La Pinacoteca Agnelli lo scorso mese di ottobre ha inaugurato la programmazione espositiva per l’autunno 2025, con tre progetti inediti.
ALICE NEEL. I Am the Century
Da venerdì 31 ottobre 2025 a lunedì 6 aprile 2026, Pinacoteca Agnelli presenta la prima retrospettiva in Italia dedicata all’artista americana Alice Neel, una delle artiste più significative del ventesimo secolo, carismatica e rivoluzionaria interprete della pittura figurativa a cui rimase fedele anche in decenni dominati dall’astrattismo. Alice Neel. I Am the Century è curata da Sarah Cosulich e Pietro Rigolo, e offre una prospettiva coinvolgente sull’opera dell’artista mettendo in luce il suo sguardo pionieristico e il suo interesse verso l’umanità in tutte le sue forme.
“Se mai scriverò un’autobiografia la chiamerò Il secolo sono io” – dichiarò l’artista. Neel nacque il 28 gennaio 1900 nei pressi di Philadelphia, e trascorse la maggior parte della sua vita a New York. La sua esistenza, costellata da tragiche e straordinarie vicissitudini personali, attraversò quasi l’intero ventesimo secolo, incrociandosi inevitabilmente con grandi cambiamenti storici, politici e sociali: dal voto alle donne alla Grande Depressione, da due guerre mondiali al boom economico e alla Guerra Fredda, fino al coinvolgimento militare degli Stati Uniti in Vietnam, ai movimenti per i diritti civili, al femminismo e alla liberazione sessuale, nonché all’insorgere dell’epidemia dell’HIV/AIDS.
Con uno sguardo democratico alla costante ricerca della verità, Neel ha abolito ogni forma di gerarchia sulla tela e rappresentato, con la stessa compassione e profondità, familiari, amici, artisti, intellettuali, lavoratori, immigrati, donne, bambini, persone queer. Unendo impegno politico a un interesse per le diverse pieghe della psiche e dell’animo umano, l’artista ha intrecciato storie personali e collettive, restituendo un composito ritratto dello spirito del tempo. Nel corso di sette decenni, Neel sperimentò diverse modalità espressive, subendo l’influenza del realismo americano, del muralismo messicano e di movimenti europei come l’Espressionismo, il Surrealismo e la Nuova Oggettività. Solo negli anni Sessanta cominciò a ricevere riconoscimento da parte della critica e delle gallerie, consolidando uno stile pittorico che avrebbe definito il suo straordinario, tardo periodo artistico, unendo attenzione al dettaglio e approssimazione, profondità e spontaneità, precisione e non finito.
Seguendo un percorso prevalentemente cronologico che abbraccia sette decenni del ventesimo secolo, I Am the Century alla Pinacoteca Agnelli approfondisce l’idea che Alice Neel fosse “cronista della vita” e dei suoi dipinti quali rappresentazioni della “commedia umana”. Strutturata in sei capitoli che si intrecciano con la sua biografia, il progetto nasce da una riflessione su come il lavoro di Neel abbia catturato il tempo del Novecento: il tempo autobiografico dell’artista e della sua vita personale; il tempo biografico dei suoi soggetti, nelle loro diverse età e trasformazioni fisiche, dalla nascita alla morte; e infine il tempo storico degli eventi e delle rivoluzioni epocali di cui l’artista e i suoi modelli e modelle si sono fatti testimoni.
Questa mostra assume un significato particolare nel contesto della Pinacoteca Agnelli, la cui Collezione Permanente include capolavori della ritrattistica tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo, tutti realizzati da uomini. Attiva in un’epoca in cui le donne nella pittura erano ancora per lo più confinate al ruolo di soggetti passivi all’interno del quadro, Neel offrì uno sguardo femminile potente ed egalitario sul mondo, sull’essere artista e sull’atto stesso del fare arte.
