrega, Luigi Castellano/Luca, Martini, Miccini, Pignotti, Chopin, Lora Totino, rendendo lo Studio Morra uno dei centri più importanti di poesia visiva in Italia. Negli anni Novanta intraprendo l’organizzazione di una serie di mostre dedicate ad artisti e tendenze di forte attualità come “Sculture nella città” di Bruno Munari, una selezione di grandi sculture in acciaio corten esposte sul lungomare di Napoli. Trasferitomi nel 1991 dal quartiere Chiaia al Rione Sanità, con lo Studio Morra inizio a riflettere sulla ricerca e sulla formazione anche in considerazione degli archivi d’arte già patrimonio consistente. Nel 1992 Allan Kaprow ricrea a Napoli i 4 Environment. È l’anno dell’istituzione della Fondazione Morra – Istituto di Scienze delle Comunicazioni Visive che pone alla base della propria attività artistico-culturale l’arte per amore della ricerca e della conoscenza. Una storia, quella che cito in breve, che mai è partita dal presupposto di forgiare l’identità della mia città ma che, indirettamente e direttamente, ha contribuito a co-creare il vissuto contemporaneo della realtà partenopea. Nel tempo, attraverso la qualificazione di spazi-luoghi creativi e rigenerativi, come l’Associazione Shōzō Shimamoto, che segna l’apice del mio rapporto creativo con il fondatore del Gruppo Gutai, e il patrimonio verde rappresentato dalla Vigna San Martino, ho avvertito l’esigenza di iniziare (nel suo significato intrinseco di “iniziazione”) una resistenza culturale, un modello di fruizione alternativo di tutte le scienze individualizzanti. Un’opportunità di generazione di creatività che ha tutt’oggi l’opportunità di sovvertire lo status quo della cultura, valorizzando e praticando il diritto di esistere. Ecco che la chiave della mia autodeterminazione è sempre stata rappresentata dalla “formazione”, una pratica che esplicita i temi connessi al difficile percorso di cucitura tra parti diverse di un territorio e che i processi di globalizzazione, compresa l’emergenza sanitaria in atto, hanno lacerato, anche in termini di coesione sociale. A partire dal 2006, di fatto, un’intensa attività di condivisione ha visto la Fondazione, e il Museo Nitsch, in particolare, protagonisti di un raccordo tra attività di formazione specifiche (in connessione con STOÀ – Istituto di Studi per la Direzione e Gestione di Impresa, Università Federico II di Napoli – Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Salerno e Università degli Studi di Ferrara) e progettazione, superando l’idea che i luoghi museali fossero solo luoghi di visita e affermando l’idea che gli archivi e le reti di conoscenza potenziali della Fondazione potessero svolgere funzioni complementari di Laboratori di Ricerca e Formazione, consolidando eredità formative già da me perseguite nel lontano 1991.

Giuseppe Morra

Teresa Carnevale e Giuseppe Morra sono rispettivamente Presidente e Fondatore della Fondazione Morra di Napoli.

A destra: Teresa Carnevale e Giuseppe Morra, Casa Morra 2017. Foto © Amedeo Benestante. Courtesy Teresa Carnevale e Giuseppe Morra.

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