PERFORMING PAC. TAKE ME TO THE PLACE I LOVE

dal 12 luglio sino all’11 settembre 2022

PAC di Milano

L’edizione di PERFORMING PAC Estate 2022 è dedicata al rapporto tra arte contemporanea e natura: l’idea è di tracciare – attraverso video, fotografie, installazioni e una piccola mostra “flashback” – l’interazione tra esseri viventi, ambienti, luoghi, paesaggi e immagine nella pratica e nella ricerca artistica contemporanee.

Analogamente alle edizioni precedenti, (Performance, 2018; De-Genere, 2019; Made of Sound, 2020) il punto d’avvio è l’Archivio del PAC, scandagliato per rileggere e ricostruire, attraverso i documenti e le fotografie conservate, alcune mostre significative nella storia dell’istituzione.

Si parte dall’esposizione del 2004 Richard Long – Jivya Soma Mashe. Un incontro in India, quarto appuntamento della programmazione di Jean-Hubert Martin. Curato dallo scrittore e critico d’arte Hervé Perdriolle, il progetto nasceva dall’incontro nello Stato di Maharashtra fra il celebre esponente della Land Art Richard Long e il maestro dell’arte tradizionale della tribù Warli, Jivya Soma Mashe. Durante questo soggiorno, Long ha realizzato sul territorio indiano diversi interventi documentati in una serie di fotografie che vengono presentati nel “flashback” con materiali d’archivio e immagini dell’allestimento. Per l’occasione viene inoltre riallestita Warli Spiral, l’opera ambientale site-specific per la mostra del 2004, acquisita nello stesso anno dal Comune di Milano e conservata nelle raccolte del Museo del Novecento: una forma spiralica composta da sampietrini urbani come omaggio al capoluogo lombardo. Dalla fine degli anni Sessanta, Long identifica l’attività artistica con lo svolgimento di un’azione elementare come il camminare nell’ambiente naturale, registrando tramite grafici e fotografie l’azione stessa e le modifiche che il comportamento ha operato nell’ambiente. Tali modifiche s’identificano con la creazione di forme geometriche semplici attraverso l’uso di pietre o di altri elementi trovati.

Il titolo dell’edizione di quest’anno Take me to the place I love richiama un’intervista all’artista del primo luglio 2003 pubblicata sulla rivista “The Art Newspaper”. Alla domanda sul criterio di scelta delle mete delle sue leggendarie camminate, Long risponde: “l’amore per un determinato luogo” ma, più precisamente, Take me to the place I love strizza l’occhio alle parole di Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers nel celebre brano Under the Bridge e alla Los Angeles dei suoi affetti.

Gli artisti raccontano o ritraggono un luogo reale, metaforico, metafisico o immaginario tra fascinazioni, introspezioni e affondi critici, declinando in termini anche molto diversi la propria poetica, che riguarda temi come l’immersione nella natura, la memoria e le mitologie dei luoghi, il rapporto dell’uomo con l’ambiente, il clima e la politica. Come in un viaggio, i loro percorsi ci conducono, tra mari e montagne, fiumi, laghi e querce secolari, verso luoghi e suggestioni estremamente coinvolgenti.

Ilaria Abbiento (Napoli, 1975) con Marosi 48Kn 90Km/h Cartografia del mare indaga il mare per esprimere la propria interiorità, come «emulsione liquida del mio oceano interiore».

Lara Almarcegui (Saragozza, 1972) con Gravera analizza la trasformazione del paesaggio urbano provocata dai cambiamenti politici, sociali ed economici attraverso le riprese di una cava di ghiaia in un complesso industriale a La Plana del Corb, vicino a Lleida a Sud della catena montuosa dei Pirenei, che diventa un luogo di contemplazione.

Dorothy Cross (Cork, Irlanda, 1956) in Jellyfish Lake s’immerge nuda nel lago di Palau, in Micronesia – dove milioni di meduse dorate trascorrono gran parte della propria esistenza in movimento – nel tentativo di riposizionare l’uomo nella natura e riflettere sul ruolo dell’artista in un mondo soggetto a continui cambiamenti ambientali e culturali.