Alice Neel. I Am the Century è sviluppata in stretta collaborazione con The Estate of Alice Neel. La retrospettiva è accompagnata da un catalogo che vuole dare una lettura critica e profonda dell’umanesimo dell’artista costruendo un viaggio attraverso la sua vita artistica e personale. La pubblicazione include testi di accademici e artisti – tra cui Jennifer Higgie, Kelly Richman-Abdou, Mira Schor e Annie Sprinkle – arricchiti da un ampio numero di tavole, fotografie d’archivio e documenti.

PIOTR UKLAŃSKI. Faux Amis
Pinacoteca Agnelli presenta la quarta edizione del programma Beyond the Collection dedicato alla Collezione Permanente del Museo attraverso il progetto espositivo di Piotr Uklański. La mostra Faux Amis, aperta al pubblico da venerdì 31 ottobre 2025 a lunedì 6 aprile 2026 all’interno dello Scrigno della Pinacoteca, si completa con due interventi dell’artista presso il Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando”, Università di Torino e al Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti”, Città di Torino.
“Faux amis” (falsi amici) è un’espressione francese usata per descrivere due parole che, in lingue diverse, suonano simili sebbene il loro significato differisca. Piotr Uklański adotta questo titolo per una serie di interventi nei quali giustappone i suoi lavori con opere e oggetti delle collezioni dei tre musei, guidati da associazioni basate su genere, forma e iconografia. Gli accoppiamenti dell’artista, che inizialmente possono apparire diretti e perfino superficiali, si rivelano essere complessi e ricchi di significato.
Operando dai primi anni Novanta con pittura, fotografia, performance, scultura, installazione, disegno e film, Uklański ha impiegato linguaggi visuali contrastanti per investigare la relazione primaria tra l’umanità e le immagini da essa prodotte, il loro potere seduttivo e la loro abilità di essere potenzialmente strumentalizzate. Giustapponendo le sue opere con i capolavori della Collezione Permanente della Pinacoteca Agnelli, Uklański genera cortocircuiti che mettono in discussione tanto il significato delle opere quanto la loro relazione con l’identità degli artisti. Amore, moda e provenienza geografica sono i pretesti attraverso i quali vengono messe in luce tematiche come il colonialismo, l’appropriazione culturale, la questione di genere e la costruzione della storia attraverso i simboli.
Uklański considera la sua pratica parte di una tradizione di “cannibalismo storico-artistico” che rivela come, attraverso la storia, gli artisti si siano ‘cibati’ dell’opera di artisti venuti prima di loro (ma anche del loro stesso lavoro) per costruire, rigettare o rivoluzionare approcci diversi al “fare arte”. Con il suo progetto espositivo per la Pinacoteca Agnelli, Uklański enfatizza il ruolo della conoscenza all’interno della sua pratica offrendo simultaneamente nuove prospettive e letture delle immagini della storia dell’arte, per costruire nuove modalità di comprendere il presente.
Una moltitudine di implicazioni storico-artistiche stratificate è anche alla base dei due interventi che caratterizzano Faux Amis presso il Museo della Frutta e il Museo di Anatomia Umana, ospitati nello stesso edificio nel quartiere di San Salvario. Uklański associa le repliche di mele del Museo della Frutta con la sua recente serie di tele basate sulle descrizioni di dipinti di nature morte trafugate dai nazisti; mentre al Museo di Anatomia Umana l’artista introduce una presenza corporea pulsante ispirata al cinema e ai rituali. Fondendo riferimenti sociologici e politici, Uklański rivela il potere dell’arte nel mettere in relazione il presente con la memoria storica e l’identità personale.
Beyond the Collection è il progetto della Pinacoteca Agnelli che dal 2022 si propone di riattivare la Collezione Permanente del museo, un nucleo di 25 capolavori dal XVIII al XX secolo. Attraverso interventi di artisti contemporanei e prestiti specifici da istituzioni italiane e straniere, alcune opere selezionate della Collezione diventano territorio per nuove narrazioni. Nuove connessioni riflettono così sia sulle presenze che sulle assenze all’interno di questo gruppo di capolavori, portando alla luce storie dimenticate o ignorate e mettendo in discussione interpretazioni canoniche della storia dell’arte.
