Retroilluminazioni misteriose: Eremo Eretico di Giuliano Giuman

presso la Galleria Annunciata di Milano

di Carla Sollazzo 

Francis Haskel ne La nascita delle mostre scrive: «A noi interessa la motivazione di una mostra […] Per esempio la ricostruzione corretta dello sviluppo artistico di un autore nel suo arco creativo»; Eremo Eretico di Giuliano Giuman, a cura di Davide Silvioli, è questo: una mostra che introduce il visitatore all’interno dell’intimo e pluriennale universo creativo dell’artista, il quale, in maniera socratica, non fornisce risposte, ma piuttosto pone interrogativi, attuando quel processo di ricerca che dovrebbe essere alla base dell’arte contemporanea. Ricerca intesa come isolamento e riflessione; lo stesso processo che, in antichità, spingeva gli anacoreti a una scelta di vita eremitica, poiché, come scrive Silvioli, «L’arte, per non essere pedissequa, deve allontanarsi dagli agenti fuorvianti e velleitari di tanta contemporaneità, per tornare, come in un atto di ritiro individuale, a indagare sé stessa insieme alle sue facoltà comunicative».

Il richiamo all’eresia «è da intendersi in termini prettamente etimologici» – sostiene il curatore – «come direzione di pensiero contraria a molte attitudini artistiche odierne che spesso fanno del facile sensazionalismo il loro aspetto maggioritario, rievocando l’eremitaggio come sinonimo di recupero di una dimensione poietica presieduta dalla riflessione sugli elementi fondamentali (perciò autentici) del linguaggio visivo». Giuman, artista-eremita, che vive ai margini delle mode insite nell’arte contemporanea, guarda all’eresia come ad una condizione dello spirito, per inventare – come spiega Jacqueline Ceresoli – «soluzioni formali sospese tra scultura e pittura, risolte in dittici o polittici sovrapposti, in cui tradizione e innovazione, trasparenze, evanescenze e cromatismi, segnici aniconici e rarefatti, apparenza e profondità, si materializzano su supporti di vetro dipinto a gran fuoco, con pigmenti che trasudano trascendenza». Inaugurata il 3 aprile 2019 e visitabile fino al 31 maggio 2019, Eremo Eretico entra a far parte della stagione espositiva 2019 della storica Galleria Annunciata di Milano. In mostra opere appartenenti all’ultima ricerca artistica di Giuman, che mira ad approfondire le possibilità di relazione estetica fra la superficie, il pigmento, la luce e il vetro, coniugando tali elementi – come direbbe Rodari – ne “la grammatica dell’arte”; «I materiali impiegati – spiega Silvioli – compenetrandosi e influenzandosi, cercando nuove possibilità di relazione, si rinnovano nelle capacità linguistiche». Il contesto è dialogico ed ogni opera è parte di un discorso che prevede molteplici letture ed interpretazioni, partendo dall’opera cardine La barca di Ulisse che, come spiega il curatore, sembra parafrasare le parole di Pessoa ne Il libro dell’inquietudine «Viviamo tutti a bordo di una nave salpata da un porto che non conosciamo, diretta a un porto che ignoriamo».

