I TEMPI NUOVI DEL CIBO | Cosimo Barletta

di Luca Cofone | 

Cosimo, dietro ad ogni fotografia emerge uno studio accurato e ricercato, puoi descriverci quali sono le fonti delle tue ispirazioni? Quali sono le fasi per una foto “apprezzata”?

Cosimo Barletta/ Scientia potentia est è l’aforisma che più di ogni altro incarna il mio modus operandi. Sapere, e ancor di più conoscere, è il presupposto per realizzare al meglio qualsiasi cosa, anche a livello contenutistico.
L’ispirazione nasce da un mix di fonti diverse tra le quali pittura, letteratura, illustrazioni, cinematografia, storia, usi e consuetudini del passato e tendenze moderne, moda: un pot-pourri di fonti ben amalgamate da cui attingere a piene mani.
Solitamente si parte da un’idea che viene cesellata man mano come fosse una scultura, si toglie il superfluo per arrivare all’essenziale attraverso una fase d’analisi da cui nascono dei concept. Si scelgono poi i colori, per me indispensabili, i props e i fondali della scena. C’è poi un settaggio della luce desiderata molto fine per avere il risultato sperato. La postproduzione, per molti oggi fondamentale, è solo un passaggio, l’ultimo per arrivare all’opera finita.

Le fotografie di cibo perché, secondo te, sono annoverate fra le opere d’arte?

CB/ Il cibo è vita e la sua importanza e venerazione accompagnano l’uomo da sempre! Il cibo è cultura, da quando lo si produce a quando lo si prepara, da quando lo si sceglie a quando lo si consuma. Il cibo, mai come oggi, è sull’altare dei tempi moderni, impressiona, ammalia, nutre: è la vita!
Come fa a non essere opera d’arte il cibo? Come fa a non esserlo una fotografia – di per se stessa disciplina artistica – di un soggetto che emoziona a tal modo?

Molte gallerie internazionali sono sempre più disposte ad esporre food photo per via della loro concettualità; cosa si nasconde in una foto, inteso come messaggio da comunicare?

CB/ Il cibo è passione e la gola è uno dei sette peccati capitali, i messaggi spaziano tantissimo. Di per sé anche nella pittura gli esempi di immagini di cibo hanno il loro peso nella storia dell’arte.
L’arte è un linguaggio e il cibo è anch’esso linguaggio, l’importanza del mangiare, o del non mangiare, è così radicata nell’uomo da poter creare un complesso sistema di messaggi comunicativi e di espressività uniche.
Come si diceva prima, il cibo è in fortissima auge e i riflettori hanno portato il suo splendore all’attenzione delle gallerie internazionali.

Ho avuto modo di apprezzare i lavori a “quattro mani” realizzati con Mayda Mason – con i quali avete partecipato a famosi premi internazionali – con cui condividi lavoro e passioni, vuoi parlarci della vostra collaborazione?

CB/ Io e Mayda nasciamo come fotografi di tutt’altro genere: lei più orientata al ritratto e alle persone ma con un occhio di riguardo allo still life, io come fotografo commerciale con propensione per i compositing. Lei con skill manuali eccellenti e due mani d’oro e io molto addentro al fotoritocco avanzato. Questo accadeva quando non ci conoscevamo ancora!
Ognuno di noi aveva già in attivo qualche lavoro di food da amanti del cibo quali siamo e c’era una gran voglia, da parte di entrambi, di buttarsi dentro questo mondo.
Il fato ci ha fatto incontrare e conoscere, oggi siamo una coppia nella vita e nel lavoro, due cuori che risuonano all’unisono! Abbiamo un’integrazione e un feeling perfetto in quello che poi è diventato il nostro genere: entrambi fotografi, entrambi con skill di fotografia tabletop. Mayda ha intrapreso un percorso da home economist e da mockup artist sfruttando la sua manualità.
Io ho affinato la conoscenza nell’illuminazione e nel fotoritocco orientato al food. Lei è la parte essenziale per preparare il cibo, io sono quello critico e puntiglioso che fa funzionare il tutto con precisione svizzera. Nostra figlia Kayla ci ispira e sta già muovendo i primi passi nella fotografia.

Qual è il tuo punto di vista riguardo al rapporto fra la pubblicità e la fotografia di cibo? Inoltre, ti ritieni più un fotografo o un artista digitale?

CB/ La fotografia di cibo negli anni sta cambiando il suo rapporto con la pubblicità, o meglio, parte delle aziende alimentari stanno mutando punto di vista circa il tipo di fotografia da utilizzare nei loro ADV.
Anni fa si creavano immagini patinate alla ricerca della perfezione. Foto pulitissime e prodotti ideali ma che per molti trasmettevano una sensazione di “finto”.
Poi sono nati i social e gli influencer e con essi la presenza di foto veloci, meno curate e con una vita commerciale che dura il tempo di uno scorrimento del dito. Questo ha influito anche in certa fotografia food; oggi si cerca una certa “imperfezione” per rendere più naturale e verosimile il cibo. Ma è un’imperfezione controllata e studiata a tavolino!
Cosa mi ritengo? Sicuramente un artista digitale che usa come mezzo principale la fotografia, senza avere remore nell’uso di altri media. Uso moltissimo pennello e tavoletta grafica già oggi, e considerando che in passato avevo iniziato un percorso nella CGI di allora, non trovo remota la possibilità di integrare anche il 3D nei nostri futuri lavori.

Cosimo Barletta è Food Photographer & Digital Artist.

 

Dall’alto: ITALIAN PASTA, 2020. Still life & compositing, 45×60 cm. YELLOW BANANAS, 2019. Still life, 60×45 cm. Per entrambe courtesy Cosimo Barletta & Mayda Mason.

 

(intervista pubblicata nel n. 35 Luglio-Settembre 2020 di SMALL ZINE)

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