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INASPETTATE FRAGILITÀ

Caterina Morigi

-Loredana Barillaro

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Da sempre siamo portati a pensare che la fragilità e la caducità delle membra appartengano solo agli esseri viventi. Caterina Morigi con il suo lavoro sembra voler dimostrare il contrario e cioè che la ferita di un corpo, la sua cicatrizzazione, il fluire da esso del suo liquido vitale, il sangue, non appartengano solo a chi respira, si muove, si nutre; ma ciò che pare dato per l’eternità ha insita, in fondo, la stessa fragilità.

Il tempo e lo spazio non agiscono sempre e ovunque allo stesso modo e lo studio che compie l’artista ne sottolinea i meccanismi: All’eternar le opere è un lavoro trasversale poiché si avvale della collaborazione di altre figure professionali per meglio comprendere la consistenza e la durata dei marmi veneziani. Si pensa che la roccia, il marmo siano eterni e che, per loro natura, non vengano incisi dallʼazione del tempo, ma a Venezia questo meccanismo di “durata” subisce un’evoluzione, una sorta di accelerazione, un fondamentale cambiamento; sono i marmi delle facciate dei palazzi veneziani infatti l’oggetto dell’approccio di lavoro di Caterina Morigi.

Ella ne studia la natura più intima mettendo in risalto quello che sembra naturale definire come una “geografia della materia” evidenziando il “sistema linfatico” dei rivestimenti lapidei, consumati e levigati dal microclima della laguna. L’acqua salmastra accelera infatti notevolmente il fenomeno di corrosione e deterioramento della pietra, seppur in modo impercettibile, ed è lʼazione dell’artista a farci notare come ciò avvenga, instillando degli inchiostri molto diluiti dentro le crepe, e quello che risulta dal suo assorbimento è una superficie frammentata, erosa. È un fare incessante quello che viene registrato, una sorta di radiografia che riesce a mostrarci la natura della pietra dal suo interno senza intaccarne artificialmente la struttura. Questo lavoro mette in risalto non solo un inaspettato luogo della materia dunque ma, ancora una volta, la relatività del tempo in relazione allo spazio. All’interno della pietra è un sommovimento che avviene, è un dilatarsi e un respirare come un polmone che assimila e al contempo rigetta ciò che vi giunge dall’esterno, strati, substrati, zone d’ombra, è letteralmente un insolito paesaggio quello che evolve dall’analisi dell’artista, un paesaggio che – comprendiamo – non è mai dato per scontato e per sempre. Un lavoro realizzato letteralmente per frammenti, a raccontare l’insieme di una storia millenaria, quella della città di Venezia.

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Per entrambe: ALLʼETERNAR LE OPERE, Venezia, 2015-2016. Installazione: pietre della città di Venezia, light box, stampa a getto dʼinchiostro, mensola in plexiglass, inchiostri. Courtesy dellʼartista.

© 2016 BOX ART & CO.

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