Marta Dell’Angelo (Pavia, 1970) in TARARA – 9 July 2017 Mount Aragats sceglie il monte Aragats, la più alta vetta d’Armenia dopo il leggendario Ararat, per un’esperienza di percorso verso la cima: al cammino l’artista aggiunge un “gesto semplice” ma carico di significato, dividendo con Gohar Martirosyan, giovane artista di Gyumri, un unico paio di sandali, in riferimento al rito precristiano del “monosandalismo”.

In To Say Nothing Of The Dog Ettore Favini e Antonio Rovaldi (Cremona, 1974 – Parma, 1975) percorrono su una piccola imbarcazione l’ultimo tratto del Po fino alla foce, sovrapponendo il proprio punto di vista con quello dei personaggi che abitano le sponde del fiume: attraverso immagini e racconti raccolti nel tempo descrivono un paesaggio che si costruisce attraverso la memoria dei luoghi e la mitologia collettiva.

History of a Tree di Flatform (Milano-Berlino, 2006) racconta la storia di un’antica quercia vallonea, la Quercia dei Cento Cavalieri a Tricase, in provincia di Lecce, come perenne testimone dello sviluppo di un luogo, delle storie che lo hanno attraversato in quasi mille anni e delle culture e delle lingue che si sono succedute e tuttora coesistono. Sono storie di cataclismi, di espansioni e di crisi economiche, di battaglie, di conquiste tecnologiche e di lotte per l’emancipazione ma, soprattutto, di vita quotidiana.

Francesco Simeti (Palermo, 1968) in Corpi presenta, con una doppia proiezione di ottanta diapositive, una serie di variazioni fotografiche sul tema dell’acqua attraverso dettagli di ritagli del “New York Times”, per confrontarsi con temi relativi a sostenibilità ambientale e uso consapevole delle risorse naturali ed evidenziare le contraddizioni del nostro tempo.

Melanie Smith (Pool, 1965) – in collaborazione con Rafael Ortega – in Xilitla rappresenta Las Pozas, il giardino onirico-surrealista immerso nella foresta dell’eccentrico collezionista britannico James Edward a Xilitla, tra le montagne subtropicali della Huastesca potosina in Messico: concentrandosi sulle rovine, la natura, e l’entropia smonta i preconcetti di una comprensione occidentale del modernismo attraverso una visione post-coloniale.

Per tutto il periodo della rassegna non mancheranno eventi ed iniziative speciali in pieno stile PERFORMING PAC per proseguire ulteriormente il percorso tematico avviato dagli artisti in mostra:

– martedì 12 luglio alle ore 20.30 Barbara and Ale presenteranno il loro lavoro video Another Day (2020), ambientato in una cava sotterranea nella zona dei Colli Berici dove i due artisti portano in scena un confronto tra la voce di Alda Caiello e le percussioni di Elio Marchesini, all’interno di un luogo naturale, scavato e ricostruito dall’uomo al fine di uno sfruttamento della materia minerale per scopi produttivi e industriali.
A seguire viene messa in scena da Elio Marchesini e l’ensemble Pozzi Sonori il brano In C di Terry Rile accompagnato dalla proiezione del nuovo video Ecolalie (2022) della coppia di artisti realizzato per l’occasione.

– sabato 23 luglio a partire dalle 19:30, Le Cannibale ritornerà al PAC e nel cortile, al calar del sole, ascolteremo i suggestivi viaggi sonori di Indian Wells, con il suo nuovo disco caratterizzato da una virata verso un suono elettronico rarefatto ed elegante, il dj set di Marquis, fresco di pubblicazione del nuovo album Il Pasto Nudo, e l’esibizione live di Marianne Mirage, talentuosa artista tra jazz e soul.

– martedì 6 settembre alle ore 19:00, la proiezione del film Il Buco (2021) di Michelangelo Frammartino, introdotto dallo stesso artista: un viaggio affascinante e avventuroso di una squadra di giovanissimi speleologi che nell’autunno del 1961 lascia un nord in pieno boom economico e intraprende una campagna nel meridione rurale fino all’entroterra calabrese del Pollino. Premio speciale della giuria alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

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Richard Long Warli Spiral, 2004, Installazione ambientale composta da sampietrini in porfido del Trentino, 400×480 cm Museo del Novecento, Milano. Foto Mario Tedeschi

 

 

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