PAUL PFEIFFER. Vitruvian Figure (Juventus)
A partire da venerdì 31 ottobre 2025, Paul Pfeiffer presenta una nuova installazione site-specific su La Pista 500 della Pinacoteca Agnelli, l’ex pista di collaudo FIAT sul tetto del Lingotto che, dalla sua inaugurazione nel 2022 come spazio espositivo all’aperto, ha aperto nuove e inaspettate prospettive sull’ambiente urbano e sul paesaggio circostante. Il progetto di Pfeiffer, vincitore dell’edizione 2024 del Premio Pista 500 di Artissima, si affiancherà a quelli già visibili di Allora & Calzadilla, Rong Bao, Thomas Bayrle, Monica Bonvicini, VALIE EXPORT, Sylvie Fleury, Francesco Gennari, Dominique Gonzalez-Foerster, Marco Giordano, Louise Lawler, Finnegan Shannon e SUPERFLEX.
L’intervento dell’artista è realizzato grazie alla collaborazione con Juventus e si intitola Vitruvian Figure (Juventus): l’opera si articola in un’installazione sonora immersiva accompagnata da un’immagine in grande formato esposta sul billboard in due diversi punti della Pista 500.
Fin dagli anni ’90, Paul Pfeiffer ha sviluppato una pratica artistica fortemente interdisciplinare, che comprende video, fotografia, suono, installazione e scultura. Uno dei temi centrali del suo lavoro è l’esplorazione di momenti destinati a un pubblico di massa, come eventi sportivi e religiosi, concerti e game show televisivi, spesso portando a interrogarsi su concetti quali spettacolo, appartenenza e differenza. Pfeiffer analizza non solo l’esperienza dell’evento dal vivo, quando gli stadi si riempiono di tifosi, ma anche la sua estensione attraverso la trasmissione mediatica, che consente di raggiungere milioni di persone. In questi momenti, la nozione di individuo viene sospesa, sia per lo spettatore che per la star, seppur in modi opposti: mentre la celebrità viene elevata e isolata dal resto, lo spettatore si fonde nella massa, confondendosi con la folla per diventare parte di un tutto più grande. Con Vitruvian Figure (Juventus), Paul Pfeiffer prosegue la sua indagine pluridecennale sul comportamento collettivo e la spettacolarizzazione, rispondendo al contempo alla storia specifica della città e del Lingotto, un sito legato all’idea di performance e velocità, e alla nozione di produzione di un oggetto tecnologico – l’automobile – di consumo di massa e simbolo di un desiderio e immaginario collettivo. L’opera incisiva di Pfeiffer, che stimola il pubblico sia a livello intellettuale che viscerale, mette in luce come il design degli edifici in cui ci riuniamo non sia solo una questione estetica, ma descriva (e prescriva) l’essenza della nostra stessa identità culturale, il modo in cui ci vediamo, e ci relazioniamo gli uni con gli altri.
Tutti i progetti di Pinacoteca Agnelli concorrono a definire una scrittura comune, capace di rendere l’Istituzione un centro culturale dinamico, aperto alla riflessione sulle tematiche della contemporaneità in dialogo con la sua collezione storica. Grazie a una prospettiva curatoriale organica, il punto di partenza comune consiste nella riflessione sulle narrazioni prodotte dall’eredità industriale del Lingotto e dall’identità del Museo. La capacità di concepire e produrre mostre di alto profilo sancisce la connessione dell’istituzione torinese con la comunità internazionale dell’arte e con i temi urgenti della contemporaneità.
Installation view, Alice Neel. I Am the Century. Pinacoteca Agnelli Torino, 2025. Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino © The Estate of Alice Neel. Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano. Installation view, Piotr Uklański, Faux Amis, Pinacoteca Agnelli Torino, 2025. Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano. Paul Pfeiffer, Vitruvian Figure (Juventus), 2025. Pinacoteca Agnelli, Torino, 2025. Image Courtesy Pinacoteca Agnelli. Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano.
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