PRELUDIO. Un invito botanico | Stefano Caimi

dal 17 marzo sino al 13 maggio 2022

The Flat – Massimo Carasi, Milano

6.370 km. 

Non basta il ghiaccio, lucente sulla terra scura a congelare gli attimi sotto una spessa coltre. 

Un fermo immagine. Il passato di un futuro auspicato. 

Il movimento è leggero, il calore contenuto, il profumo selvatico. 

E’ il grande meccanismo di un ingranaggio antico e ben oliato. 

Non basta il ghiaccio, lucente sulla terra scura a congelare gli attimi sotto una spessa coltre. 

Perché lui scorre, leggero, contenuto, selvatico. Scorre. Ciclico. In un attimo senza ossigeno muta, batte, scandisce, richiama. 

13,729 miliardi di anni. 

Quanti battiti? Quanti cerchi legnosi? Quante onde? Quante primavere? 

The Flat – Massimo Carasi ospita Preludio – Un invito botanico, mostra personale di Stefano Caimi, classe 1991. Artista poliedrico con all’attivo diverse mostre personali e collettive in contesti nazionali ed internazionali, Stefano Caimi spinge per farsi spazio in un mondo in cui spesso la giovinezza viene contrapposta alla maturità artistica, quasi dovesse attendere il suo turno. Ma, come per le opere che vengono presentate in Preludio – Un invito botanico, l’attesa diventa anticipazione, innesco, scintilla. L’immobilismo si trasforma in sussulto e il tempo, da soffocante, in risorsa, perdita meditativa e onirica. Scansione botanica, metalli preziosi, materia organica, calcolo computazionale, suono. Ancora un volta invitiamo un giovane artista per offrirci una visione fresca, cosciente, limpida, del contemporaneo. Un profumo pungente di terra bagnata, un’attesa propizia. Il lavoro di Stefano Caimi congela processi naturali, così che possano loro stessi raccontarsi. L’anatomia delle piante viene scomposta e ogni elemento trova una dimensione propria. Leggerezza, vastità, profondità, materia vengono fissate in istanti silenti, frementi di tornare alla vita, lasciando spazio all’immaginazione di ciò che sarà. La semplicità stilistica si rivela un artefatto, in una restituzione del reale che volge lo sguardo a tecnica, scienza, biologia, botanica. Il colore diventa elemento dominante, esaltato in paesaggi di nero profondo o reso brillante da una coltre di rame, metallo nobile e mutevole, che immobilizza la materia organica, impreziosendola, lasciando al tempo il potere di trasformarla. 

Perché il tempo scorre, ciclico, continuo, e i processi naturali ritornano, eguali. 

Non è attesa, immobilismo, o nostalgia. E’ preludio.

Stefano Caimi è nato nel 1991 a Merate, in Italia. Vive e lavora a Milano. Il suo lavoro restituisce visivamente processi naturali, calati in scenari dal carattere tecnologico, digitale, dove forma, colore e materia assumono nuovi significati. Le sue opere “frammenti di paesaggi contemporanei” sono fioritura di un’epoca in in cui le relazioni uomo-ambiente sono sempre più attuali. “Sono da sempre affascinato dalla complessità biologica che trovo in natura. Una fitta rete di relazioni nascoste, interconnesse” Ricerca una tensione tra dettaglio e insieme, una complessità che porti l’osservatore a un continuo cambio di prospettiva.
Matematica, ecologia, programmazione e chimica sono le lenti utilizzate nel processo di messa a fuoco dell’opera. Adotta un approccio transdisciplinare, con una visione a 360 gradi, che spazia tra elaborazioni digitali, scultura, fotografia e installazioni.
Espone in diverse mostre personali e collettive in contesti nazionali ed internazionali. Nel 2018 vince il primo premio “Arte e Natura” del Distretto culturale del Barro, Lecco, IT e viene ospitato in residenza presso il PAC180, Parco d’Arte Contemporanea di Livorno, IT. Nel 2019 presenta la serie Phytosynthesis, fiori rielaborati digitalmente tramite scansione tridimensionale, all’interno del Premio Arte Cairo a Palazzo Reale di Milano e nell’università internazionale Xjtlu di Suzhou, (CHN). Nello stesso anno, con lo stesso progetto, è stato premiato come vincitore della mostra “Welcome to the machine” a Torino. Nel 2020 partecipa alla mostra collettiva “..and thence we came forth to see again the stars” alla galleria The Flat – Massimo Carasi e viene ospitato in residenza presso Dolomiti Contemporanee, laboratorio d’arti visive in ambiente, dove l’anno successivo presenta la sua ricerca all’interno dell’open studio _studiOlimpico. Nel 2021 la galleria The Flat- Massimo Carasi presenta i suoi lavori all’interno di ArtRotterdam, Van Nelle Fabriek, Rotterdam, NL dove viene acquisito dalla fondazione AkzoNobel Art Foundation di Amsterdam. Lo stesso anno presenta la personale il fascino dell’inutile all’interno dello spazio espositivo Megazzino di SpaziENNE. Viene invitato dal Distretto culturale del Barro a produrre un’opera site-specific all’interno della Chiesa di San Michele, Galbiate, IT dove realizza Xanthophyll, installazione di land art. Le sue opere sono state acquisite da collezionisti nazionali ed internazionali. È rappresentato dalla galleria The Flat – Massimo Carasi, Milano, IT.
 
Dal 2019 è professore di Computer Art alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Il suo corso è incentrato su come i
media digitali hanno modificato il modo di pensare, fare e distribuire l’arte nell’ultimo secolo.
 

Per info:
 
THE FLAT – Massimo Carasi, Milano
 
theflat-carasi@libero.it | http://www.carasi.it/ 



Phytosynthesis – Aconitum Napellus, 2022. Custom software, stampa fine art su carta cotone, cornice in legno Toulipier sbiancato, vetro museale 101x73x5,5 cm. UNIQUE. 
 

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