a cura di Alberto Ceresoli e Carmela Cosco
Alberto Ceresoli|Carmela Cosco/ La collaborazione tra Traffic Gallery (Bergamo), Adiacenze (Bologna), Superstudiolo (Bergamo), ha portato alla costruzione della bipersonale SOMEPLACE. Una lettura sul titolo della mostra?
Elisa Muliere|Giulio Zanet/ Someplace: in qualche luogo, da qualche parte. È una suggestione, un invito rivolto al pubblico a lasciarsi trasportare, condurre dalle opere verso dimensioni e territori sensibili, mentali, dell’immaginazione. Il titolo della mostra è una riflessione condivisa sul fatto che da qualche parte qualcosa accade. Someplace è un altrove che affascina e spaventa, uno stato mentale che predispone ad accogliere la pittura.
AC|CC/ Il dispositivo di mostra è stato pensato per accogliere le opere nei tre ambienti di Traffic Gallery. Come sono entrate in dialogo le vostre pratiche di ricerca e in che modo vi siete relazionati con gli spazi della galleria bergamasca?
EM|GZ/ Nel progettare la mostra, un primo scambio ci ha condotto ad una riflessione sul processo creativo. Entrambi abbiamo un metodo di lavoro che si basa sull’intuizione, la spontaneità e l’intensità del gesto, sul tentativo di cogliere attimi ed accadimenti. Le nostre pratiche si sviluppano su un comune terreno, dialogano, giocano per prendere poi forme stilistiche e identità ben definite e singolari. In maniera naturale e in accordo con gallerista e curatori, abbiamo deciso di assegnare alle sale “gemelle” della Traffic due percorsi individuali, che si ritrovano a confluire e a contaminarsi nel terzo ambiente, una sorta di cabinet of curiosities.
AC|CC/ Una vostra ricognizione sulle opere in mostra?
EM/ I lavori esposti sono la restituzione di un sentire fisico e mentale, puntuale. Note di presa e abbandono. All’interno di Someplace presento una serie di tele inedite realizzate ad olio su fondo smaltato, tutte parte di un unico ciclo. Dal punto di vista tecnico sono legate per cromia dalla preparazione di questi fondi – in differenti tonalità di grigio, piatti e uniformi – dai quali emergono forme e segni fluidi. Nel ciclo, la ricerca pittorica che ho portato avanti in questi anni sulla gestualità e il movimento va a mescolarsi con una parte della mia indagine più poetico/narrativa, concentrata sull’esplorazione dei territori dell’inconscio. Sono opere cariche di pulsioni ataviche con trame aperte e mai del tutto dichiarate. Ogni dipinto è un incontro con una parte di me. Non evasioni: piuttosto emersioni da una regione intima e viscerale, codificate per tratti, mezze figure, talvolta simboli, intrecciati uno con l’altro come in un flusso di pensiero. In mostra, inserite qui e là nello spazio espositivo sono presenti anche alcune sculture di recente produzione, in ceramica e tessuto, estremamente organiche ed allusive.
GZ/ Il corpo principale della mostra è composto da sei opere pittoriche prodotte su carta montata su pannello, realizzate tra il 2020 e il 2021. Questo progetto ha avuto una gestazione molto lunga, anche a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, quindi la selezione delle opere si è definita nel tempo. Il focus si è sempre concentrato sulla pratica, sul processo. Sono opere a tecnica mista, smalti, acrilici, pastelli ad olio, spray, dove si evidenzia la pittura nel suo farsi. Non vi è narrazione se non quella raccontata dalla pittura stessa.
AC|CC/ Non è di certo la prima occasione di incontro Muliere/Zanet. Ricordiamo la residenza “Prospettive” che vi ha visti nel 2020 lavorare insieme sul territorio di Spilamberto (Modena) con la curatela di Amerigo Mariotti e Daniela Tozzi (Adiacenze). Ricordiamo la partecipazione nel 2020 al Virtual Art Project “Inedito” a cura di Chiara Ronchini (CRAC Gallery), e ancora ricordiamo il coinvolgimento nel 2019 nella collettiva “TUTTIFRUTTI” a cura di Supergiovane. Che cosa ne pensate di queste continue tangenze progettuali?
EM|GZ/ A parte la frequentazione – per lavoro e affinità – di ambienti e personalità artistiche in comune, siamo legati dal piacere condiviso del confronto; un desiderio di apertura e indagine che guarda oltre il proprio percorso, con costante curiosità, con la voglia di sperimentare linguaggi e strade nuove. Gli artisti devono lavorare insieme, confrontarsi e dialogare. Quando accade che il lavoro si trasforma in amicizia è una cosa bellissima.
AC|CC/ La bipersonale da Traffic apre la stagione autunnale in seguito ad un anno difficile per artisti e operatori. Anticipazioni sui vostri prossimi progetti in calendario?
EM/ Verso la metà di ottobre saremo ancora compagni di viaggio con l’inaugurazione di un progetto di ricerca ideato da Zanet per lo spazio Rehearsal di Milano e portato avanti in questi mesi di pandemia, non senza qualche inciampo dovuto alle distanze. Assieme a noi gli artisti Beatrice Meoni, Caterina Silva, Andrea Bruschi, Lorenzo Di Lucido, il poeta Tommaso Di Dio e lo scrittore Fabrizio Ferrarini. Non una vera e propria mostra, ma una riflessione polifonica sul fare artistico. Il 2022 porterà invece una nuova collaborazione con Chiara Ronchini | Crac Gallery di Terni, che ospiterà la mia prima personale in Umbria.
GZ/ È stato un anno complicato ma speriamo che si riparta con una maggiore consapevolezza. A metà ottobre inaugureremo un progetto che vede coinvolti sei artisti nello spazio Rehearsal di Milano e a novembre con il collettivo Supergiovane parteciperemo a TheOthers. Per il 2022 ho in cantiere due mostre personali, a Milano e in Emilia.
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A double solo show by Elisa Muliere-Giulio Zanet
Traffic Gallery – via San Tomaso 92, Bergamo
Per entrambe: Someplace, a double solo show by Elisa Muliere & Giulio Zanet.
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