SMALL TALK

ATTITUDINI CONTEMPORANEE
Fabio De Chirico                                                            

– Loredana Barillaro

 

Loredana Barillaro/ Hai appena concluso il tuo incarico come Soprintendente della Calabria, come definiresti gli anni di lavoro a Cosenza?

Fabio De Chirico/ L’esperienza in Calabria è stata interessante e molto fervida poiché ho potuto verificare come ci sia, in questa regione, una propositività e un fermento attorno ad una certa produzione dell’arte contemporanea estremamente interessante ma poco conosciuta altrove e che non passa per i canali ufficiali. Un fermento che non ho trovato in altre regioni, ad esempio in Umbria, una realtà che conosco bene, dove non vedo una produzione artistica giovanile, intendendo con ciò artisti poco noti, e questo probabilmente perché ha una struttura organizzativa che predilige artisti già affermati o mostre di maggior rilievo in quanto molto passa per i canali istituzionali e si cerca di promuovere iniziative che abbiano un appeal già consolidato. In Calabria invece ho trovato un territorio molto stimolante e non solo nelle arti visive, ma anche nel teatro o nella musica, forse proprio perché manca una struttura istituzionale. Nella mia esperienza ho cercato di promuovere artisti giovani, poco conosciuti, e non solo calabresi, penso ad esempio a Cosimo Terlizzi, Jolanda Spagno e altri. Interpreto il mio ruolo non solo in termini di tutela e conservazione  – che è comunque la parte centrale del mio lavoro – ma anche di valorizzazione e promozione, poiché penso sempre a quanto dobbiamo lasciare alle future generazioni, e non parlo solo dell’arte del passato, che tuteliamo, ma anche di quella del presente. Questa è la mia filosofia ma dovrebbe essere la filosofia di tutto il sistema culturale italiano. In tal senso il Ministro Franceschini si è detto favorevole a sostenere e rilanciare il contemporaneo e questo mi fa ben sperare perché vuol dire che si guarda sì al passato ma con una prospettiva rivolta al futuro partendo dal presente. 

LB/ La tua fede contemporaneista ti ha portato ad intrecciare la collezione della Galleria Nazionale all’arte contemporanea, fede peraltro rintracciabile anche nel suo allestimento dal carattere minimale. Ti auspichi pertanto che il tuo successore prosegua questo percorso?

FDC/ Penso di si, l’allestimento certamente racconta una visone delle collezioni filtrata attraverso il sistema della comunicazione contemporanea, volto soprattutto al futuro; l’utilizzo delle tecnologie e degli strumenti multimediali va certo in questa direzione. Ho voluto che ci fosse un riconoscimento attraverso un decreto ministeriale a garanzia che le collezioni non potranno essere smantellate in base alla volontà del singolo soggetto che prenderà il mio posto. Al mio arrivo in Calabria avevo dichiarato che fra i miei obbiettivi vi era quello di realizzare iniziative ed eventi che non fossero effimeri, ma che lasciassero alla regione quanto si stava realizzando, affinché la Galleria Nazionale “fosse” per la Calabria, e non magari una mera occasione per fare carriera oppure per raggiungere scopi personalistici, ho sempre ragionato in termini di utilità e servizio al territorio.

LB/ Ora me lo puoi dire, secondo te chi fra gli artisti che operano in Calabria ha davvero qualcosa da raccontare e può definirsi veramente tale?

FDC/ Mi vengono in mente Alessandro Fonte e Shawnette Poe che sono sicuramente interessanti, Sebastiano Dammone Sessa, Domenico Cordì, {movimentomilc}, solo per citarne alcuni. Il vero problema è che molti artisti spesso sono restii ad uscire fuori per avvicinarsi a circuiti internazionali. E certo l’assenza di progettualità in ambito regionale li porta a muoversi a livello localistico. Lo scorso anno, ad esempio, mi fu chiesto dalla Fondazione Orestiadi di Gibellina di creare una sezione di artisti calabresi. Dietro alla volontà di rimanere, di affermarsi nella propria terra, si nasconde probabilmente la paura di rischiare e di mettersi in discussione; al contempo l’idea di dover cercare visibilità a tutti i costi può condurre a fare delle scelte espositive discutibili. Anche il pensare di dover essere per forza originali penso nasca proprio da una mancanza di confronto con quanto accade fuori.


Un dettaglio della mostra di Cesare Berlingeri alla Galleria Nazionale di Cosenza. In alto Fabio De Chirico. Courtesy Galleria Nazionale di Cosenza e Fabio De Chirico.

(a pagina 12 del n. 11 di SMALL ZINE Luglio – Settembre 2014)



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