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UN VIAGGIO SOSPESO
Gema Ruperez Alonso                                   – Loredana Barillaro

BALANCEO, 2010.  Valigia, lana, metallo, immagine stampata. (part.) 
La giovane artista di Saragozza, da un po’ di tempo di casa in Italia, riesce a trasmettere al suo lavoro eleganza e raffinatezza. Che si tratti di opere bidimensionali o di installazioni esse ispirano un candore che certo non passa inosservato. L’accuratezza del segno si legge nella contaminazione dell’elemento umano con forme animali o inanimate, a tracciare singolari atmosfere “modernamente surreali”. In Balanceo (2010) sembra sospendere al soffitto, attraverso morbidi appigli di maglia, tutta un’esistenza, quella contenuta in una valigia rossa dal sapore un po’ retrò. E l’artista ci dice che altro non è se non la metafora del viaggio, continuo, inevitabile e costante che l’essere umano percorre, un estensione del corpo, un bisogno. Non più dunque, solo un contenitore ma, attraverso il potere dello sguardo che le viene conferito, trapela, da essa, tutta l’ansia del sé, in un movimento costante, un dondolio pacato quanto ripetitivo per mille e voci, sguardi, gesti e memorie.
Un candore che rivela però anche un senso di inquietudine, come a dire che nulla è perfetto. È così, dunque, che mani congiunte fuoriescono dalla parete a sorreggere un grumo di spilli, o ancora gambe incastrate nel terreno sembrano raccontare l’equilibrio instabile dell’uomo, il quale – sospeso o per metà sepolto – non può agire se stesso, ma è in balia di una forza esterna, quella dell’artista che lo dirige e gestisce a suo piacimento. Anche nel lavoro Esperando su cuerpo (2010) le tute bianche, candide, appese al soffitto da ganci da macello riecheggiano alla vista il rosso del sangue di una sofferenza inerme. Tutto è evocato, quasi taciuto, ma le sensazioni di impotenza che ne derivano, si fanno estreme.


p. 4 SMALL ZINE n. 0, Ottobre – Dicembre 2011

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