TALENT TALENT _ SMALL ZINE N.3

MURI DI CARTA

Maziar Mokhtari                                                                                                                     –     Serena Carbone

Scrivere. Cancellare. Scrivere. Cancellare. Tante volte quante sono le notti che seguono i giorni. Una dualità che si scompone nelle mani di ignoti e si ricompone in un unico gesto reiterante, estenuante, il cui significato si disperde, per rinascere e fortificarsi nella memoria di un popolo, in una traccia lasciata sul muro.
Palinsesto significa una pergamena o un papiro sul quale è stato scritto una seconda volta dopo la raschiatura della prima scrittura o, ampliando il senso, un dipinto o un affresco sul quale si sono sovrapposti successivi strati di colore. Palimpsest di Maziar Mokhtari è un muro sul quale si scrive, si cancella con il colore giallo e si riscrive.
Se l’obiettivo di Maziar seleziona, il lavoro finale assembla gli scatti e restituisce un insieme che vincola ed incastra l’occhio come su un fermo immagine.  Maziar Mokhtari è iraniano, ma vive a Roma dal 2004, le fotografie sono state fatte a Isfahan, sua città natale, dove ogni notte “ignoti” scrivono sui muri parole che hanno il profumo della libertà e della rivoluzione.
Ogni mattina queste stesse parole vengono cancellate con la vernice gialla da addetti al servizio del governo, ma la notte seguente le scritte ricompaiono finché l’alba non rischiara e di giallo si tinge ancora l’orizzonte e così il giorno dopo e quello dopo ancora.  Il lavoro di Maziar è una riflessione sul muro, inteso come barriera, come esperienza che “non l’attraversa, ma ne studia i confini”; è un orizzonte negato da una linea di colore giallo, giallo come il pennarello che tratteggia i raggi del sole su un foglio di carta, anche se, a Isfahan, quegli stessi raggi non rischiarano ma oscurano.
Un lavoro vibrante quello dell’artista, classe 1980, che tocca le corde dell’Occidente come dell’Oriente, facendo riflettere su una delle parole chiave della storia dell’ultimo secolo: muro.
Riecheggia nella memoria collettiva… muro di Berlino, muro di Gerusalemme, muro in Palestina.  E nella memoria artistica  richiama immediatamente i murales, come quelli che ieri in Messico diventavano simbolo della rivoluzione ed oggi in Libia, Tunisia, Egitto, all’indomani della Primavera Araba, continuano a gridare libertà e non violenza.
Palimpsest ha così la forza di costringere lo sguardo, delimitando la visione; oltre quel confine il futuro non esiste, e la vita si consuma in un eterno presente. 
 

PALIMPSEST, 2010. Still da video.
                                                                                                    © 2011/2012 BOX ART & CO.

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