Signal la prima personale di Tan Mu (nata nel 1991 a Yantai, Cina) nello spazio di Peres Projects a Milano è aperta dal lunedì al venerdì in Piazza Belgiojoso 2. Un fenomeno spesso citato nel panorama dei media, all’indomani dell’11 settembre, è stato l’emergere di notizie in diretta 24 ore su 24, 7 giorni su 7. L’ininterrotto reportage di eventi vicini e lontani crea un cambiamento nei modi cognitivi del pubblico di essere nel mondo e di conseguenza, la rappresentazione artistica di questa percezione. Parallelamente al numero relativamente piccolo di fotografie di notizie che ha continuato a definire un momento storico, la copertura continua e le news ticker si sono aggiunti a un numero infinito di foto amatoriali e riprese video che hanno finito per plasmare la memoria narrativa e collettiva di un determinato spazio e tempo.
Nella fitta rete di eventi, l’apparato istituzionale appare sempre più come un sovrastante macchinario generativo di informazioni. All’inizio del 2022, una guerra si svolge in un campo di battaglia per procura culturale, politica e censoria – che fa eco in molti altri aspetti della vita quotidiana – con poteri e intenzioni conferiti alla vita individuale da stati e organizzazioni contendenti.
Al contrario, i protocolli web si trasformano in beni di consumo proliferanti insieme a miti e controversie, le politiche di salute pubblica dettano le condizioni di vita e di routine di una famiglia. Mentre i forum multilaterali o intergovernativi presentano una succinta espressione di credenze e sentimenti individuali. Il funzionamento interno del macchinario, nel frattempo, rimane oscuro per molti.
Correlata è la tipologia mutevole dell’origine delle foto e delle esperienze di visualizzazione. Attingendo da archivi di media mainstream, immagini satellitari e dati GIS, blog aziendali che spiegano innovazioni fondamentali e incontri condivisi con dispositivi e applicazioni – il lavoro di Tan Mu documenta fedelmente la dinamica di queste transizioni.
Promette una rappresentazione coerente ma multiforme dello sviluppo storico e della configurazione pittorica, giustapponendo immagini di invenzioni elettroniche degli anni ‘70, come il computer PDP-10 del DEC e il dispositivo di telecomunicazione blue box, con il data center dei giganti della tecnologia di oggi e il panorama digitale di un game designer. Gli impulsi per lo scambio e l’archiviazione crescono prima in segnali e byte e poi verso sistemi di archiviazione mostruosi. Il lavoro di Tan Mu non offre affermazioni o provocazioni, ma un canale verso le problematiche, i collegamenti e le forze intangibili tra storicità e contemporaneità. Categorie del fisico e del digitale, storico e immaginario, domestico e all’avanguardia lasciano il posto a vividi ricordi che circondano ogni evento.
L’attenta scelta degli argomenti e delle fonti delle immagini consente a Tan Mu di esplorare l’immagine come mezzo. In particolare, il modo in cui verità e valore si costruiscono sia esteticamente che attraverso il modo in cui l’immagine nasce e viene fatta circolare. Ad esempio, i dipinti basati su immagini d’archivio o documentarie mantengono una connessione con il passato ma allo stesso tempo interagiscono con lo spettatore nel presente.
Una storia di modalità di spostamento continua mentre i dispositivi mobili eclissano le tradizionali fonti di informazione. Disegno industriale di schermi degli smartphone, i metodi fotografici in evoluzione e l’estetica dei social media post millennial danno forma all’immagine che si vede e che aderisce alla realtà. In NO SIGNAL (2019), il rumore statico parla di un aspetto liminale sull’anticipo delle trasmissioni rispetto alla convergenza di onde radio casuali e sorgenti naturali. Rompendo il flusso di informazioni, la momentanea assenza di input significativi sui televisori – e in altri lavori presenti in mostra, sugli schermi digitali – porta ansia e sospensione, ma anche un’uscita sfuggente. In una dimensione spaziale, la localizzazione del “nessun segnale” mette in primo piano la connettività tra dispositivo domestico e rivelatori scientifici; tra gli altri, il fondo cosmico a microonde esercita un’influenza sostanziale sulla statica dei televisori analogici.
I dipinti di Tan Mu sono impregnati da esempi di connessione tecnologica, sociale e affettiva. È solo in mezzo a tali oggetti, corpi ed eventi intrecciati che la visione di Tan Mu del suo lavoro come “timbro temporale” manifesta il suo vero significato. Invece di limitarsi a registrare i dati, questi “timbri temporali” svolgono una duplice funzione, un marcatore temporale dinamico e un timbro che unisce creatività pittorica e segni di operazione postale. In altre parole, le opere testimoniano il processo di creazione del mondo, di come gli esseri umani plasmino reciprocamente la tecnologia, la politica, la cultura e la natura. Più precisamente, il processo è visto attraverso una lente documentaria che emancipa anche il soggetto dal suo ruolo nella storia, consentendo una moltitudine di punti di contatto con il presente. In questa mostra, il giovane calciatore seduto Turf (2021), probabilmente il meno ambiguo nella sua forma storica cristallizzata tra tutte le altre atemporalità tecnologiche, è in realtà il padre di Tan Mu, un giocatore professionista che ha deciso di ritirarsi alla nascita dell’artista.
L’immagine diventa una documentazione per recuperare un passato non testimoniato, una “foto di famiglia” che risiede al di fuori della memoria personale e persino dall’album di famiglia. Accostata alle “generazioni” della tecnologia che si adombrano in questo gruppo di dipinti, Turf indaga anche sul posizionamento di sé stessi e dell’universo, dell’eredità e del futuro, del lignaggio familiare e del progresso tecno-scientifico.
A metà degli anni Sessanta, sullo sfondo dello scetticismo e della prosperità del dopoguerra, Gerhard Richter nota che dipingere partendo da fotografie assolute e autonome, lo libera dal pensiero cosciente. Tale acutezza continua a risuonare nelle giovani generazioni di pittori, ma per Tan Mu la visione si riorienta verso un mondo interconnesso in formazione riflessiva e l’apparato dietro le immagini che rivela o nasconde ciò che è la realtà. Al di là del concetto artistico e del soggetto, la tecnica di Tan Mu, sviluppata attraverso la sua vigorosa formazione in pittura e media nelle migliori accademie in Cina e negli Stati Uniti, trasmette uno stile distinto che bilancia il controllo meticoloso, l’esecuzione sicura e il fascino genuino. di Yizhuo Li.
Tan Mu (nata nel 1991 a Yantai, Cina) vive e lavora negli Stati Uniti. Si è diplomata alla High School of Central Academy of Fine Arts di Pechino nel 2011 e ha conseguito il suo BFA in Expanded Media Studio Art alla Alfred University nel 2015. Il suo lavoro ripristina la potenza visiva e spirituale della tecnologia, combinando approcci socio-storici e filosofici nella sua pratica artistica. I suoi dipinti e il suo lavoro multidisciplinare esaminano la presenza corporea e mediata in una società della conoscenza, al di là della praticità dei macchinari e dell’iconografia; dalla fecondazione assistita e l’editing del DNA al computer quantistico e il timbro della privacy, l’interiorità di ogni apparato si unisce al processo artistico di pensare e fare. Un’ulteriore attenzione è posta sulla convergenza della geometria e della fisica con la natura e la cultura tecnologica.
Per info:
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Agnese Cutuli | ac@peresprojects.com
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Tan Mu, Signal, installation views Peres projetcs. Foto di Roberto Marossi. Courtesy artista.