SMALL TALK

REALIZZARE BELLEZZA

Alfredo Granata

– Luca Cofone

Luca Cofone/ Da molto tempo ti occupi di studiare, valorizzare e creare arte con opere legate ai luoghi in cui vivi. Non semplicemente da studioso, quindi, ma da ricercatore di aspetti della “cultura materiale”. Nell’ambito del tuo impegno in tal senso cosa influenza il tuo operare?

Alfredo Granata/ L’infanzia è il periodo in cui si forma la personalità dell’adulto e oggi sono quello di cui mi sono nutrito perchè cresciuto in una famiglia dove il riciclo del cibo, degli abiti e degli oggetti era indispensabile. L’elemento che scaldava e scandiva le nostre giornate era il braciere di nero carbone vegetale che – insieme al nero delle travi affumicate e delle donne addobbate a lutto – ho assorbito profondamente, e che oggi considero come la cromia portante della mia ricerca artistica. Inoltre, vivere esperienze traumatiche giovanili come farsi estrarre i denti senza anestesia, mi ha portato a estetizzare calchi di impalcati dentari in tutte le cromie e smorfie in un condensato di poetica delle avanguardie storiche con specifiche proiezioni su Burri, Bacon e Munch. L’ambiente esterno e la sua storia, quindi, sono stati capaci di condizionare e influenzare la mia creatività.

LC/ Una delle questioni che vengono spesso sollevate, quando si parla di artisti per loro natura legati al territorio è quella della difficoltà di offrire al pubblico uno spaccato reale delle percezioni artistiche. Qual è la tua visione a tal proposito?

AG/ Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Roma sono ritornato in Calabria convinto di lasciarla presto per svolgere altrove il mio lavoro creativo, così non è stato, e quello che doveva essere un trauma si è rivelato un punto di forza. Ho rielaborato il concetto di periferia e da cultore dell’immagine ho iniziato a promuovere eventi d’arte. Inauguro, alla fine degli anni Novanta, “Porto di mare” la prima residenza d’artista in Calabria. Cesare Pietroiusti, Bruna Esposito, Eva Marisaldi, Stefano Arienti, Giulia Caira, Josephine Sassu, Carolyn Christov- Bakargiev, artisti consolidati e storicizzati, sono transitati dalla residenza contribuendo a elevare il dibattito artistico contemporaneo affrontando il tema della relazionalità. Sono stati anni molto creativi che hanno alimentato l’humus culturale ideale per la nascita, dopo vent’anni, di BoCs Art a Cosenza. Non ho avuto alcuna difficoltà a relazionarmi con il pubblico offrendogli didattiche dell’arte contemporanea con respiro Europeo.

LC/ Nel complesso iter di progettazione e realizzazione di un’opera, ti sei mai scontrato con il tuo essere artista? Che cosa significa per te essere un artista?

AG/ Sono un creativo in grado di rompere gli schemi tradizionali per crearne di migliori e mi affascina avventurarmi in territori inesplorati attraverso nuove percezioni, mi reputo libero e indipendente in quanto fuori dalla logica del mercato. Creo con coerenza e rispetto per me e per tutti quelli che amano il mio lavoro e, inoltre, risulta essere una terapia contro la depressione imperante. Progettare e realizzare opere sono condizioni di “misticismo” agnostico che mi conducono a pregare attraverso la creatività. Essere artista vuol dire avere delle antenne particolarmente sensibili agli umori della società, qualità che aiutano a guardare il mondo con occhi nuovi, disincantati e luci diverse. Il mio grande sogno è inondare di bellezza il territorio in cui vivo ed educare le nuove generazioni ad approcciarsi positivamente alla vita attraverso l’arte.

MAGMA, 2017. Veduta della mostra. Museo del Presente, Rende (Cs). Foto © Claudio Angione. Courtesy dell’artista.

© 2019 BOX ART & CO.

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