bipersonale di Michele Guidarini e Pasquale De Sensi
di Solidea Ruggero
[..] Forse le sirene, i rintocchi che salutano i mostri nella sera della loro tregenda, si confondono già col suono che slegato dal cielo, scende, vince […]
Eugenio Montale, “Primavera hitleriana”, da “Silvae” – parte quinta della raccolta poetica “La bufera”
La promiscuità delle idee è salvifica. In questo caso diviene atto di congiunzione, una cerniera che cinge l’errore, senza turbare il disordine tranquillo delle cose, si mischia assieme alla violenza e l’eleganza di presenze evocate, con una severità limpida dentro una composizione che accoglie i significati. La promiscuità è l’elemento che si moltiplica e rivela un’identità rinnovata, che si fa spazio nel caos evitando la deriva attraverso una circolarità ipnotica e un atto mai colpevole ma arbitrario e autentico. È questo quello che avviene nei lavori a quattro mani di Pasquale De Sensi e Michele Guidarini, un incontro che prosegue attraverso un percorso progressivo e continuo, che si assomma alle intuizioni singole, e diviene un rapporto, una copula, un gioco che alle volte fa emergere forme vicine alla crudeltà, vittime di rimandi ad archetipi, simboli esoterici, citazioni visionarie e disilluse con un andamento e un rimando di gesti fortemente esistenziali e coinvolgenti. Se in origine l’intento è stato quello di salvare l’irrecuperabile con la volontà di non perdere un lavoro che aveva inizialmente una propria e precisa atmosfera, l’intervento successivo non va a sanare una cicatrice bensì è volto ad una trasformazione radicale dei sensi, su un corpo (quello dell’opera) che era rimasto mutilato e orfano e successivamente senza nessun sacrificio, la lacerazione si rinnova in una nuova forma che è comunque contenitore di due singoli mondi. La peculiarità della produzione di questi due giovani artisti consiste in una rara e felice congiunzione che si caratterizza con fiducia nella più libera e disincantata sperimentazione, e mescola i tratti e i gesti feroci, nervosi e carichi di Guidarini sui fondi intimi, emotivi, melanconici e ossessivi di De Sensi, con un risultato inaspettato, un tracciato di suggestioni che volgono a formare un’estatica ricettività, che passa attraverso allucinazioni, pensieri, citazioni ed estasi e profuma di commossa umanità grazie al suo stesso errore. Non c’è nulla da invidiare a chi è senza rivoluzione; tutto ciò che è scarto può divenire fondamentale se non addirittura protagonista anche in mezzo al rifiuto di qualsiasi regolarità. L’errore è chiamato a partecipare, viene utilizzato consapevolmente per dare vita ad una manipolazione linguistica, senza mai cadere nell’addomesticamento semantico. In ogni opera si viene coinvolti in un fitto tessuto narrativo che ha abbandonato la vocazione narcisistica per dare spazio alla rivelazione dell’impossibile immerso in una confusione spasmodica che emerge però con grazia e disinvoltura senza nessun dominio intellettuale, ma con la feroce e chiara vitalità di chi non teme di confrontarsi con la vita e la morte e la nascita. Tutto ciò che si manifesta attraverso la casualità viene proiettato in una visione magica e diabolica, enigmatica eppure rivelatrice di poesia, con un interiorità che commuove e un’animalità ancestrale. È in questo paesaggio, nella “Tregenda” orgiastica di queste immagini che si sovrastano, si mescolano, si annullano che si muovono i due artisti totalmente indipendenti l’uno dall’altro, alla ricerca di un tempo interiore, di fronte a questa folla di apparizioni proseguono, divisi, come funamboli su un viaggio reale e un viaggio metaforico, fatto di figure randagie, maestri vagabondi ormai irriconoscibili, uniti da un rapporto sensoriale e quindi cognitivo che sancisce le parole e le cose perdute, o lasciate abbandonate perché nude della loro unicità. Siamo di fronte ad un vero saccheggio fisico e psichico di immagini e sentimenti, che rappresenta in modo potenziato l’atto del ricordare, il colloquio con l’inconscio, col presupposto di demolire le contraddizioni dell’arte e di conseguenza della vita stessa.
di Pasquale De Sensi
L’idea di questa collaborazione nasce in maniera del tutto fortuita, durante Alterazioni Visive 2014, nel castello di Arcidosso in toscana. Io e Michele ci siamo incontrati lì, lui fra gli organizzatori e io fra gli ospiti. Durante lo smontaggio dell’installazione, uno dei miei collage si strappa e Michele pensa bene di ripararlo in maniera creativa, disegnando sugli strappi con il suo tratto inconfondibile. Il risultato è una totale reinvenzione dell’immagine, che si arricchisce di un secondo livello, estraneo e familiare insieme. Decidiamo di andare avanti e seguire gli effetti di questa scoperta casuale e iniziamo a scambiarci ritagli con l’unica direttiva di utilizzare sempre immagini “di scarto”, opere strappate o abbandonate, errori, idee lasciate a metà, refusi, esercizi, appunti, bozze e insomma tutto ciò che non aveva trovato ancora una forma definita. Qualsiasi studio d’artista è pieno di questo materiale che viene relegato ai margini e stipato nei cassetti più nascosti ma che è in realtà necessario e preziosissimo all’interno del processo inventivo e della genesi di un’idea. Il titolo Tregenda, come convegno di diavoli, ci è sembrato adatto a illustrare questa “riunione” di frammenti estromessi, incompiuti che si incontravano per acquistare una nuova forma e una nuova identità.
Michele Guidarini
Artista allo stesso tempo punk e barocco, dark e pop. Goya, Bacon, Basquiat rivivono nei pattern macabri e surreali di Michele Guidarini, indicato da Rolling Stone, ArtGallery e Tatto Life come tra i migliori artisti emergenti in Italia. Tecnica mista tra carta, penne, pennarelli, spray e materiale di riciclo che hanno già fatto il giro del mondo: Hong Kong, Los angeles, Parigi, Lisbona, Berlino, Barcellona, i simboli esoterici contemporanei di Guidarini hanno cominciato ad infettare come un potente virus la scena internazionale.
Pasquale de Sensi
Artista calabrese classe ’83, Pasquale De Sensi completa per l’occasione un magico duo assieme a Michele Guidarini. Un’attrazione di opposti grazie alla quale coesiste il nervosismo dei segni con ordine intimo e complesso dalla straordinaria forza espressiva e compositiva. La sua arte è al servizio di case discografiche e bands, e dopo aver esposto in varie gallerie, musei e spazi indipendenti in Italia e all’estero, ha affinato uno spiccato approccio visionario, senza distaccarsi dai processi creativi del collage dadaista e punk. Una sottile inquietudine percorre le opere di De Sensi, che testimoniano una densa ricchezza intellettuale, una conoscenza esoterica dei simboli e una vibrante tensione verso la bellezza.
Dall’alto: HEN, 2016. Mixed media, 25×21 cm. THE PREACHER, 2016. Mixed media, 37×30 cm. Courtesy degli artisti.