INTERVIEWS

UN’INASPETTATA MERAVIGLIA

Stefano Bombardieri                                                                                 

– Loredana Barillaro

bagaglio elefante 1

Tutto è iniziato nello studio del padre scultore, e tutto, da subito, parla di arte, ogni elemento può essere quello giusto e attrarre a sé l’attenzione di Stefano Bombardieri.
Una relazione dal duplice aspetto, emotivo e razionale, e in cui ogni cosa diviene ispirazione. E sono i sogni che a un certo punto prendono vita in una perfezione, forse solo apparente, dalle grandi dimensioni, pronta a sorprenderci determinando un impatto visivo forte, marcato, all’interno di contesti che necessariamente vengono ripensati nelle proporzioni, mutati nelle componenti più profonde, laddove il contesto è soprattutto interiore.
Animali utilizzati come pretesto per parlare d’altro, allegoria di un sentimento collettivo di cui, troppo spesso, forse ci si dimentica.
Una continua sorpresa, la libertà della creazione in cui tutto si anima per simboli e metafore di un viaggio, quello umano, attorno a se stessi, intriso di sensazioni e stati d’animo. Un bagaglio immateriale fatto di luci, suoni e atmosfera…

 

Loredana Barillaro/ Sei uno scultore nel senso più autentico del termine. Come riesci, attraverso il tuo lavoro, a coniugare un’idea contemporanea della scultura ad una visione tipicamente ottocentesca del monumento?

Stefano Bombardieri/ Se per scultore si intende saper scolpire o modellare posso dire di esserlo, può sembrare una precisazione banale, in realtà, oggi, ci si può definire scultori e fare scultura anche senza impugnare uno scalpello o sporcarsi le mani di creta, trovo questo del tutto lecito e “contemporaneo”, viste le possibilità offerte dalla tecnologia e dall’informatica. Se mi spiegassero quale scultura è più contemporanea rispetto ad un’altra potrei rispondere a questa domanda, non considero un’opera astratta o installativa più contemporanea di una scultura “ottocentesca” usata per esprimere un’idea contemporanea.

LB/ Le grandi dimensioni suscitano un impatto visivo molto forte, ad esempio nel caso di opere installate negli spazi più ampi dei contesti urbani, poiché sembra realizzarsi una cesura nella fruizione, una sorta di “interruzione” fra la spiazzante massa scultorea e lo spazio urbano che di norma ci troviamo ad occupare …

SB/ Le grandi dimensioni sono capaci di superare i vari livelli di comprensione per arrivare direttamente a ciò che di più profondo abbiamo dentro noi stessi, stimolano direttamente quelle corde che ci fanno comprendere quanto ci sia di ancestrale nella nostra esistenza, come una spugna che ci pulisce da un rumore di fondo e ci fa sentire e vedere meglio. La scultura nel contesto urbano deve essere necessariamente di grandi dimensioni, è una questione di proporzioni.

LB/ La perfezione nei tratti rende le tue opere estremamente veritiere, al contempo per la presenza del colore acquistano un che di ludico, qual è il carattere che prevale?

SB/ Le mie opere sono tutt’altro che perfette nei tratti, sono molto lontane dall’essere considerate iperrealiste, non sono interessato alla tecnica esasperata ma piuttosto ad una “risoluzione” più scenografica della scultura, diventa quindi fondamentale il contesto più che la perfezione del tratto.
Il colore in sé non ha nulla di ludico e io, in realtà, ho poca sensibilità per il colore, tant’è vero che la quasi totalità dei miei lavori virano sulle tonalità dei grigi o al massimo su colori sporcati. Più che l’aspetto ludico prevale l’effetto sorpresa, la meraviglia intesa come visione inaspettata.

LB/ Affermi che il mondo animale è un tramite fra l’uomo e la sua incapacità di comprendere e difendere la terra che abitiamo. Quanto pensi sia potente il messaggio che lanci mediante questi animali dall’apparenza malinconica e che sembrano peraltro ricordare il migrare continuo dei popoli…

SB/ Affermando questo dico una cosa del tutto banale, il mio, più che un messaggio, è un promemoria, un monito.
La forza espressiva delle mie opere credo stia nell’usare l’animale come metafora per porsi interrogativi sull’uomo, il rinoceronte appeso parla del “Peso del tempo sospeso”, l’animale sul bagaglio rappresenta ciò che portiamo con noi o sopra di noi, esperienze di vita, dolori, momenti, oggetti che ci ricordano un vissuto, è un migrare continuo fuori da noi e un viaggiare perenne dentro di noi.

ippopotamo piccola

Dall’alto: BAGAGLIO ELEFANTE. Fiberglass, ferro, tecnica mista. Courtesy Bel Air Fine Art, Ginevra. THE ANIMAL’S COUNTDOWN – IPPOPOTAMO 156896. Fiberglass, display. Courtesy Mark Hachem Gallery, Beirut.

(alle pagine 3-4 del n. 12 di SMALL ZINE)

© 2014 BOX ART & CO.

NEWS

Archivio

SMALL ZINE da sempre si  connota per una linea editoriale sobria, rigorosa e per una costante attenzione alla qualità dei contenuti. Semplice, chiaro, immediato e di efficace fruizione. Un progetto che pone attenzione alla scena artistica contemporanea del panorama nazionale e internazionale, per andare alla ricerca di artisti interessanti, ma spesso privi di una concreta visibilità, e fornire loro opportunità di crescita professionale.

SMALL ZINE – Magazine online di arte contemporanea © 2024 – Tutti i diritti riservati.