Perugino, classe 1944, artista di fama internazionale, Giuman inizia la sua carriera come musicista, diplomandosi in contrabbasso. Il passaggio dalla musica all’arte visuale avviene quasi per gioco, come racconta lo stesso Giuman durante un’intervista rilasciata a Manuela Perria: «Degli amici che suonavano con me, un giorno mi proposero di andare ad Assisi ad una gara estemporanea […] Su trecento artisti in gara, ne furono ammessi solo centocinquanta e, di questi, venivano premiati solo i primi sei […] Quando arrivarono al terzo, nominando me, io non ci credevo». Le prime opere, sotto la maestranza di Gerardo Dottori, risalgono al 1964; Giuman parla di Dottori come di una “vite fondamentale” per la sua formazione, con i suoi racconti su Marinetti, Boccioni, Balla, ecc. «In primo luogo – racconta Giuman – è lui che mi consigliò di andare via da Perugia […] Perché dovevo confrontarmi con altri artisti […] In secondo luogo, Dottori mi ha trasmesso il rigore del lavoro e l’approccio analitico». Dal 1972, per dieci anni, affronta il tema dell’ombra, non solo attraverso la pittura ma anche occupandosi di fotografia, musica, installazioni, video-installazioni (fu uno dei primi artisti in Italia a produrre dei video con il Centro Videoarte di Ferrara) e performance; da qui le due serie intitolate Le ombre di Talete e La fenomenologia delle ombre. Nel 1985 introduce il vetro tra i materiali di utilizzo, facendolo diventare il principale supporto di caratterizzazione delle sue opere. Nel 1983 realizza i manifesti e le scenografie di Umbria Jazz, il più importante festival jazzistico italiano; vince numerosi concorsi nazionali. Dal 1998 al 2013 è docente di Tecnica della Vetrata all’Accademia di Brera; dal 2009 al 2012 è direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. Vanta oltre trecento mostre, tra personali e collettive, in spazi espositivi di rilevante importanza, come la Galleria Duemila di Bologna, la Galleria Sincron di Brescia, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, con la curatela di alcuni tra i più autorevoli nomi della storiografia artistica, da Gillo Dorfles a Renato Barilli ad Enrico Crispolti. In concerto con i risvolti delle Neoavanguardie, in atto nella seconda metà del Novecento, il maestro perugino ha sperimentato pratiche artistiche spesso molto differenti tra loro, mostrando grande versatilità e apertura alla ricerca. Da circa un anno realizza le sue opere fondendo due tecniche: olio su tela o su tavola e pittura su vetro a gran fuoco. L’allestimento di Eremo Eretico si presenta strutturato e al contempo suggestivo; l’aura misteriosa e simbolica delle opere su vetro è valorizzata dalla retroilluminazione, un’alchimia tra luce e materia, che produce aloni di energia che si irradiano nell’ambiente circostante: l’eremo, dove il visitatore naufraga e/o approda in una dimensione sacrale, fuori dallo spazio e dal tempo.

In una recente intervista, rilasciata ad Elisa Silvestrin, lo stesso Giuman racconta: «Ho cominciato a lavorare il vetro nel 1985 un po’ per gioco e poi è diventato il mio principale supporto di espressione. Quindi è stato veramente un virus, ho visto il mondo in trasparenza. Mi è sempre interessato tutto quello che ruotava attorno alla possibilità della trasparenza. Quando mi sono affacciato a questo modo il vetro contemporaneo non era molto conosciuto, quindi è stata tutta una cosa nuova, una ricerca pura. E questo, per me, è molto esaltante ancora oggi […] Quando la temperatura passa gli 800° e si apre il forno, ti investe il calore bianco. Poi guardi i colori muoversi: sono momenti ipnotici ed emozionanti, difficilmente descrivibili». Poi aggiunge: «Il vetro è un materiale altezzoso e bellissimo […] però anche infimo. C’è sempre una lotta fra l’artista e il materiale […] Con la tela il materiale è fermo, mentre con il vetro è esso stesso che ti sfida […] Qualche volta il risultato è bello, qualche volta meno, e spesso si rivela diverso da come lo avevi pensato. Ogni lavoro ha una tensione propria e il materiale gioca un fattore determinante nel continuo gioco con l’artista»; con la vetrofusione, infatti, Giuman introduce nuovi materiali, come il legno e gli oggetti della quotidianità. Opere caratterizzate talvolta da tinte cangianti, talvolta da tinte più tenui, da forme geometriche alterne, rigide e libere, Eremo Eretico costituisce un’occasione di riflessione e confronto diretto con l’arte di ricerca nel mezzo del contesto contemporaneo; una ricerca priva di interlocutori terzi.

Per entrambe: Giuliano Giuman, Eremo eretico, Galleria Annunciata, Milano. Installation view. Courtesy Galleria Annunciata.

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