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Eugenio Re Rebaudengo                                                                                                          

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Crescere in una famiglia di collezionisti mi ha regalato il privilegio di vivere da sempre a contatto con artisti e opere d’arte contemporanea. Questo ha fatto sì che, nel tempo, abbia stretto relazioni di amicizia, alcune delle quali sono poi diventate anche lavorative, con collezionisti, curatori e galleristi provenienti da tutto il mondo.
Quando mi sono trasferito a Londra per completare il mio Master in Management alla London School of Economics, ho cominciato a vedere quello stesso contesto da una altro punto di vista.
Il contatto costante con esperti del settore mi ha permesso, inoltre, di conoscere il mercato dell’arte ancora più dall’interno, portandomi a pensare un progetto che mi permettesse di far coesistere la mia passione per l’arte e interessi per l’impresa e per il mercato, acquisiti durante i miei studi universitari.
Vivere in un contesto come quello di Londra, il più grande centro europeo d’arte e di cultura, mi ha dato l’energia e le giuste opportunità per realizzare un progetto personale che aveva come intento primario quello di avvicinare al mondo del collezionismo un numero sempre maggiore di persone, garantendo un approccio anche educativo.
Il primo prototipo di ARTUNER nacque proprio alla London School of Economics, con un team di altri studenti, durante un lavoro di gruppo per un corso di gestione d’impresa. Il progetto vinse il “LSE Management Award” per migliore idea e business plan, e questo mi bastò per decidere di realizzarlo. Era il momento giusto per creare ARTUNER, proprio come risposta alle esigenze di quei giovani e futuri collezionisti, ma naturalmente anche dei collezionisti già affermati.
ARTUNER è stato creato per essere una piattaforma online incentrata a provvedere un libero accesso a una selezione di opere d’arte contemporanea di qualità, disponibili a una dettagliata visualizzazione direttamente sul sito tramite una galleria virtuale, e alla vendita diretta ed esclusiva. Io credo che il fatto di poter comprare arte solo tramite immagini digitali, senza vederla prima con i propri occhi, sia una tendenza positiva perché elimina i limiti geografici e temporali di chi non potrebbe, per svariati motivi, viaggiare per vedere l’opera. Ora è l’opera a viaggiare verso il collezionista, in qualsiasi parte nel mondo.
Lanciare un business di questo genere comporta molte difficoltà logistiche e legali, considerando che la realtà online è ancora nuova seppur in grande espansione. Ci sono ancora poche regole scritte, pochi sono i business che si affidano totalmente a Internet e inoltre, cosa fondamentale, l’opinione pubblica è la base dei feedback che riceviamo ogni giorno, ancora più dei numeri e dei dati. Tutti questi elementi di rischio comportano non poco lavoro e stress quotidiano, ma il rischio è anche la parte entusiasmante ed eccitante di lavorare in una start-up.
Ogni momento è un possibile confronto tra me e il mio team, alla base di scoperte e idee che vanno a comporre velocemente i pezzi di un progetto mai del tutto predefinito.
Quello appena passato è stato un anno sicuramente produttivo; abbiamo lavorato a quattro show online di grande rilevanza tra cui non solo la mostra dedicata a Luigi Ghirri, curata da Filippo Maggia, ma anche quella che presentava opere rare o inedite di Nobuyoshi Araki e Daido Moriyama. In collaborazione con due tra i più acclamati giovani curatori operanti in Gran Bretagna, Adam Carr e Andrew Bonacina, abbiamo poi elaborato due interessanti mostre collettive, positivamente accolte dal pubblico e dalla critica.
Nell’ultimo periodo, oltre a continuare i nostri progetti digitali, stiamo allestendo vere e proprie mostre fisiche in spazi pop-up, che ci permettono di lavorare in concomitanza con eventi particolari e di forte richiamo nel mondo dell’arte a seconda di dove essi si svolgono. Tra queste, qui a Londra durante il periodo di Frieze presenteremo presto un’esposizione dedicata a uno dei più promettenti artisti italiani, Gabriele De Santis. Subito dopo avremo una mostra a Torino in concomitanza con Artissima dove presenteremo in un ampio spazio industriale in prossimità della fiera, il lavoro di tre artisti: Sebastian Lloyd Rees, Max Ruf e Adriano Costa.
Stiamo inoltre collaborando con un’importante organizzazione inglese, Bloomberg New Contemporaries, il cui intento è quello di promuovere giovani artisti emergenti, per lanciare una mostra dedicata ai lavori di alcuni dei partecipanti al programma negli anni precedenti. Infine in primavera abbiamo in programma altri grossi progetti a Parigi e Berlino.
Per chi si chiede cosa pensi dell’avvento del digitale nel mondo dell’arte, non nego che l’esperienza di visitare un museo o una galleria d’arte di persona sia insostituibile, e sono il primo che spende molto del suo tempo a visitare mostre, istituzioni e studi d’artista.
ARTUNER non vuole essere un sostituto a quel tipo di esperienza formativa, ma è piuttosto un’aggiunta, un ulteriore supporto per far sì che un più ampio pubblico possa esplorare e scoprire nuove realtà come quelle dell’arte contemporanea. Ed entrare nel fantastico mondo del collezionismo.

Eugenio Re Rebaudengo durante l’opening della mostra di Christian Rosa alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Courtesy Eugenio Re Rebaudengo.

(a pagina 8 del n. 12 di SMALL ZINE)

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