CORTOCIRCUITI COGNITIVI | Mauro Serra

di Luca Cofone| 

Mauro, qual è il tuo personale punto di vista razionalista sulla realtà? E quali esiti
paradossali vuoi creare nei tuoi lavori?

Mauro Serra/ La realtà è qualcosa che esiste, al di là della nostra consapevolezza e dell’interpretazione che ne diamo mediata dai nostri sensi. Nella mia fotografia spesso ci sono colori irreali, la saturazione è esagerata, tuttavia l’impressione che passa è quella di autenticità, questo perché i soggetti sono quotidiani, qualcosa di cui tutti noi abbiamo avuto esperienza; nelle fotografie di eventi vale la stessa cosa, amo fotografare le persone mentre compiono azioni spontanee, ad esempio nei matrimoni quasi nessuno fotografa le persone mentre mangiano, io trovo, invece, che sia uno dei momenti più autentici.

Credo che il tuo lavoro divenga provocazione mediante uno spostamento del dato visivo su
temi sociali, me ne parli?

MS/ Oltre ai soggetti quotidiani amo fotografare soggetti rivoltanti o scomodi, in questo caso si crea un contrasto cognitivo tra il senso di ribrezzo dato, ad esempio, da una lingua di manzo infilata in bocca e un’estetica piacevole e allegra. Una volta creato questo contrasto e catturata l’attenzione riesco a creare un margine per poter parlare di temi socialmente importanti.

La prima volta che ho visto il tuo lavoro mi sono detto: “è un artista
naïf
”. Ti ritieni un
artista naïf?

MS/ Dipende da cosa intendi per naïf, i pittori naïf erano spesso autodidatti e non professionisti anche se non dilettanti, io quando ho deciso di dedicarmi alla fotografia ho frequentato una scuola e ne ho fatto il mio lavoro, quindi in questo senso no. Se ti riferisci alla semplificazione concettuale e ad un’estetica vivace penso di sì. A mio parere la fotografia concettuale manca del giusto appeal estetico che le permetta di veicolare al pubblico, non necessariamente colto, il proprio messaggio. Questo è invece quello che cerco di fare con la mia fotografia, arrivare a tutti, magari a diversi livelli.

Da fotografo, cosa pensi del trionfo del #foodporn sui
social? Possiamo considerarla una
forma d’arte o una moda che sta rendendo mainstream un linguaggio artistico?

MS/ È solo un’altra manifestazione del morboso bisogno di condividere e apparire. Non è arte, a meno che non sia un artista a farlo con qualche scopo. Ad esempio le foto di cibo di Martin Parr sono arte, anche se lui fotografa principalmente junk food smangiucchiato, questo perché risponde ad un bisogno di contrapposizione verso la perfezione e la falsità dell’estetica del food porn, quindi c’è un messaggio e una ricerca antropologica dietro. Ma le foto che fa la maggior parte delle persone al cibo prima di mangiarlo no, non sono arte secondo me, quella è più una patologia.

La formazione come neuroscienziato come influisce nella tua percezione delle immagini?

MS/ Mi ha aiutato molto a capire come i nostri sensi siano fallaci, e a sfruttare questa cosa con la teoria dei colori ad esempio. Più che nella percezione però influisce nella creazione delle immagini a partire dai temi per arrivare all’approccio meticoloso della costruzione di un set, ad esempio. E poi adoro fotografare il cervello, soprattutto in questo momento in cui i software di intelligenza artificiale, e in generale la tecnologia, ci stanno portando ad usarlo sempre meno.

Dall’alto: UNNACESSARY ACCESSORY. PANE E SALSICCIA. ZAMPE DI GALLINA. Per tutte courtesy © Mauro Serra.

 

(intervista pubblicata nel n. 44 Ottobre-dicembre 2022 di SMALL ZINE)

© 2022 BOX ART & CO.

NEWS

Archivio

SMALL ZINE da sempre si connota per una linea editoriale sobria, rigorosa e per una costante attenzione alla qualità dei contenuti. Semplice, chiaro, immediato e di efficace fruizione. Un progetto che pone attenzione alla scena artistica contemporanea del panorama nazionale e internazionale. 

Seguici su

SMALL ZINE – Magazine online di arte contemporanea © 2025 – Tutti i diritti riservati.
Aggiorna le preferenze sui cookie